Kolitz Zvi

Yossl Rakover si rivolge a Dio

Pubblicato il: 29 Luglio 2017

“Yossl Rakover si rivolge a Dio” è una lettera-testamento. Yossl è uno dei combattenti della resistenza del Ghetto di Varsavia. Nel 1943, durante Pessah (Pasqua ebraica), le SS irrompono nel Ghetto con i loro lanciafiamme ma trovano gruppi di ebrei pronti a respingerle duramente. Si tratta della prima forma di resistenza ebraica della storia dopo quella del 135 d.C., al tempo di Adriano. Yossl è nascosto in un palazzo semidistrutto e sta aspettando di morire. Perché Yossl sa che tra poco qualche nazista lo ucciderà come ha già ucciso gli altri undici ebrei che giacciono cadaveri accanto a lui. Quindi scrive perché scrivere diventa il suo estremo atto di rivolta e si rivolge a Dio in un dialogo personale e spietato: “Ora quello che ho con lui è il rapporto con uno che anche a me deve qualcosa, che mi deve molto. E poiché sento anche a lui è in debito con me, credo di avere diritto di esigere ciò che mi spetta“.

Yossl si chiede perché Dio stia permettendo tale abominio. E, di nuovo, il silenzio di un Dio “che ha nascosto il suo volto al mondo” è lacerante. Nell’anima di quest’uomo la fede non è sfiorata da dubbi, ma dal bisogno di capire: “chi crede deve considerare questi avvenimenti parte di un grande disegno di Dio, davanti al quale le tragedie umane hanno poca importanza. Ciò non significa però che gli animi devoti del mio popolo debbano accogliere il verdetto, e dire che Dio e il suo operato sono giusti. Yossl parla a Dio confortato dalla verità delle sue rivendicazioni. Parla a Dio come un vivo, come un ebreo fiero di essere ebreo. Yossl è felice di appartenere al più infelice dei popoli, sorretto da una Legge che, proprio per essere stata profanata dai nemici, è ancora più santa. Yossl crede nel Dio d’Israele anche se questo Dio si è sforzato in ogni modo per mettere in crisi la sua fede. L’uomo pone domande pesanti come macigni e giuste come possono esserlo solo le domande di una persona che sa che non vivrà a lungo. Espressione di rabbia disperata, grido straziante con cui, da uomo, rimprovera il suo Dio: “Non tendere troppo la corda, perché, non sia mai, potrebbe spezzarsi.

Per molto tempo “Yossl Rakover si rivolge a Dio” è stato considerato un testo autentico: il vero testamento di un ebreo che, poco prima di morire, lascia la sua ultima lettera poi ritrovata, in una bottiglia, “tra cumuli di pietre carbonizzate e ossa umane” a Varsavia. In verità “Yossl Rakover si rivolge a Dio” è pura letteratura, un testo scritto in una sola notte da Zvi Kolitz e pubblicato nel 1946 su una rivista yiddish di Buenos Aires. Quando venne ripreso e pubblicato all’estero, qualcuno dimenticò di specificare il nome del suo autore: la storia di Yossl Rakover si è diffusa senza Zvi Kolitz. Anche Lévinas, che scrisse il suo saggio nel 1955, non immaginava che un testo tanto profondo, intenso e vicino ai turbamenti dei superstiti, fosse inventato. Lévinas, anzi, considerò “Yossl Rakover si rivolge a Dio” un Salmo moderno, una bellissima preghiera e, come lui, tantissimi rabbini ed ebrei, in tutto il mondo, e per decenni, hanno letto, tradotto, analizzato e recitato Yossl Rakover. Quando più tardi Kolitz provò a rivendicarne la paternità molti non vollero accettarlo. Grazie a Paul Badde, però, la vera genesi dell’opera è stata ricostruita con accuratezza. La suggestione e l’incanto contenuti in un libro possono superare i limiti imposti dalla storia e dal tempo. “Yossl Rakover si rivolge a Dio” ne è la riprova.

Edizione esaminata e brevi note

Zvi Kolitz nasce il 14 dicembre 1919 a Alytus, in Lituania. Zvi è un ebreo lituano, un litvak. Suo padre era un rabbino e talmudista. Gli ebrei lituani sono vissuti per settecento anni senza subire alcun pogrom, resistendo persino al movimento hassidico. Ciò prima della II Guerra Mondiale perché, con l’arrivo dei nazisti, già nel 1941, gli ebrei lituani erano stati annientati. La madre di Kolitz aveva portato in salvo i suoi figli fin dal 1937. Zvi è vissuto in diversi Paesi del mondo. E’ stato agente segreto dell’Irgun e tra i sostenitori della nascita dello Stato d’Israele. Vive negli USA. E’ autore anche di spettacoli e film.

Zvi Kolitz, “Yossl Rakover si rivolge a Dio”, Adelphi, 1997. Traduzione di Linda Callow e Rosella Carpinella Guarnieri. A cura di Paul Badde e con il saggio “Amare la Torah più di Dio” di Emmanuel Lévinas.