Gallo Luigi, Mottana Paolo

Educazione diffusa

Pubblicato il: 16 Luglio 2017

Una delle parole ricorrenti che possiamo leggere nel libro di Luigi Gallo e Paolo Mottana è “sogni”: espressione che potrebbe far pensare a utopia o a qualcosa del genere. Se è vero che in questo momento storico, funestato dalla “buona scuola” renziana, le proposte di “educazione diffusa” possono davvero apparire utopiche, il “sogno”, leggendo le parole di Mottana, ha una sua ragion d’essere: “[ndr: i bambini] come possono imparare a stare nel mondo se sono sottoposti per lunghissimi anni ad un regime di cattività?” (pp.15). Difatti: “tutti sappiamo fin troppo bene che le scuole, le istituzioni che si  occupano dei bambini non sono un eden dove ciascuno possa scoprire se stesso, i propri desideri, le proprie attitudini nella massima libertà, con un aiuto premuroso e attento, con adulti che li aiutino a dare forma alle loro passioni” (pp.18). In pratica l’idea di un sistema che mette da parte gli obblighi e che invece promuove delle fatiche poi premiate da ricompense.

I vari capitoli del libro sono stati scritti alternativamente dal parlamentare e docente Luigi Gallo e dal professor Mottana: ognuno con visioni e criteri parzialmente diversi (“approccio pragmatico alla causa” e “potere evocativo e appassionato”) ma concordi nell’identificare la nostra società come una fabbrica di frustrazione. Cosa fare quindi per giungere all’auspicata società del benessere? In virtù dei nuovi modelli produttivi, della share economy, dei nuovi sistemi di diffusione e produzione del sapere, gli autori del libro ritengono che proprio una nuova pedagogia, una “educazione diffusa” potrà dare il via ad un modello davvero virtuoso. Proposte che, leggendo con attenzione, trovano il loro fondamento in parte nelle metodologie di Maria Montessori, in parte con recentissime esperienze educative sperimentate con successo in Finlandia e nei paesi scandinavi. Luigi Gallo ricorda infatti che “in una scuola montessoriana i bambini della scuola dell’infanzia potevano, quando volevano, lasciare la propria aula per recarsi nelle aule dei bambini della scuola primaria e viceversa” (pp.100).

Al fine di emancipare i bambini da una forma mentale che li potrebbe rendere sudditi, da norme che abituano alla passività e a ineluttabili sanzioni, una delle idee di Gallo e Mottana è ad esempio quella di iniziare a fare scuola in luoghi che non siano le classiche aule, di aprirsi alla città degli adulti, incentivando quella responsabilizzazione e partecipazione che, tra l’altro, è l’antitesi della riforma renziana: “mentre questo osceno governo ha anche monetizzato la cosa con un bonus babysitter per chi ritorna presto a lavorare e affida a privati l’accudimento del figlio” (pp. 40).

In questo contesto anche la figura dell’insegnante muterebbe radicalmente: secondo Mottana potrebbe diventare una sorta di mèntore intorno al quale graviterebbero esperti ed operatori che fornirebbero conoscenze specifiche. Luigi Gallo mostra invece più attenzione ad una cultura diffusa, open source, che considera premessa indispensabile all’educazione diffusa: è chiarissimo il rifiuto del modello dei test visto ormai come antiscientifico e la convinzione che, malgrado gli attuali disastri innescati dalla “buona scuola”, l’obiettivo dovrà essere quello di rendere gli insegnanti sempre meno burocrati. Mottana poi insiste con l’idea di ragazzi non “più prigionieri di muri separatori e di gruppi-classe casuali e disegnati sulle fasce di età” (pp.95). L’intenzione è quella di immergere i bambini in una realtà che “è un’enorme arnia di occasioni”: in sostanza il primo passo, molto difficile anche causa consolidate abitudini, per aprirsi alla cosiddetta educazione incidentale, suggerita dalle pedagogie libertarie. “Educazione incidentale” è espressione da interpretare correttamente perché, come ancora scrive Luigi Gallo, se si vorranno abbandonare “le catene della ripetizione” e un retaggio di tipo produttivistico in favore di “una fatica sensata” (cit.Paolo Mottana), anche la città si dovrà adattare al nuovo paradigma educativo.

Un libro che vuole essere una risposta a domande peraltro molto frequenti. Luigi Gallo ricorda un suo allievo cinquantenne che gli disse: “Prof., ma com’è possibile che dopo aver abbandonato la scuola da 35 anni, ci ritorno e nulla è cambiato?” (pp.138). Probabilmente una domanda molto simile la potrebbe fare uno studente universitario di ritorno: se ancora oggi sentiamo e leggiamo di recriminazioni sul periodo della contestazione, sul cosiddetto diciotto politico, è però un dato di fatto che non pochi contestatori spesso hanno fatto carriera e, a loro volta, sono diventati baroni autoritari come e più dei baroni di un tempo. Corsi e ricorsi storici che, almeno ai nostri maître à penser, dovrebbero suggerire un po’ di prudenza e considerazioni meno superficiali. Un approccio del genere, che rifugga da atteggiamenti apodittici (e disinformati) è quindi opportuno sia riservato anche alla scuola propriamente detta, dell’infanzia e primaria. Per questo motivo abbiamo apprezzato l’intento di Luigi Gallo e Paolo Mottana, al di là delle singole proposte educative. Di fronte allo squallore della “buona scuola”, un pastrocchio obsoleto e malamente imbastito da personaggi che, oltre ad essere arroganti, dalla scuola non hanno imparato niente, nemmeno il buon senso, sono sempre benvenute le occasioni di dibattito, di contributi che possano “creare una comunità” (pp.148).

Edizione esaminata e brevi note

Luigi Gallo, ingegnere, docente, musicista, ex-speaker radiofonico e attivista sociale è attualmente parlamentare del M5S alla Camera dei Deputati in Commissione VII. Autore di tante battaglie a difesa dei docenti e della scuola pubblica ottiene nel 2013 nella legge 104 l’approvazione di una norma, mai attuata dal governo, che da vita ad una biblioteca virtuale nazionale di libri scolastici autoprodotti dalle scuole e forniti gratuitamente alle famiglie. Nel 2006 in Kenya fa un reportage sul Commercio equo e solidale e nel 2008 è osservatore internazionale in Messico in solidarietà con gli indigeni zapatisti.

Paolo Mottana, è professore ordinario di filosofia dell’educazione presso l’Università di Milano Bicocca. Da anni si occupa dei rapporti tra immaginario, filosofia ed educazione. Scrive un blog dal titolo “Controeducazione” nel quale sviluppa una politica culturale all’insegna dell’affermazione vitale dei soggetti in formazione in conflitto con le pratiche di disciplinamento diffuse nelle agenzie di educazione istituzionali. Tra le sue pubblicazioni: Formazione e affetti (Armando, 1993); Miti d’oggi nell’educazione. E opportune contromisure (Angeli 2000); L’opera dello sguardo (Moretti e Vitali, 2002); La visione smeraldina. Introduzione alla pedagogia immaginale (Mimesis, 2004); Antipedagogie del piacere: Sade e Fourier e altri erotismi (Angeli, 2008); L’immaginario della scuola ( a cura di, Mimesis 2009); Eros, Dioniso e altri bambini. Scorribande pedagogiche (Angeli, 2010); Piccolo manuale di controeducazione, (Mimesis, 2012), Cattivi maestri. La controeducazione, di Scherer, Vaneigem, Bey, Castelvecchi, 2014) La gaia educazione, (Mimesis, 2015).

Luigi Gallo, Paolo Mottana, “Educazione diffusa. Per salvare il mondo e i bambini”, Dissensi Edizioni, Viareggio 2017, pp. 150.

Luca Menichetti. Lankenauta luglio 2017