Qualche giorno fa ho visto, probabilmente per la trentesima volta, “Bianco rosso e Verdone”. Nella parte finale del film, i protagonisti arrivano, dopo una esilarante sequela di peripezie, a votare presso il seggio d’appartenenza. Nell’episodio che vede come personaggi principali Mimmo (Carlo Verdone) e sua nonna (Sora Lella – Elena Fabrizi), l’anziana entra nella cabina ma non si decide ad uscirne. A breve si scoprirà che la nonna è morta e mentre il presidente di seggio, il segretario e gli scrutinatori iniziano a litigare tra di loro per decidere se il voto della donna appena morta è da considerare valido oppure no, Mimmo scappa in preda alla disperazione. Quando ho letto “Il signor F. è morto in treno”, il racconto che apre la raccolta di Maria Greco e le dà il titolo, non ho potuto non pensare alla scena appena descritta. Perché il signor F. muore quasi come la nonna di Mimmo.
Il signor F. muore in treno: “Lo aveva colto un infarto mentre guardava dei cartelloni pubblicitari fuori dal finestrino. Aveva emesso un suono appena percettibile ed era morto senza fiatare, sul colpo. Adesso stava lì, seduto al posto numero 33, quarto vagone, e tutto intorno a lui era un brulicare di gente che saliva e scendeva…“. Nessuno si accorge dell’accaduto. Né il giovane che gli siede accanto, né il signore e la signora P. che gli siedono di fronte. Il problema si fa fastidioso nel momento in cui sale un passeggero, un avvocato, che deve sedersi proprio al posto numero 33 di quel quarto vagone. Il nuovo venuto tenta di svegliare l’uomo che occupa il suo posto ma il signor F. pare sordo o, semplicemente, fa finta di non capire. Solo quando, dopo uno strattone del treno, l’uomo si accascia da un lato fino a rovinare a terra, capiscono che il passeggero del posto 33 non è né sordo né finto tonto ma semplicemente morto. L’evento di suo sarebbe tragico ed anche inquietante ma i passeggeri non paiono particolarmente turbati dal fatto che ci sia un cadavere accanto a loro. L’avvocato preferisce andare a cercare il capotreno, il giovane distratto si allontana e la morbosa signora P. è troppo presa dall’aver appena incontrato sul treno una sua vecchia amica di gioventù con la quale scambia entusiasta pettegolezzi e novità personali senza esimersi dallo scattarsi un selfie con l’amica appena ritrovata e con faccia del signor F. accanto alla loro.
Un cinismo grottesco e un’amarognola comicità fanno da sfondo a diversi dei racconti della Greco. Si ravvisano sfumature ed influenze che riportano a Pirandello, Gogol o Cechov. L’ispirazione di ogni racconto pare arrivare direttamente da contesti teatrali ed ogni racconto, infatti, potrebbe serenamente essere tramutato in un testo per il teatro. L’autrice maneggia il surreale e lo fa con la palese consapevolezza di richiamare autori ed opere ben note. Come accade in “Ritratto di un senatore ideale” in cui un senatore, una mattina, non riesce ad indossare le proprie scarpe perché queste, chissà per quale bizzarra ragione, hanno deciso di non voler essere indossate e scappano non appena l’uomo tenta di avvicinarsi. Stessa atmosfera surreale e tragicomica si ritrova in “Il signor M. e lo specchio” in cui il protagonista, d’improvviso, smarrisce la propria immagine e persino la propria ombra salvo ritrovarle entrambe sul pianerottolo di casa.
L’influenza tutta teatrale si rintraccia anche nelle dettagliatissime descrizioni fisiche dei personaggi. La Greco traccia minuziosamente ogni particolare: la forma del viso, la lunghezza del naso, la curva della bocca. Ogni elemento disegna una maschera e, dietro la maschera, una psiche e un’anima. Proprio come accade in teatro. I racconti sono sette, sono per lo più brevi ed hanno tutti il merito di soffermarsi sulle piccole, grandi pecche di cui il genere umano è portatore proprio perché umano e quindi imperfetto e fallibile. Lo scrivere è curato ed attento, del tutto confacente ad una docente di Latino e Greco che deve essersi divertita a ricreare situazioni ed atmosfere piene di ironia e, al tempo stesso, di un tenue disincanto.
Edizione esaminata e brevi note
Maria Greco è nata a Catania. Insegna Latino e Greco presso un Liceo classico della sua città. Ha diretto laboratori di lettura e scrittura creativa. E’ tra le fondatrici di Bottega di Scrittura MG.
Maria Greco, “Il signor F. è morto in treno e altri racconti“, Robin Edizioni, Torino, 2017.
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