Ponicsan Darryl

L’ultima bandiera

Pubblicato il: 24 Febbraio 2019

Darryl Ponicsan ad introduzione di “The Last Detail” ha scritto che “benché non sia un tema centrale di “L’ultima corvè”, la guerra del Vietnam vi aleggia in ogni pagina” (pp.204). La storia, come spesso accade, si ripete e trent’anni dopo la caduta di Saigon, ecco che le immagini e gli effetti di un’altra guerra, anche se non dichiarata, si manifestano dalla prima all’ultima pagina di “Last Flag Flying”. Sono passati ormai tre decenni e i protagonisti di “The Last Detail” si ritrovano loro malgrado: Larry Meadows, il “ragazzo”, che tanto tempo fa soffriva di cleptomania e si era messo nei guai, si presenta prima alla porta di Billy Badass e poi a quella di Mule, i due ex marinai, scapestrati e insofferenti alla disciplina, che decenni prima, dopo averlo fatto svagare nel corso di una corvè a dir poco picaresca,  lo avevano poi condotto in carcere per scontare otto anni di carcere. Badass, con evidenti problemi di alcolismo, è diventato proprietario di un bar tendente allo squallido e ha conservato lo spirito provocatorio e canagliesco di un tempo; Mule invece è diventato un predicatore cristiano che apparentemente ha del tutto dismesso i vizi del passato. Di fronte a loro Meadows sembra un “tristone” ma “non sono gli otto anni trascorsi nelle galere della Marina che lo hanno reso apparentemente triste. Semplicemente è fatto così. Semmai il carcere militare lo ha posto in uno stato di sospensione che qualche volta gli manca” (pp.12). Una tristezza che adesso è del tutto giustificata: suo figlio è stato ucciso in Iraq – ecco la nuova guerra che aleggia – in circostanze eroiche, almeno a sentire le autorità; e il governo degli Stati Uniti è procinto di celebrarlo nel cimitero di Arlington in Viriginia. A fronte della richiesta dell’ex “ragazzo” di accompagnarlo al funerale, il trio di un tempo – un “maturo e due anziani” – si ricostituisce; e subito riemergono ricordi, disillusioni, caratteri irriverenti, una storia che appunto per molti aspetti si ripete; ma questa volta in un’America governata dalla banda di Bush Jr., che appare ancor più impaurita e ancor più condizionata dalle bugie dei media. Un peregrinare che non si arresta ad Arlington perché presto si scopre che le autorità hanno ingigantito le circostanze eroiche della morte di Larry, il figlio di Meadows. Così trent’anni dopo la nuova corvè diventa quella di accompagnare la salma fino a casa, mandando al diavolo i funerali solenni di un esercito che, strumento di una politica fatta di menzogne, continua a dispensare retorica anche nelle circostanze più ridicole. Sono i giorni in cui tutti i media americani trasmettono le immagini di Saddam Hussein prossimo all’esecuzione, ma non è certo questo a consolare Meadows, anzi: “il comandante supremo non ha sacrificato un figlio, e non lo hanno fatto neppure i deputati e i senatori favorevoli alla guerra. E neanche i loro amici. Lo hanno fatto solo i poveracci come Meadows e quest’altro padre” (pp.62). E come ammette Mule: “La verità rende liberi? Non ne sono più convinto, o almeno qui non sta succedendo…Siamo tutti lì che aspettiamo, non so neanche bene cosa” (pp.72). Lo sguardo cinico di Billy Badass è solo apparentemente meno pessimista: “magari tornano con un orecchio marcio e un arto mozzato e il cuore a pezzi, ma qui si tratta solo di affari. Riguarda il bilancio della Halli-burton e delle grandi compagnie petrolifere. I morti e i feriti sono solamente il prezzo richiesto dagli affari dalla creazione di un nuovo mercato, dalla monopolizzazione di un nuovo mercato, ed è un prezzo che fanno pagare ai clienti” (pp.136).

Tutte parole e inevitabili recriminazioni che balzano agli occhi più volte in questa sorta di sequel di “The Last Detail”, che rappresentano la polemica politica più esplicita, ma pur sempre associata ad altri registri: le contraddizioni insanabili tra dovere e giustizia, la malinconia, la solidarietà tra commilitoni, i momenti celebrativi e lugubri si accompagnano senza soluzione di continuità a dialoghi che viaggiano spediti grazie a dosi massicce di umorismo e comicità. Basti pensare al povero Mule, predicatore cristiano di quelli ortodossi, che polemizza con degli strani figuri e subito viene scambiato per un probabile terrorista islamico: “Sì signore noi siamo gli idioti [ndr: gli agenti di pubblica sicurezza], che si mettono fra trecento milioni di americani e i fanatici religiosi che hanno giurato di ucciderli tutti’ […] – ‘Dov’è il camion, vecchio?’ – ‘Ora? Alla base aerea di Dove’. La quale informazione ha l’effetto di una bomba a mano. Impermeabile indietreggia e afferra il suo cellulare; giacca a vento strattona Mule facendogli volare i bastoni e la Bibbia, e ammanettandolo in una sola mossa, abile ed esperta” (pp.87). Insomma la paranoia e la burocrazia post-11 settembre fa proprio brutti effetti e il ridicolo straborda senza freni.

Probabile che il romanzo, peraltro non proprio nuovo (pubblicato per la prima volta negli USA quasi quattordici anni fa), sia stato criticato per il solo fatto di essere un sequel di “L’ultima corvè”; ma andando alla sostanza è un dato di fatto che l’opera di Ponicsan si faccia leggere benissimo proprio in virtù di un’impostazione quasi cinematografica: così il tempo presente, una sorta di presa diretta che sembra predisposta per una sceneggiatura, il finale agrodolce e non del tutto pessimistico, le schermaglie brillanti tra ragazzoni invecchiati, parecchio immalinconiti ma ancora capaci di farci osservare il lato comico della vita. Quindi nessuna sorpresa se al famoso film diretto da Hal Ashby ed interpretato da Jack Nicholson ed Otis Young sia poi seguito il film “Last Flag Flying” (2017) questa volta diretto Richard Linklater ed interpretato da Bryan Cranston nel ruolo di Billy Badass, Laurence Fishburne come Mule e Steve Carell nel ruolo di Meadows. Il parallelo romanzo-film ci permette di citare Kent Jones, direttore del New York Film Festival sull’opera diretta da Linklater: “Last Flag Flying è molte cose contemporaneamente – contagiosamente divertente, silenziosamente sconvolgente, celebrativo, lugubre, meditativo, intimo, espansivo, estremamente divertente e tutto americano nel senso migliore del termine”. Parole che possono essere spese anche per il romanzo di Ponicsan.

Edizione esaminata e brevi note

Darryl Ponicsan, nato in Pennsylvania nel 1938, scrittore e sceneggiatore per il cinema e la televisione, è noto come l’autore di “L’ultima corvè” (1970), adattato nell’omonimo film del 1973 con Jack Nicholson. Autore di numerosi romanzi, ha prestato servizio nella Marina militare statunitense dal 1962 al 1965, ha lavorato prima per i servizi sociali nelle zone più malfamate di Los Angeles e poi nell’insegnamento, fino a quando il successo del suo romanzo d’esordio non gli ha permesso di diventare uno scrittore a tempo pieno. Vive tra Palm Springs e Sonoma, in California.

Darryl Ponicsan, “L’ultima bandiera”, Jimenez, Roma 2018, pp. 207. Traduzione di Gianluca Testani.

Luca Menichetti. Lankenauta, febbraio 2019