Baio Ivan, Meloni Angelo Orlando

Cosa vuoi fare da grande

Pubblicato il: 30 Maggio 2014

Guido Pennisi, Gianni Serra, Onofrio Ora, Gemma Tuttacani, Volkan Kursat Bayraktar, Anthony Halifax Person III, Gino Marmolada, Ringo, la terza F della Scuola Elementare Attilio Regolo, la signora Sofia Smargotti e i figli gemelli Luca e Grammazio, sono alcuni dei personaggi (in ordine sparso) che incontrerete nel divertente e divertito romanzo Cosa vuoi fare da grande scritto da Ivan Baio e Angelo Orlando Meloni (in ordine alfabetico) e pubblicato da Del Vecchio. Un romanzo intorno alla scuola, distopico, utopico, iperrealistico?, punteggiato di Vonnegut, magari Kafka, Queneau, Calvino, o forse niente di tutto questo. Forse solo un libro che guarda al nostro paese cercando di esagerarne i lati più grotteschi e portandoli all’eccesso, avendo ben presente come la realtà, qui da noi, superi spesso e molto volentieri qualsiasi tentativo dell’immaginazione di avanzarla, al punto che forse l’opinione comune sugli italiani creativi, geniali, fantasiosi, derivi non dalla loro capacità di vedere oltre, ma di ridurre ciò che hanno sempre di fronte in modi comprensibili e accettabili anche ad altri. Non è forse anche la lingua italiana nata sotto questa spinta di riduzione del reale in parole che fossero comprensibili dal maggior numero degli abitanti della penisola? Non è questo però il luogo in cui dilungarsi su tali aspetti, che occuperebbero facilmente terabytes di memoria.

Torniamo al libro: Guido Pennisi e Gianni Serra sono due bambini che frequentano la terza F della Scuola Elementare Attilio Regolo, due bambini che si potrebbero definire “problematici”, di quelli che si integrano poco e male e vengono presi di mira dagli altri. Bayraktar è uno studente (scarso) universitario del MIT che inventa il Futurometro. Onofrio Ora un laureato che riesce ad usufruire di uno stage al Ministero dell’Istruzione Privata e Pubblica e che lavora con Ringo, un grande computer cui il Ministero delega compiti di rara importanza, di cui la scelta, il sorteggio del tutto casuale della prima classe scolastica che testerà nel nostro paese il Futurometro è senza dubbio il più importante fino a quel momento. È così, e non potrebbe essere altrimenti, che la già citata terza F (F come Futurometro, F come Futuro – ovvio -, F come Fortuna, F come la lettera che precede la G di Guido e Gianni, F come Fastidio, F come Fasto, F come Forno, F come Formaggio… F come Fine. Forse se consideriamo per intero classe e sezione, 3 F, possiamo lanciarci in speculazioni trine… Ma sarà per un’altra volta) della oramai famigerata Scuola Elementare Attilio Regolo fa il suo ingresso anche nella vita di tutti coloro che fino a quel momento ne ignoravano l’esistenza. La narrazione procede per balzi spaziotemporali, facendo sì che ad ogni nuovo affacciarsi sulla scena di un personaggio se ne ripercorra il momento cruciale della propria esistenza, quello che lo ha portato ad essere quel giorno in quel preciso luogo, e non da un’altra parte. Ma dove? Ma alla superultraganzialfamigerata Scuola Elementare Attilio Regolo, precisamente nella splendida palestra da poco completamente ristrutturata (se così si può dire) in vista dell’Evento.

Il romanzo offre uno sguardo divertito e ironico della scuola, di chi ci lavora, insegnanti e bidelli, dei bambini che la frequentano e dei genitori, o meglio, delle mamme (i babbi sono quasi del tutto assenti, e così i maestri: chi ruota intorno alla scuola elementare è per la stragrande maggioranza donna. Mentre la comitiva governativa che arriverà per l’inaugurazione del Futurometro è formata tutta da uomini. Gioca con gli stereotipi la scrittura, e nel giocarci riflette e fa riflettere), in cui l’interesse maggiore delle persone adulte non si rivela essere il o la bambina, il figlio o la figlia, ma l’idea che ne hanno, un’idea che tende all’immutabilità, che non dà spazio al cambiamento, che non offre al piccolo o alla piccola se non una versione in miniatura dell’adulto. Anche il Futurometro, macchina fantascientifica in grado di raccontare il futuro, viene preso in considerazione in quanto più che sorprendere può (e deve) confermare ciò che già è noto. Eppure…

Cosa vuoi fare da grande finisce con l’essere una domanda di cui si conosce la risposta, o la cui risposta non è poi molto importante, e che nel primo caso lascia il “grande” soddisfatto, mentre nel secondo diviene una risposta da bambino, una sciocchezza, perché cosa vuoi che ne sappia un ragazzino o una ragazzina di quello che vuole fare nella vita. Tutto questo passa nel libro attraverso una scrittura brillante, a volte forse un po’ forzata, nell’inseguire la battuta arguta o il colpo di scena, ma gli autori sono a loro agio e riescono a far scivolare le pagine una dopo l’altra, tenendo salde le fila di una narrazione che tende ad espandersi con le storie dei suoi protagonisti, fino al fuoco d’artificio finale nella palestra, dove tutto trova il suo compimento, e una volta chiuso il romanzo, a ripensarci un po’ su, arriva un nonsoche di malinconico, un sorriso amaro, dopo tutto il divertimento da montagne russe, ma infine lo sguardo va a Guido e Gianni che se ne vanno insieme, a Vito e Maria, a Bayraktar, e allora.

“Guido Pennisi lo aspettava con indosso la sua tuta color carta da zucchero, le toppe di pelletta beige sulle ginocchia e i mocassini neri sformati dai calci che andava tirando in giro contro qualunque cosa si muovesse. Gianni fece una decina di passi verso di lui, poggiò lo zainetto sul banco e le chiappe, ben serrate, su una seggiola con le gambe di metallo, sotto cui c’era uno dei più grandi giacimenti europei di caccole. Ma questo lo avrebbe scoperto solo in un secondo momento, contribuendo personalmente alla formazione di nuovi cristalli di muco.” (pag. 7 edizione digitale)

Edizione esaminata e brevi note

Ivan Baio viveva a Milano che ha lasciato per Roma che ha lasciato per Berlino, ma è nato a Siracusa. Oggi inventa macchine fantastiche su Doppiozero, scrive quattro nuovi romanzi e lavora al social network definitivo.

Angelo Orlando Meloni è nato a Catania e vive a Siracusa. Ha scritto il romanzo Io non ci volevo venire qui (Del Vecchio, 2010) e qualche racconto nascosto nelle pieghe del web. Aggiorna saltuariamente un blog di colore verde come la speranza, la benzina e l’ecologia, e passa il resto del tempo a creare personaggi fittizi, che prendono poi vita sulla carta o in rete senza che li si possa più distinguere da quelli veri. O viceversa.

Ivan Baio, Angelo Orlando Meloni, Cosa vuoi fare da grande, Roma, Del Vecchio editore, 2013

Cosa vuoi fare da grande su Finzioni.

ab, pubblicato nel maggio 2014 su Lankelot