
Qualche tempo fa ho letto una bellissima fiaba. Si intitola “Azzurrina” e l’ha scritta Angela Nanetti (coi disegni di Octavia Monaco). Azzurrina è il nome che nella storia viene dato a una bimba, figlia di una bionda castellana e di un principe nero di nome Funesto. Azzurrina “non aveva niente d’azzurro, se non il vestito che sua madre le faceva indossare ogni giorno, ma era d’un solo colore: bianchi i capelli, bianca la pelle come il latte di capra, bianche le ciglia e gli occhi, che sembravano cristalli trasparenti“. Azzurrina è proprio come Stella, una bambina nata senza colori, una bambina albina, la bambina che troviamo nel bellissimo romanzo di Antonella Ossorio che, guarda caso, è una scrittrice che con le fiabe ha grande confidenza, avendone scritte e pubblicate molte. “La mammana” (primo romanzo della Ossorio) è una storia che pare una fiaba solo in minima parte perché tra le sue fitte pagine, intessute con maestria e immensa abilità narrativa, troviamo storie d’amore e tragedia, ma anche una saga familiare, suggestioni scaramantiche, desideri lasciati a macerare e viscerali negazioni.
La notte del primo marzo del 1843 è “la terza da quando nel cielo era comparsa una stella con la coda cosí sfolgorante da umiliare ogni altro corpo celeste“, una notte sovrastata da una cometa e nel piccolo borgo di Marzanello, tra i monti della Campania, Lucina sa che, per paura della fine del mondo di cui tanti parlano, resterà sveglia. Lucina è la bellissima mammana del posto: fa nascere i figli degli altri e, se serve, fa anche in modo che di figli mai desiderati non ne nascano affatto. Nel suo nome sta la radice di quello che fa, Lucina è “colei che porta i bambini alla luce”. Lucina, come le spiega un mercante ebreo, era l’antica dea del parto. E quella notte del 1843 a Lucina toccò in sorte di aiutare Amelia a sgravarsi. Un caso complicato ché quella creatura stava per ammazzare se stessa e pure la mamma: voleva nascere di piedi. Dopo tempo e fatica e spinte e grida, finalmente il corpicino viene al mondo. “Per pelle aveva un velo da sposa, per occhi due cristalli di rocca e sul capo una lanugine bianca […] Di un bianco abbacinante, e per giunta femmina, era la ventottesima creatura trascinata sulla faccia della Terra per mano di Lucina. Per il resto la neonata appariva normale, anzi perfetta“.
Amelia ci mette poco a rinnegare quella figlia “capa janca” venuta insieme alla cometa portatrice di sventura e di chissà quanto altro male. Così fa pure Fausto, il padre della bambina. Lucina, alla fine, fa una pensata folle: prendere con sé quella creatura e farla diventare figlia sua. Quando Bartolomeo, che dalla bellezza di Lucina era stato folgorato fin dalla prima volta che l’aveva vista girare in paese, capì che la mammana stava per affigliolarsi una figlia che altri avrebbero lasciato morire chissà come, rimase senza parole. Ma sapeva pure, Bartolomeo, che era del tutto impossibile farle cambiare idea, a parte un “Voi siete pazza!” c’era ben poco da insistere o recriminare. Ed è così che Lucina, in una notte rischiarata dal volo di una cometa, divenne madre. D’altro canto di cosa necessitano i figli? “L’argomento per Lucina era dei piú terraterra, perciò nessuno s’azzardasse a parlarne, costringendola a papariàre a sua volta nel pantano dell’ovvietà. Ovvero, a rimbeccare che i figli hanno soprattutto bisogno d’essere amati e rispettati per come sono e giammai plasmati come creta molle secondo i desideri altrui“.
La saga di famiglia inizia qui: con una madre nata esattamente insieme a sua figlia. Il romanzo ha preso solo poche pagine eppure è già pieno di una densità difficile da dimenticare. La Ossorio ha costruito una storia drammaticamente reale eppure anche straordinariamente magica. Magica per via di quel fascino che solo le vecchie storie sanno mantenere, per via di una scrittura liquida e intrisa di movenze dialettali napoletane che sembrano rifiatare dentro ogni riga. Ho amato l’incedere di un racconto che sa far vedere, odorare e sentire prima ancora di capire il resto. La scrittura di Antonella Ossorio, che ha dovuto imparare e documentarsi a fondo per scrivere “La mammana”, appare quanto di più spontaneo, animato e vivido si possa immaginare. Essere nata nei Quartieri Spagnoli di Napoli è stato, probabilmente, un ottimo punto d’inizio per percepire e rigenerare la veracità di una Napoli smossa ma mai veramente scossa da rivoluzioni o terremoti.
L’amore di Lucina per sua figlia è fatto di apprensione e premure, è un amore purissimo e totale. È l’amore di chi l’amore sa di non riuscire a permetterselo per via di un segreto conficcato nella carne e di un mondo forse del tutto inadatto ad accettarlo. Il senso della diversità, dell’anomalia, dell’errore di natura è il seme da cui “La mammana” prende vita. Spiega la Ossorio: “La mia mammana, pur essendo un personaggio di fantasia, non avrebbe mai visto la luce senza Carolina. Carolina Cracami, vissuta nell’800, nacque a Palermo e morì a Londra all’età di 9 anni. Era detta “la nana siciliana” e considerata l’essere umano più piccolo del mondo; come tale, veniva esibita come fenomeno nei circhi e nelle corti di tutta Europa. A Londra, dove morì, si trovava appunto per “esibirsi” davanti alla regina. Questa storia, che conobbi casualmente, mi colpì molto. Per anni ho meditato di scriverci un romanzo, ma continuavo a rimandare: come trovare una chiave del tutto nuova per raccontare una diversità?” La chiave trovata ha poi tramutato Carolina in Stella ma anche Carolina in Lucina. Il resto va letto e apprezzato e amato, semplicemente.
Edizione esaminata e brevi note
Antonella Ossorio è nata a Napoli nel 1960. Per alcuni anni la Ossorio si è dedicata all’insegnamento ma, ad un certo punto, ha scelto di dedicarsi alla scrittura, soprattutto a quella per bambini e ragazzi. Tra le opere di Antonella Ossorio: “Tante fiabe in rima” (1997); “Dove vanno le nuvole” (2006); “L’unicorno sulle scale” (2007); “Il bello dell’ombrello”; “C’è un ladro in fattoria!” (2010); “La mammana” (2014); “Quando il gatto non c’è” (2016); “La cura dell’acqua salata” (2018)..
Antonella Ossorio, “La mammana“, Torino, Einaudi, 2014.
Pagine Internet su Antonella Ossorio: Sito ufficiale / Wikipedia
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