De Pascale Alessandro

La compravendita

Pubblicato il: 12 Febbraio 2014

Sappiamo che ormai nelle librerie più fornite esiste uno scaffale tutto dedicato a Berlusconi e al berlusconismo: c’è l’imbarazzo della scelta tra instant book sulle vicissitudini giudiziarie del nostro e studi che spaziano dalla sociologia alla psicologia sull’homo berluscones. Quello che era un rischio, e cioè la possibilità di  ritrovarci con libri che poco potevano aggiungere alle ben più sostanziose inchieste di Travaglio & C., è ormai diventato una realtà. Diverso discorso per il nuovissimo “La compravendita” di Alessandro De Pascale, edito da Castelvecchi (Collana Rx). Il processo a carico di Lavitola e del solito Berlusconi è cosa di questi giorni e riguarda vicende che fino ad ora non mi risulta siano state raccontate nei termini che ritroviamo nell’inchiesta di De Pascale. “Compravendita” è un titolo del tutto coerente perché, secondo l’accusa (ed anche la logica), i reati contestati hanno voluto dire compravendita di parlamentari, testimoni, escort, imprenditori; e di questo dovranno rispondere l’ex premier, generoso quanto distratto, e i suoi disinvolti compari.

De Pascale riesce a raccontarci, in meno di duecento pagine e con la tipica chiarezza di un giornalista d’inchiesta, il succo delle trame imbastite da Lavitola e Tarantini, anche grazie ad una documentazione fino ad ora inedita. La più evidente rappresentazione di questo sistema di corruzione e ricatti è la lettera che l’ex direttore de “L’Avanti”, allora latitante, scrisse al Cavaliere nel dicembre 2011, riportata interamente nel libro della Castelvecchi: dalle minacce dissimulate in mielose lamentele al  fiume di quattrini che questi signori avrebbero ricevuto in virtù del presunto spirito samaritano del Cavaliere. Lettera di Lavitola, già giornalista e direttore di giornale, che tra l’altro, se per contenuti ha parecchio di minatorio, quanto a sintassi e grammatica lascia molto a desiderare. Da questo attentato alla lingua italiana e al codice penale al racconto di ulteriori ricatti, dei festini a luci rosse e della presunta compravendita di senatori (ma dalla lettura delle carte di presunto non risulta proprio nulla) il passo è breve. La rappresentazione di un potere, spesso condiviso con i presunti nemici della sinistra, che convive disinvoltamente con voltagabbana a cottimo, faccendieri, servizi segreti e soubrette. Come possiamo leggere in quarta di copertina: «Valter Lavitola, l’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini, l’ex parlamentare Sergio De Gregorio, l’attrice tedesca Sabina Began, le giovani escort protagoniste delle feste a luci rosse nelle sue ville: Berlusconi paga tutti con un fiume di quattrini. Una stagione da basso impero, in cui viene messa in piedi e finanziata – con otto milioni di euro, secondo le ultime testimonianze – la cosiddetta Operazione libertà per far cadere, nel 2008, il governo Prodi […]. Una fedele ricostruzione, con le parole degli stessi protagonisti, le loro telefonate intercettate, gli interrogatori e le informative delle forze dell’ordine. Al centro una giravolta di ricatti, estorsioni, appalti, mazzette, fondi neri, frodi fiscali e, addirittura, un rapimento che ha coinvolto l’entourage dell’ex premier Silvio Berlusconi, oggi stretto in una morsa giudiziaria che lo ha trasformato in un pregiudicato».

Vicende – ripetiamolo – che proprio in questi giorni sono all’esame dei giudici di merito e che De Pascale nel suo libro ha raccontato con l’ausilio di una documentazione che, nonostante tutti i precedenti che sappiamo, ancora lascia interdetti. Qualche passaggio, colto qua e là, merita di essere riportato. Ad esempio parla Maria Lavitola, riferendosi alla collaboratrice panamense del fratello: “Mi disse che per Valter la vita umana non valeva nulla e che questo lo aveva dimostrato in tante circostanze anche se non si era ma spinto a commettere omicidi personalmente ma ne aveva commissionati […] con la Neire andammo nello studio dell’avvocato Predella, che mi disse che mio fratello Valter aveva spedito una mail o un fax all’onorevole Berlusconi con il quale mostrava un biglietto aereo di ritorno in Italia con sotto scritto ‘Torno e ti spacco il culo’” (pag. 24).

E dire che Lavitola aveva già avuto a che fare parecchio con l’on. Berlusconi, con tanto di pubbliche attestazioni di stima;  e se questo vuol dire stimarsi c’è da chiedersi cosa voglia dire volersi male. In merito ai servizi di Lavitola, di professione faccendiere, direttore di giornale e chissà cos’altro, leggiamo cosa ha scritto il gip Dario Gallo il 17 febbraio 2012: “Dalla consegna per conto di Berlusconi dei soldi a Craxi in Tunisia durante la sua latitanza riferita da Velocci Mauro, come origine della speciale vicinanza tra Lavitola e Berlusconi, al ruolo svolto dallo stesso Lavitola nel caso Fini-Montecarlo, al traghettamento verso corrispettivo economico di senatori di centrosinistra nel Pdl (caso De Gregorio ed altri). Dalla vicenda delle escort di Tarantini fino alle ragioni sotterranee dei finanziamenti all’Avanti! da parte di Forza Italia, non si può escludere che il Lavitola effettivamente ritenga, sulla scorta dei segreti di cui è depositario, di poter ricattare Berlusconi ottenendone le rilevantissime somme riferite” (pag. 45). Ricatti quindi possibili grazie alla conoscenza di quanto accadeva nei bunga bunga (con tanto di notizie su filmini girati e rivenduti a caro prezzo), alla conoscenza sul sistema della triangolazione (collaboratore di Berlusconi – imprenditore – senatore indeciso). Proprio in merito ad un senatore “indeciso” ma che in realtà pare fosse già molto deciso, è il caso di riportare qualche perla dell’on. Antonio Razzi, colto in uno dei suoi più famosi fuori onda: “Io ho pensato anche ai cazzi miei. Non me ne frega, perché Di Pietro pensa anche ai cazzi suoi, mica pensa a me. Perciò fatti nu poco li cazzi tua e non rompere i coglioni più e andiamo avanti, così anche tu ti manca un anno, meno di un anno e entra il vitalizio. Che cazzo te ne fotte, dico io, tanti questi sono tutti malviventi. Questi pensano solo ai cazzi loro. A te non pensa nisciuno, te lo dico da amic, che questi, se ti possono inculare, ti inculano senza vaselina nemmeno” (pag. 74). Precisazione: non è Crozza, è proprio il Razzi originale.

Altro passaggio dove il linguaggio si fa disinvolto lo troviamo ad esempio nel capitolo “Il capo stava cacato nelle mutande”, dove si racconta, grazie alle intercettazioni telefoniche, dei colloqui (di lavoro?) tra Lavitola e Tarantini: “L’imprenditore pugliese e il faccendiere parlano spesso al telefono della strategia da seguire per ottenere più soldi possibili dal Cavaliere. Lavitola spiega senza mezzi termini a Tarantini che devono “andargli addosso. Devono mettere l’allora premier con “le spalle a muro” e “tenerlo sulla corda […] tenerlo sotto pressione”, perché soltanto così concorderà “in ginocchio”i pagamenti da loro richiesti. Per farlo “più merda c’è e meglio è” (pag. 135). Infine, quale suggello ad uno stuolo infinito di ricattatori reali o potenziali, le parole di Enzo Cartotto, già consulente politico per la nascente Forza Italia (da wikipedia: “nel 1992 Cartotto viene incaricato da Marcello Dell’Utri di lavorare all’”Operazione Botticelli”, un piano di lavoro teso alla nascita di un nuovo partito politico legato alla Fininvest”). Dopo aver scritto anni fa un libro proprio su queste vicende nell’estate 2012 “Ezio Cartotto si presenta alla Procura di Firenze con una montagna di carte” (pag. 178). Carte che avrebbero toccato temi ben noti agli inquirenti come la gestione di fondi neri, i rapporti con la mafia e relativi finanziamenti, la trattativa boss – istituzioni”. Sulla base di quanto a sua conoscenza, oggi l’ex consulente politico di Berlusconi sostiene di aver capito come Berlusconi finanziò la sua ascesa, ricostruendola in tre passaggi. “Ha ottenuto i primi capitali grazie alla P2 e ad Andreotti [ndr: considerato il vero dominus della Banca Rasini]. Ed erano capitali maleodoranti” (pag. 179). Di compravendita  in compravendita, e quindi di ricatto in ricatto, il finale del libro torna ancora una volta su Cartotto, dopo aver trattato delle olgettine e di alcuni personaggi coinvolti nelle inchieste e quindi a rischio testimonianza: “l’ex manager ha alla fine ammesso di ricevere una rimessa di denaro, mensile da Berlusconi. E’ l’ennesimo testimone tenuto a libro paga dal Cavaliere” (pag. 186). Questo sì che vuol dire essere “generosi”.

Edizione esaminata e brevi note

Alessandro De Pascale, è un giornalista d’inchiesta. Si occupa di cronaca giudiziaria e tematiche relative all’ambiente e alla criminalità organizzata. Dopo una breve parentesi a «La Nuova Ecologia», mensile di Legambiente, nel 2007 inizia a collaborare con il settimanale «Left-Avvenimenti» e il mensile «La Voce delle Voci». Dal 2009 è redattore di «Terra» e dal 2012 anche del settimanale «Il Punto». Tra i suoi libri Telecamorra. Guerra tra clan per il controllo dell’etere (Lantana Editore, 2012) e Il caso Parolisi. Sesso, droga e Afghanistan (co-autore Antonio Parisi, Imprimatur, 2013).

Alessandro De Pascale, “La compravendita. Lavitola & Berlusconi: festini, corruzione e ricatti”, Castelvecchi (Collana Rx), Roma 2014, pag. 190

Luca Menichetti. Lankelot, febbraio 2014