Masini Jacopo

Santi numi

Pubblicato il: 16 Settembre 2021

È possibile fare dell’ironia su una materia come la santità senza rischiare di offendere la sensibilità religiosa? È ancora valido, oggi, in un mondo laicizzato al massimo, il vecchio adagio “scherza coi fanti, ma lascia stare i santi”? Con che diritto si possono riscrivere le agiografie e le storie sacre, sottolineandone l’incredibilità agli occhi umani?

Jacopo Masini fa tutte queste cose: riscrive, attualizza, ironizza, mostra l’assurdo di quelle che tuttavia restano spesso personali convinzioni. Scrive infatti in apertura della sua raccolta: “qualcuno possiede un sistema infallibile per separare il vero dal falso? Non è forse, sempre, alla fine, una questione di fede?

Lo è, in effetti. E data la premessa, possiamo immergerci nella divertentissima lettura di questi racconti, senza sentirci offesi o senza vedere nell’ironia, neppure troppo sottile, un’opera di dissacrazione.

Mi chiedo quanti lettori sapranno ricondurre molte narrazioni a una figura biblica o del martirologio cattolico: risalire al doppio annuncio dell’Angelo, causa Sante Messe di Natale cui si è senz’altro partecipato almeno fino a una certa età, bravi tutti. Ma quanti riconosceranno la tentazione di San Francesco (mutuata dal film della Cavani più che dalla cronaca agiografica) o la storia di Giona? Perché è indubbio che per fare dell’ironia su una materia, essa vada padroneggiata, ma anche per coglierla, l’ironia, si deve conoscere il materiale originale. Masini certamente scrive con cognizione di causa, chi legge forse si arrovellerà un poco: resta comunque una gustosissima lettura anche per i “profani” e per chi di storia sacra non sa nulla.

Alle riscritture si accompagnano vicende del tutto scollegate alla “tradizione”, molto divertenti nella loro assurdità. Masini ricorda un po’ il Mosca delle esilaranti “Storie dell’anno Mille”. Solo che qui non siamo nel Medioevo, ma negli anni Settanta, poco più, poco meno, nell’Emilia padana di un’epoca non ancora sconvolta dalla tecnologia, ma grettamente attaccata alla terra, al lavoro nei campi e nella stalla, con le ragazze che lavorano come commesse al piccolo supermercato del paese e i giovani maschi che cercano avventure in sella a motociclette rombanti. Una vita ancora a tratti agreste, cornice adatta a questi improbabili santi dei giorni nostri, dotati di nome e cognome, che di santo non hanno assolutamente nulla, essendo soprattutto personaggi un po’ strani, un po’ soli, un po’ spiantati. Come i santi della devozione popolare, a ben pensare, anche se i motivi di santità qui sono diversi, quanto meno non legati ad atti eroici o di natura religiosa. Spesso il santo lo diventa suo malgrado, in un processo umano che enfatizza azioni o parole, non così lontane da tante devozioni classiche, se si hanno presenti le raccolte agiografiche tradizionali (si pensi ad esempio ai vari “transiti” – ovvero la cronaca della morte dei santi), chiaramente spogliate di ogni sacralità. Vengono riscritti anche episodi evangelici e biblici, trasposti in un mondo e in un modo di pensare che nulla ha a che vedere con la cornice storico-culturale delle Scritture, ma che cerca di “avvicinare” all’uomo contemporaneo di casa nostra fatti solo apparentemente inspiegabili, quasi sempre riconducibili a qualche eccesso alimentare, a una sonora sbornia, al carattere sanguigno o a un tratto psicotico. E siccome alla fine è tutta una questione di fede, che il drago ucciso sia poco meno di un rospo, o che un comportamento decisamente irritante venga punito con la soppressione fisica del “disturbatore” facendone un martire, beh, dipende da come i fatti vengono poi tramandati, oggi come ieri.

Masini scrive una raccolta di “contro-vite” dei santi prendendo a prestito le credenze popolari e costruendo però ex novo situazioni a portata di memoria collettiva contemporanea, ottenendo così di spiegare la potenziale genesi di tanta agiografia e di far riflettere nel contempo su quanto la devozione poggi spesso e volentieri su fatti molto comuni, o su aspetti caratteriali non convenzionali, riportati poi dalla trasmissione orale su un piano soprannaturale del tutto fuorviante (“quindi è inutile mettersi qui a inventarsi delle balle e delle leggende, quando abbiamo delle leggende e delle balle già messe nero su bianco, sarebbe tutta fatica inutile”).

Non c’è nessun intento provocatorio in questi deliziosi quadretti di vita vissuta, ma solo una narrazione squisitamente divertente di luoghi e persone appartenenti a un tempo appena passato, già quasi mitologico, sul quale, come la nebbia padana, si alza sottile la nostalgia di un mondo rurale ormai perduto.

Un po’ come la santità.

Edizione esaminata e brevi note

Jacopo Masini (Parma, 1974) Ha collaborato per alcuni anni con la Scuola Holden di Torino e con Holden Art, come docente di scrittura, organizzatore di eventi culturali al Museo di Scienze Naturali e al Museo della Resistenza di Torino. Ha scritto audioguide, testi e cataloghi di mostre, spettacoli teatrali ed è autore di Polpette, La bambina più bella della scuola, Ziofà e L’amore prima della fine del mondo (tutti pubblicati da Epika Edizioni), Lo strano caso di Bone (Loescher), Dei luoghi comuni (Feltrinelli) e dei fumetti Ed Gein – La madre di tutti i serial killer e Cannibal 1033, pubblicati da Edizioni Inkiostro. Tiene corsi di scrittura da 15 anni ed è responsabile della comunicazione di saldaPress [dal sito di Corsi Corsari]

Jacopo Masini, Santi numi, Exòrma, Roma, 2021 (collana quisiscrivemale)

 

Ilde Menis, agosto 2021