Nel romanzo “Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia” di Gerry Mottis realtà storica e finzione letteraria si fondono e si confondono. Il titolo, di per sé, è quasi uno spoiler: qui si parla di Domenica Matta, la strega, e del boia che ne provocò la morte. E, in effetti, questo è. Domenica Matta è una donna vissuta realmente. Venne giustiziata poiché ritenuta strega dal Tribunale della Ragione di Roveredo, nella Svizzera italiana. Morì sul patibolo, decapitata, nel 1616 dopo un processo a cui Mottis, all’interno del suo romanzo, ha saputo restituire discreta efficacia narrativa. Il boia, che pur deve essere esistito, è invece una figura letteraria in senso stretto che l’autore ha ricreato ispirandosi al carnefice papalino Giovanni Battista Bugatti, detto Mastro Titta, “er boja de Roma”.
Le vicende dei due protagonisti, la strega e il suo boia, procedono in parallelo per molti capitoli fino al momento in cui, esattamente come si aspetta, i loro destini si incrociano per un epilogo che, d’altro canto, è noto fin dal principio. La prevedibilità degli eventi è forse il lato più debole di questo romanzo che scorre lineare e placido fino alla fine senza particolari ricercatezze stilistiche né originalità narrative. Sicuramente alla base c’è, da parte dell’autore, una ricerca storica condotta con attenzione e basata sulla lettura di testi dedicati alla stregoneria e ai processi che, nei secoli, sono stati condotti in Valle Mesolcina, la zona geografica dove la stessa Domenica Matta visse e morì.
La “guerra” alle streghe è stata una priorità delle autorità religiose e civili per diversi secoli. Domenica, come tutte le donne accusate di stregoneria, è semplicemente vittima di una mescolanza di suggestioni, credenze e dicerie a cui sembrano credere più gli inquisitori che le presunte streghe. Considerare diabolici eventi del tutto naturali, percepire come opere del maligno atti che rientrano nello spontaneo divenire della vita e della storia, richiede una profonda fede, anzi una profonda mala-fede. Eppure così è stato per secoli: Domenica non poteva generare tempeste, non poteva causare frane, non poteva indurre alla morte uomini o bestie ma di tali delitti fu accusata e per tali delitti fu uccisa. E tante come lei, nel tempo. In fondo bastava una voce, un sospetto, una disgrazia per convincere che il demonio avesse deciso di operare attraverso il corpo e i gesti di qualche suo adepto. Processare e annientare una strega serviva a confortare gli animi e a restituire una momentanea pace sociale.
La vicenda del personaggio del boia Kasper Abadeus, come detto, scorre in parallelo con quella di Domenica Matta. Ritengo che Kasper sia meno affascinante e meno intenso di Domenica Matta. Ai miei occhi di “vecchia” lettrice, gli episodi costruiti attorno alla figura del boia, le sue vicissitudini personali e affettive sono quelle più retoriche e, anche per questo, le più scontate di tutto il romanzo. Mi aspettavo il suo lato umano e solidale e mi aspettavo il suo lato “romantico”. Una figura “eroica” che, tutto sommato, non aggiunge molto alla storia più autentica e solida di Domenica Matta che, per quanto mi riguarda, poteva bastare a generare, da sola, un romanzo storico degno di nota.
Edizione esaminata e brevi note
Gerry Mottis è nato il 14 ottobre 1975, è originario della Valle Leventina, nato e cresciuto a Lostallo (Canton Grigioni, Svizzera). Oggi vive con la sua famiglia a Rivera. È insegnante di lingua italiana e storia alle Scuole Medie di Roveredo e Professionali Superiori a Giubiasco. Ha pubblicato una decina di libri: raccolte poetiche, di racconti e romanzi tra cui “Oltre il confine e altri racconti” (Armando Dadò Editore, 2010), “Fratelli neri. Storia dei primi internati africani nella Svizzera italiana” (Armando Dadò Editore, 2015), “Terra bruciata. Le streghe, il boia e il diavolo” (Gabriele Capelli editore, 2017), “In cammino con Dante. Viaggio commemorativo all’Inferno” (Salvioni editore, 2021).
Gerry Mottis, “Domenica Matta. Storia di una strega e del suo boia“, Gabriele Capelli Editore, Mendrisio, 2021.
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