
“Mistico” e “mistica” sono parole che hanno un insolito buon odore di chiuso, di silenzio, di mistero. Non silenzio vuoto, ma uno spazio che trattiene, che custodisce. I linguisti saprebbero raccontare la lunga storia di queste parole, le loro fortune, i loro tradimenti. Anche il delirio sfiora la mistica, ma solo per contraddirla: il delirio rompe l’alveo, esonda, etimologicamente. I mistici e le mistiche — più donne, forse? — ci appaiono oggi come un popolo remoto e straniero: occorre mondare lo sguardo, liberarlo dalle incrostazioni, per poterli finalmente ascoltare.
Ildegarda di Bingen (1098-1179) fu una figura poliedrica di monaca benedettina, mistica, profetessa, ma anche scienziata, musicista e scrittrice. Fin dalla giovane età, contraddistinta da salute cagionevole (torneremo su questo nel finale), ebbe visioni che interpretò come rivelazioni divine, culminate nella stesura di importanti opere teologiche come lo Scivias e, appunto, il Liber divinorum operum di cui diamo notizia con questa nuova edizione italiana voluta dall’editore Mimesis. La spiritualità, unita a una straordinaria erudizione che spaziava dalla medicina alla cosmologia, la resero una figura autorevole e influente nel suo tempo, tanto da essere consultata da papi e imperatori.
Del Liber divinorum operum, ultima opera della trilogia di Ildegarda di Bingen (col già citato Scivias e Liber Vitae Meritorum), esisteva in italiano l’edizione del Meridiano Mondadori uscito per la prima volta nel 2003 a cura di Marta Cristiani e Michela Pereira (traduttrice) e con un saggio introduttivo di Marta Cristiani. Fu quella la prima traduzione italiana condotta sul testo dell’edizione critica del 1996. Per gli appassionati della cura e delle fatiche editoriali balza all’occhio che questa edizione Mimesis, ospitata nella collana Abraxas diretta da Claudio Bonvecchio ed Elio Jucci, si presenta come genericamente a cura della redazione della casa editrice, ed è degno di attenzione anche questo venire meno dell’autorialità della traduzione e curatela. Senza però voler indugiare sui percorsi dell’editoria, diventa naturale chiedersi, a fronte di quello sforzo critico risalente a meno di trent’anni fa, quale pensiero stia dietro una curatela e traduzione sostanzialmente anonima. Il volume Mimesis contiene le cosiddette miniature di Lucca, le dieci illustrazioni in un manoscritto del XIII secolo dell’opera conservato presso la Biblioteca Statale di Lucca (Ms. 1942). Questo manoscritto è particolarmente importante perché è l’unica copia illustrata delle tre trascrizioni principali dell’opera visionaria di Ildegarda.
Incentrato sul Prologo del Vangelo di Giovanni, come molte altre opere fondamentali che seguiranno fino ai giorni nostri, questo terzo libro della trilogia si confronta con i nuclei della creazione, della condizione dell’uomo come creatura, e della caduta di Lucifero, con tutte le ripercussioni sull’umano. Nel Liber divinorum operum, concluso nel 1174 dopo oltre un decennio di lavoro, Ildegarda costruisce un’opera in cui l’intera storia della salvezza – dalla creazione all’incarnazione fino alla redenzione finale – si tiene insieme in una visione quasi architettonica dello sguardo divino. L’uomo è un cosmo microscopico che rispecchia il cosmo: nella sua forma si riflette la struttura del firmamento. È proprio questa idea – l’uomo pensato come figura del mondo – a poterci offrire una chiave d’ingresso nel suo pensiero, un pensiero alato che si sottrae a sé. Nel tempo in cui con disinvoltura crescente abbiamo frantumato le connessioni tra spirituale e materiale, tra sapere e intuizione, Ildegarda restituisce lo sguardo che unifica l’impossibile del simbolico. E forse è da qui che vale la pena ripartire: non tanto per leggere un classico, cosa su cui comunque vale sempre la pena tornare e interrogarsi, ma per riconoscere, in controluce, una forma più intera dell’umano. Allora, in questo contesto, sguardi che su Ildegarda si sono via via posati nel corso del tempo, come quelli di Charles Singer o dell’Oliver Sacks delle aure emicraniche, non fanno altro che ritornare al nucleo primitivo della sua scrittura ed accrescerlo: tra le geometrie abbaglianti di Ildegarda, Singer e Sacks hanno risvegliato quel segreto della coscienza sospeso tra dolore e rivelazione.
Edizione esaminata e brevi note
Ildegarda di Bingen (1098-1179) fu badessa del monastero di Bingen e conobbe una libertà di azione e di pensiero sconosciuti alle donne del suo tempo. Dotata di una cultura multiforme ed enciclopedica, Ildegarda seppe spaziare dalla teologia alla botanica, dalla medicina naturale alla musica. Mimesis ha pubblicato Come per lucido specchio (2013).
Ildegarda Di Bingen, Il libro delle opere divine, Mimesis, 2025, pp. 482
Follow Us