
Un western diverso dal solito, un romanzo che cerca di analizzare degli aspetti meno conosciuti di quel periodo storico, cercando comunque di restare fedele ai fatti storici. “L’accompagnatore” è un romanzo che sorprende e che sposta il baricentro narrativo da eroi maschili armati di pistole a una donna sola, forte e profondamente umana.
Ambientato nel Nebraska del 1850, il libro segue la storia di Mary Bee Cuddy, un’ex insegnante nubile che vive da sola nel Territorio. Mary Bee è una donna pratica, capace di badare a sé stessa in un mondo dominato dagli uomini, ma anche profondamente segnata dalla solitudine. Quando quattro donne della comunità, ridotte alla follia dalla durezza della vita di frontiera, devono essere riportate a est, Mary Bee si offre volontaria per accompagnarle. Per farlo, convince George Briggs, un vagabondo cinico e sbandato, a unirsi a lei nel viaggio, salvandolo dalla forca in cambio del suo aiuto.
Il romanzo si sviluppa come un viaggio fisico e spirituale attraverso le Grandi Pianure, ma anche attraverso le profondità dell’animo umano. L’autore, Glendon Swarthout racconta con uno stile asciutto e diretto, privo di sentimentalismi, ma capace di colpire con forza. La narrazione alterna momenti di tensione a riflessioni intime, mostrando come la frontiera americana non fosse solo un luogo di conquista, ma anche di abbandono, follia e dolore. Le quattro donne che Mary Bee trasporta non sono solo pazienti da curare, ma simboli viventi della brutalità di un sistema che ha schiacciato le più vulnerabili. E Mary Bee stessa, con la sua forza e il suo desiderio di essere amata, diventa un personaggio indimenticabile, tragico e commovente.
Il rapporto tra Mary Bee e Briggs è al centro del romanzo: due solitudini che si scontrano, si sfidano e si trasformano. Lei, idealista e determinata; lui, disilluso e opportunista. Eppure, nel corso del viaggio, entrambi rivelano sfumature inaspettate. Swarthout non offre facili redenzioni, ma mostra come anche i più imperfetti possano compiere gesti di grande umanità. Il paesaggio, vasto e desolato, diventa un personaggio a sé, specchio dell’aridità emotiva e della durezza della vita di frontiera.
Il romanzo ha ispirato il film “The Homesman” del 2014, diretto e interpretato da Tommy Lee Jones, con Hilary Swank nel ruolo di Mary Bee. Il film riprende fedelmente l’atmosfera del libro, accentuando la desolazione e la tensione psicologica del viaggio.
“L’accompagnatore” è un libro che lascia il segno. Non è un western tradizionale, ma un racconto crudo e poetico sulla resistenza, la solitudine e la dignità. Swarthout riesce a dare voce a chi, nella storia americana, è stato spesso dimenticato: le donne, i folli, gli emarginati. È un romanzo che non consola, ma che illumina. Un’opera intensa, che merita di essere letta e riletta. Lo consiglio a tutti gli amanti del genere western ma anche a coloro che di solito non lo amano ma desiderano dargli una possibilità.
Edizione esaminata e brevi note
Glendon Swarthout, nato nel 1918 e morto nel 1992, è stato autore di sedici romanzi, molti dei quali sono diventati film. Tra questi, 7° Cavalleria (1956) con Randolph Scott e Barbara Hale; Cordura (1959) con Gary Cooper e Rita Hayworth; La spiaggia del desiderio (1960) con George Hamilton e Paula Prentiss; Il pistolero (1976) con John Wayne e Lauren Bacall. Con la moglie Kathryn ha scritto anche sei libri per bambini e ha vissuto a Scottsdale, in Arizona.
“L’Accompagnatore”, Glendon Swarthout, Jimenez Edizioni, 2025, Roma.
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