Pasi Paolo

L’albergo del tempo sospeso

Pubblicato il: 16 Agosto 2025

Al giorno d’oggi, in cui le cosiddette pensioni sono praticamente scomparse in favore di strutture molto più impersonali, la lettura del romanzo di Paolo Pasi potrà suscitare qualche moto di malinconia. “L’albergo del tempo sospeso” difatti racconta, con un evidentissimo carattere autobiografico, le estati a Riccione di un bambino che dall’età di sette anni – precisamente a partire dal 1970 e poi per i successivi vent’anni – ha sempre alloggiato con i suoi genitori in una pensione: l’Heaven, gestita da una  spigolosa zitella.

Il bambino – Paolo Pasi, con  il padre, madre e sorella ma soprattutto con persone che ritroverà regolarmente ogni anno –  il professor Brigatti e famiglia, le due anziane sorelle veronesi, il “sempiterno” Bernacchi e tanti altri eccentrici villeggianti – vivrà quel mese scarso con un senso di perenne gratitudine: “La Pensione era una clessidra regolata sui ricordi e sulle promesse, un ripiegamento rassicurante sul passato che intendeva fiducia nel futuro. Con la scelta fatta a marzo, mio padre e mia madre entrarono nel raggio di influenza di quel luogo folle e discreto, rispettabile e inquietante, dove la gente tornava perché attratta dalla calamita della memoria” (p.13). Nostalgie più che comprensibili ma, probabilmente, anche tanta attrazione per una sorta di rifugio che attenuasse gli effetti, non sempre piacevolissimi, dei grandi cambiamenti sociali dell’epoca.

Cambiamenti sociali che nel libro, seppur con l’ottica di un semplice ragazzino e poi autentico ragazzo, vengono raccontati –  più spesso accennati – con un misto di ironia, apprensione ed entusiasmo:  dal periodo dell’austerity e del terrorismo fino all’attentato di Bologna, ma soprattutto, visto che il romanzo è tutt’altro che tetro, tutti i mutamenti di costume in lotta tra perbenismo e trasgressione.

Il fatto di ambientare il romanzo in un contesto vacanziero ha permesso di  raccontare tutta la trasformazione politica e culturale dagli anni settanta in poi in maniera più ironica, meno drammatica di quanto sia stata. Salvo comprensibili eccezioni come  il ricordo del due agosto 1980: “Polvere e fumo scesero anche sulla Pensione promossa ad Albergo, un triste sipario che calava sull’illusione di essere al riparo dalle intemperie della cronaca. Ci sentivamo risucchiati dalla realtà piatta, violenta e rimpicciolita, riconsegnati alle miserie del mondo e alla nostra fragilità […] Il resoconto chiamava a raccolta le persone, altri clienti appena arrivati o quelli stanziali come Bernacchi e le sorelle di Verona, il tutto a formare un curioso capannello in cui la commozione per il dolore s’incrociava ai saluti e agli abbracci di chi si ritrovava dopo tanto tempo” (p.105).

Ma i cosiddetti mutamenti, complice probabilmente la seconda vita di Paolo Pasi come compositore e chitarrista, nel romanzo sono incentrati anche e soprattutto sull’evoluzione musicale dagli anni settanta agli anni novanta: i dancing soppiantati dalle discoteche, la passione della madre per Nilla Pizzi, passando per i concerti di Ivan Graziani e Rocky Roberts, realmente incontrato dal ragazzo Paolo Pasi.

“L’albergo del tempo sospeso”, a cavallo tra autobiografia, romanzo di costume e romanzo episodico, ci permette di ripercorrere a volo d’uccello quasi trent’anni di una vita che sicuramente avrà a che fare con quella di molti lettori con qualche anno in più sulle spalle.

E’ vero che nelle narrazioni sul filo dei ricordi si tende a evocare sempre qualcosa di proustiano ma, pur con un approccio fin troppo episodico del romanzo – probabilmente il vero limite dell’opera – che non ha permesso un grande approfondimento dei caratteri dei personaggi, di fatto possiamo dire che l’operazione nostalgia di Paolo Pasi è riuscita: rispetto quello che accade oggi è difficile non provare un minimo di rimpianto per luoghi e situazioni come quelli vissuti all’Heaven, che nella mente di un ragazzino era “un amplificatore di storie talmente inverosimili da risultare credibili” (p.36).

Edizione esaminata e brevi note

Paolo Pasi, (Milano, 1963). Giornalista e scrittore, nel 1995 ha vinto la prima edizione del premio Ilaria Alpi. Attualmente lavora nella redazione del Tg3 nazionale. È autore di numerosi romanzi e racconti. Tra i suoi titoli L’estate di Bob Marley (Pironti, poi ripubblicato da Jaca Book), Memorie di un sognatore abusivo (Spartaco), Il nuovo mondo (Prospero), Pinelli. Una storia (elèuthera), Sacco e Vanzetti. La salvezza è altrove (elèuthera). Ha anche pubblicato racconti in antologie dedicate al calcio, tra le quali Per segnare bisogna tirare in porta (Spartaco), e da ultimo il romanzo Il giorno di Hateley. Una storia di padri e figli (Interno4). Pasi è anche compositore e chitarrista, autore di due album di canzoni: Fuori dagli schermi e Un bacio stralunato.

Paolo Pasi, “L’albergo del tempo sospeso”, Bottega Errante Edizioni (collana: rumore bianco), Udine 2025, pp. 240.

Luca Menichetti. Lankenauta, agosto 2025