Donzelli Aurora, Fienga Gino, Giani Federico

L’ ingresso nel labirinto di Arnaldo Pomodoro

Pubblicato il: 12 Febbraio 2017

Sono molte le immagini presenti nel libro “Ingresso nel labirinto”; e non potrebbe essere altrimenti visto che il volume è stato pubblicato con l’intento di documentare la monumentale opera ambientale del maestro marchigiano. È anche vero che, al pari delle sculture, in questo caso le parole risultano necessarie per comprendere il più profondo significato di labirinto; almeno quello inteso da Arnaldo Pomodoro e dai suoi più attenti esegeti. Il punto di vista storico-antropologico è ben descritto da Aurora Donzelli che, infatti, non può prescindere dalla dimensione della temporalità. Elemento che spesso viene perso “nelle rappresentazioni bidimensionali grafiche, pittoriche, e cartografiche che sottendono il nostro modo di immaginare il referente della parola labirinto” (pp.13). Ed ancora: “L’ingresso nel labirinto di Arnaldo Pomodoro ci restituisce l’organica interconnessione di spazio e tempo che […] rappresenta la dimensione costitutiva del labirinto”. In altri termini una “vertiginosa proliferazione di piani temporali capaci di dilatare e trasformare la fisicità dello spazio stesso. L’opera di Pomodoro si presenta infatti come un testo multidimensionale e poliedrico”. Torna quindi l’idea di una scultura intesa come “forma di scrittura al tempo stesso arcana e perfettamente decodificabile”; tanto che scrittura e critica letteraria diventano “strumenti poetici e analitici per pensare il labirinto come spazio tempo” (pp.15). Aurora Donzelli quindi intende il modello cronotopico sotteso allo spaziotempo del labirinto come una sorta di inversione del  modello dantesco: “nel labirinto, invece di un primato dello spazio che sincronizza la diacronia e azzera le divisioni temporali, abbiamo un’espansione dell’asse temporale che satura lo spazio, rendendo possibile pensare il paradosso di un tempo infinito e multiforme contenuto in uno spazio minimo” (pp.18).

Approccio parzialmente diverso con Gino Fienga che ha voluto interpretare il labirinto di Pomodoro grazie ad una sorta di racconto visionario: un “uomo smarrito” intraprende un viaggio verso la “Montagna” mentre la voce di Ulrica, entità sfuggente, lo accompagna in un dialogo anch’esso labirintico e arcano. Dialogo che sembra voler mettere in discussione le poche certezze dell’anonimo protagonista: “Un labirinto è il luogo dove regna l’inganno. L’espediente della mente di qualcuno per celare risposte e custodire fatti. Non esistono scelte infelici o soluzioni: la propria strada è quella che si risolve nello spingere una porta che ruota in un senso oppure all’inverso. Determiniamo direzioni e ritorni, scoperte e smarrimenti” (pp.39).

In “Tempi del labirinto” Federico Giani, curatore della Fondazione Arnaldo Pomodoro, riconduce il “labirinto” alla sua dimensione di opera work in progress “che sembra voler dimostrare – una volta in più – come fare scultura sia una lotta, il corpo a corpo fra la memoria e il presente (pp.69).

Giani ci ricorda come lo spunto primigenio dell’opera abbia preso le mosse dagli “umori medio-orientali della cultura ittita” presenti nella mostra “La culla di Babilonia” presso la Galleria Giò Marconi (1995). Pomodoro, infatti, è sempre stato affascinato da tutti i segni, “soprattutto quelli arcaici”. In particolare per “i segni primordiali nelle grotte”, per le “tavolette degli Ittiti e dei Sumeri”: al punto da dedicare – parole dello stesso scultore – “ una mia opera, “Ingresso nel labirinto”, a Gilgamesh, che il primo (2000 a. C.) grande testo poetico e allegorico sull’esperienza umana” (pp.70). In ogni caso nessun approccio riduzionistico o banalmente citazionistico. Si ricordano le parole di Ada Masoero che, fin dal 1995, aveva rilevato come le misteriose scritture cuneiformi si fossero fatte “sempre più simili alle insondabili grafie dei chip dei computer, come amalgamando in un’esperienza sincronica passato e futuro” (pp.71).

L’evoluzione del “labirinto” – “opera in progress”, come la chiama lo stesso Pomodoro, sempre più “architetto di ambienti” – e la sua collocazione viene raccontata poi con “Sculture per San Leo e Cagliostro” (1997), con  la breve esposizione al Riva Centre di Cantù (2003), fino alla collocazione negli spazi milanesi di via Solari 35 e alla video performance di Federica Fracassi su versi di Aldo Nove (22 novembre 2011).

Anche le parole di Dialmo Ferrari, storico collaboratore di Pomodoro, riconducono il “labirinto” ad un evidente work in progress: “è l’istantanea di una situazione in movimento, come se ti ritrovassi a guardare l’interno di un orologio, con tutti i meccanismi in movimento che a un certo punto si allineano…e poi si riparte” (pp.83).

Edizione esaminata e brevi note

Gino Fienga (1974) editore e curatore di progetti artistico-culturali, segue da anni il lavoro di Arnaldo Pomodoro con il quale ha realizzato la mostra “Rive dei mostri” (Sorrento, 2015) curando la pubblicazione dell’omonimo catalogo e, nel 2012, quella del volume “Vicolo dei Lavandai. Dialogo con Arnaldo Pomodoro” di Flaminio Gualdoni, per con-fine edizioni.

Federico Giani,(1987) è assistente curatore della Fondazione Arnaldo Pomodoro dal 2012. Dal 2013 conduce la visite guidate a “Ingresso nel labirinto”; nel 2015 ha curato con Flaminio Gualdoni il catalogo della mostra “1961. Tempo di continuità”; nel 2016 ha promosso e curato l’iniziativa della “Project Room”, dedicata agli artisti under 30. Le sue ricerche si sono orientate anche alla pittura del Cinquecento fra Lombardia e Veneto, tema del dottorato di ricerca che sta per concludere presso l’Università degli Studi di Milano.

Aurora Donzelli (1974), ha conseguito il dottorato di ricerca in antropologia della contemporaneità presso l’Università degli Studi di Milano Bicocca.  Dal 1997 conduce ricerche etnografiche negli altipiani di Sulawesi, in Indonesia. Sta lavorando a una monografia intitolata “Metodi del Desiderio”. Oggi è Professore Associato di antropologia linguistica al Sarah Lawrence College di New York.

Aurora Donzelli, Gino Fienga, Federico Giani, “L’ingresso nel labirinto di Arnaldo Pomodoro”, con-fine edizioni, Monghidoro 2016, pp.88.

Luca Menichetti. Lankenauta, febbraio 2017