Carbone Rocco

Libera i miei nemici

Non conoscevo Rocco Carbone. Ho sentito il suo nome in un programma radiofonico. Ho scelto un libro a caso e penso che ciò che io possa fare da qui in poi è continuare a leggere quanto ha scritto. Rocco Carbone è morto in un incidente nel 2008. Aveva solo 46 anni. “Libera i miei nemici” è uscito nel 2005. Il protagonista del romanzo si chiama Lorenzo e, proprio come ha fatto Carbone per sei anni, insegna come volontario presso un carcere femminile. Lorenzo è un uomo introverso, metodico, ordinato e solitario. L’unico legame che ha, o che tenta di mantenere in vita, è quello con suo fratello Carlo. Lorenzo ha abbandonato la carriera universitaria e lavora presso la casa editrice di un dizionario...CONTINUA...

Martinelli Mario

Le fascine al coperto

“Tu invece sei convinto di avere tutte le fascine al querto?” Avere le fascine al querto, ossia avere la mente a posto, essere lucidi. E proprio di questo dubita il povero signor Dolfo – diminutivo di Rodolfo –che si ritrova vittima di una specie d’incantesimo dopo aver sbattuto la testa sul fo de la stria (faggio della strega) lungo il sentiero di guerra, tra i monti della Vallarsa. Il signor Dolfo Strasalani è un montanaro – nato nel 1918, generazione cosiddetta “fortunata” – è un uomo onesto e retto, marito e padre di due bambini, cittadino consapevole e consigliere comunale, che ha cercato per anni di opporsi...CONTINUA...

Sciascia Leonardo

Dalle parti degli infedeli

“Dalle parti degli infedeli” rientra tra le micro-cronache siciliane che Sciascia più volte ha messo al centro dei suoi libri. Episodi reali e dimenticati perché apparentemente trascurabili o perché volutamente tacitati ma che, come lo scrittore di Racalmuto tiene a sottolineare, portano con sé momenti di vita esemplari e tracce di storia tutt’altro che secondarie. La vicenda ricostruita in questo caso riguarda Monsignor Angelo Ficarra, Vescovo di Patti dal 1937 al 1957. Sciascia, nel 1979, viene in possesso delle lettere che costituiscono l’archivio del Vescovo e partendo da tali missive, ripercorre e ricostruisce cronologicamente...CONTINUA...

Martinelli Mario

Lo spirito del bosco

Tra le montagne, nel silenzio della natura, può capitare di sentire una strana voce, a volte un po’ impertinente, ma saggia: è lo spirito del bosco, che si può manifestare ovunque ci sia un albero, ma si rivela in particolare tra i monti della Vallarsa, lì dove si è combattuto durante la prima guerra mondiale e tanti ragazzi sono morti. Lo spirito del bosco parla a due giovani amici che hanno salito insieme il passo Buole, pernottando in uno stol, (dal tedesco stollen, galleria, cunicolo) una caverna scavata dai soldati in tempo di guerra. È una voce, oppure un venticello o forse è l’anziano signore “dal piglio gaudente...CONTINUA...

Martinelli Mario

Il Granduca

Una “sinottica dello sguardo”, una panoramica a volo d’uccello presenta, nel primo capitolo, lo scenario del romanzo: la Schüsseltal o Val Scodella, sperduta vallata trentina formata da quattordici case, che hanno visto generazioni passare tra le loro mura, dominate dai ruderi di un antico castello, oggetto di sinistre leggende. Svetta sopra la valle il Grossherzog – il Granduca – una cima intatta e inviolabile, un nume dispotico e temuto, da trattarsi con rispetto e reverenza. A questa terra ritorna, dopo molti anni, Luino: andatosene ancora ragazzo per cause di forza maggiore – era rimasto orfano insieme al fratello minore –...CONTINUA...

Sanchez Yoani

Cuba Libre

“Abito un’utopia che non è la mia. Per questa i miei nonni si sono sacrificati e i miei genitori hanno rinunciato ai loro anni migliori. Io la porto sulle spalle senza potermela scrollare di dosso. Alcuni che non la conoscono tentano di convincermi che devo preservarla, ma non sanno quanto sia alienante accollarsi il peso dei sogni altrui e vivere un’illusione estranea. A coloro che mi hanno imposto – senza consultarmi – questa falsa chimera voglio dire da subito che non penso di lasciarla in eredità ai miei figli” Yoani Sanchez. Il blog di Yoani Sanchez, spina nel fianco del regime castrista, è diventato un libro: Cuba Libre. “Cuba Libre” ovvero la personale utopia della blogger, quello...CONTINUA...

Fischer Tibor

Viaggio al termine di una stanza

Non so da dove mi sia giunto il nome di Tibor Fischer, ma probabilmente ci deve essere stato un errore di trasmissione. Ho fatto un notevole sforzo per non abbandonare questo libro in qualche meandro dimenticabile della mia libreria. Alla fine, oltre ad un gran sollievo per aver compiuto un’impresa che per qualche momento ho ritenuto fallimentare, ho cercato la giusta serenità per parlarne. Perché ne parlerò e, temo, non bene. Prima presa d’atto: “Viaggio al termine di una stanza” è un libro molto leggero. E, in fin dei conti, leggere qualcosa di “molto leggero”, di tanto in tanto, può essere sano. Il problema nasce quando la leggerezza sprofonda nel semi-demenziale o demenziale tout court...CONTINUA...

Takita Yojiro

Departures

Per una volta coraggiosa e inusuale fu la scelta dell’Academy Awards, quando poco più di un anno fa decise di premiare con l’Oscar per il miglior film straniero il giapponese Okuribito – divenuto poi Departures, anche sul nostro mercato -, scalzando così dalle posizioni acquisite il favoritissimo Valzer con Bashir e la Palma d’Oro Entre les murs (La classe). Una vera e propria sorpresa, soprattutto per il tema trattato dall’opera di Yojiro Takita, evidente già dal titolo, che vista la cornice nella quale competeva difficilmente poteva riferirsi a un qualsivoglia horror o divertissement a base di cadaveri...CONTINUA...

Bauman Zygmunt

Modernità e Olocausto

Penso che nessuna recensione su “Modernità o Olocausto” possa essere realmente esaustiva né rendere pienamente il senso intimo di questo saggio. Le tematiche affrontante sono tante e tali che sviscerarle tutte e con la profondità che meriterebbero è opera decisamente complicata, forse nemmeno compatibile con un semplice lavoro critico. Bauman confessa di aver deciso di fare i conti con l’Olocausto: una presenza storicamente ed umanamente ingombrante che lui, pur essendo un ebreo, non ha vissuto personalmente. Quando i nazisti, nel 1939, invasero la Polonia, la sua famiglia riuscì a fuggire in Russia, evitando gli orrori della prigionia e dello sterminio. La problematicità rappresentata dall’Olocausto...CONTINUA...

Ben Jelloun Tahar

L’ultimo amico

Ali riceve una lettera. Una busta di carta riciclata, carta giallastra. Riconosce la grafia di Mamed. Poche frasi secche e definitive, “una trovata di pessimo gusto” con la quale Mamed mette fine alla loro amicizia. La narrazione della storia del legame tra Ali e Mamed è affidata alle loro voci. La prima parte del libro è occupata dal racconto di Ali, la seconda da quello di Mamed. Al termine, troviamo il racconto di Ramon, lo spagnolo convertito, amico di entrambi. Ali e Mamed si conoscono al liceo. Due ragazzi diversi e complementari: Ali è pacato, timido, perennemente chino sui suoi libri; Mamed è vivace, sfrontato e costantemente a caccia di occasioni per spassarsela. Vivono...CONTINUA...