Il romanzo di Patrick Dennis, che altri non è che uno degli pseudonimi utilizzati dallo scrittore Edward Everett Tanner III, venne pubblicato, per la prima volta negli Stati Uniti nel 1955, dopo essere stato bollato come “Invendibile”, e quindi rifiutato, da diciannove editori. Solo la Vanguard Press, dopo aver rassettato il lavoro di Dennis e trasformato i racconti in un corpus romanzesco, grazie al lavoro dell’editor Julian Muller, lo pubblicò. Fu uno dei successi più clamorosi della narrativa americana del ‘900. “Zia Mame”, titolo originale “Auntie Mame”, rimase per 112 settimane (quasi due anni) nella classifica dei primi dieci libri più venduti stilata dal prestigioso “New York Times”.
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Valigie leggere, il più leggere possibile, dopo aver bruciato il passato per riaggiornare un presente che guardi a un futuro più lieve, senza vincoli strutturali e aperto alla spensieratezza e alla possibilità. È un inganno, palese quanto occultato prima di tutto a sé stesso che ai tanti volti tutti uguali a cui indorare la pillola di un infausto evento: il licenziamento. Questo il ruolo – l’unico, ancorché redditizio – che ricopre nella vita l’affascinante Ryan Bingham, un moderno “tagliatore di teste” che passa le giornate in volo, che vive senza legami e che trascorre in una casa dall’arredo quanto mai essenziale non più di 45 giorni l’anno. Bingham ha fatto...CONTINUA...
Una delle più interessanti e originali serie anime proposte negli ultimi tempi sui canali satellitari è sicuramente Ergo Proxy. Il filone è quello fantascientifico, ma la fantascienza è solo una semplice cornice per catapultare lo spettatore negli angosciosi meandri della psiche dei protagonisti, calati dal regista Shuko Murase e dallo sceneggiatore Dai Sato in un universo cupo e straniante dove vincono penombra, chiaroscuri, colori tetri e scenografie allucinogeno-ossessive. Siamo nella città-cupola di Rom-Do, in un futuro remoto indecifrabile, luogo in cui convivono uomini e autorave (androidi a totale servizio dell’uomo), in conseguenza della quasi...CONTINUA...
Leonardo Sciascia chiese che “Una storia semplice” venisse pubblicato postumo. Un’esplicita volontà puntualmente rispettata. Infatti il lungo racconto venne dato alle stampe proprio poco tempo dopo la morte dello scrittore siciliano. Con questo breve componimento sembra che Sciascia abbia desiderato lasciarci una sorta di monito e, al tempo stesso, un insegnamento di moralità e civiltà.
La storia è “semplice” forse perché Sciascia l’ha vista ripetersi tante volte, “semplice” perché potrebbe appartenere a qualsiasi tempo e a qualsiasi luogo. “Semplice” perché nient’affatto “semplice”, in una aggettivazione ironica ed amara, perfettamente rispondente allo stile di Sciascia.
Un giallo, se...CONTINUA...
In principio era Terminator (1984), incubo futuribile che immaginava un uomo tornare indietro nel tempo per difendere il leader, ancora bambino, della resistenza a un mondo dominato dalle macchine. Poi fu Aliens – scontro finale (1986), brillante sequel del capolavoro fantascientifico di Ridley Scott, ambientato su un pianeta in cui si risveglia un pericolosissimo predatore assetato di sangue. Successivamente venne The Abyss (1989), fantascienza calata nelle profondità del mare, attraverso la quale i potenti effetti speciali dell’ Industrial Light & Magic cominciarono a mostrare quella magnificenza che...CONTINUA...
“Il giorno in cui fu ucciso il leader” è un libro del 1985. La traduzione italiana, invece, risale solo al 2005. Un romanzo articolato in tre voci, quelle dei personaggi attorno ai quali ruota l’intera vicenda: Muhtashimi Zayed, Elwan Fawwaz Muhtashimi e Randa Sulayman Mubarak. Ogni capitolo del libro è affidato, ordinatamente, alle parole delle tre diverse figure. La prima, quella di Muhtashimi Zayed, ricorda per certi versi lo scrittore stesso. Muhtashimi Zayed, infatti, è un uomo di quasi ottanta anni, devoto, saggio e riflessivo. Vive in casa con suo figlio, sua nuora e il nipote Elwan, il secondo protagonista della storia. Elwan è fidanzato con Randa ma, come tutti gli egiziani, si trova...CONTINUA...
Trasposizione abbastanza fedele dell’omonimo romanzo di Ian McEwan, Il giardino di cemento è il terzo film diretto dal regista e sceneggiatore Andrew Birkin, fratello della bellissima Jane Birkin, mito e icona artistica dei Settanta, e pertanto zio dell’affascinante Charlotte Gainsbourg, non a caso protagonista femminile della pellicola. Di non semplice adattamento, viste le tematiche e l’essenzialità narrativa di McEwan, l’opera venne ospitata in concorso a Berlino nel 1993 e vinse un meritato Orso d’argento. I temi proposti dallo scrittore inglese e trasposti ottimamente da Birkin riguardano i complicati equilibri familiari e i turbamenti adolescenziali...CONTINUA...
La lettura di “C’era una volta l’intercettazione” conferma ancora una volta come spesso la miglior recensione di quei saggi e istant book che riguardano i fatti e misfatti di casa nostra sia proprio la loro prefazione a cura dell’onnipresente – per nostra fortuna – Marco Travaglio: ovvero non soltanto un’efficace sintesi di quanto tratta l’opera in questione, ma soprattutto un’analisi approfondita del contesto truffaldino in cui maturano quelle bufale mediatiche che il libro tenta di sbugiardare.
Difatti anche il saggio di Ingroia sulle intercettazioni è integrato da una precisa e spietata casistica a cura del giornalista torinese, ovvero i detti e i contraddetti, le vicissitudini poco onorevoli...CONTINUA...
27 Aprile 1994: è una data storica per il Sudafrica, si svolgono infatti le prime elezioni libere dopo anni e anni di apartheid, ma il paese ha ancora molte, troppe ferite aperte, abissi di odio si sono creati tra due popoli che convivono nello stesso paese, ma hanno avuto trattamenti molto diversi.
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Il titolo originale di questo libro è: “The city of your final destination”. Adelphi ha optato per “Quella sera dorata”. Parole di Elizabeth Bishop, poste prima dell’inizio della seconda parte del romanzo di Cameron.
Un testo tutto sommato molto semplice, molto lineare e, per certi versi, molto prevedibile. Non ci sono grandi motivi al suo interno né particolare intensità. Una storia infarcita di numerosi dialoghi ma comunque mai realmente coinvolgente o approfondita come ci si aspetterebbe.
Il protagonista è Omar Razaghi, un giovane iraniano-canadese dottorando in lettere presso un’Università del Kansas. Vorrebbe scrivere...CONTINUA...
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