Siamo in una grande città industrializzata del settentrione, tutta cemento e fabbriche, negli anni tra i Cinquanta e i Sessanta, in pieno sviluppo economico.
In questa città vive Marcovaldo, un proletario nel senso letterale del termine.
È uno strano personaggio dal nome altisonante – tutti gli adulti di questo libro portano nomi altisonanti – a differenza dei bambini, che sono più naturali e spontanei. Lo possiamo immaginare come un omino un poco buffo (anche se l’autore non rivela nulla del suo...CONTINUA...
In una sera di dicembre un viaggiatore straniero, da solo, arriva alla stazione di Venezia e aspetta l’unica persona che conosce in tutta la città: una donna. Una bella donna, incontrata per la prima volta parecchi anni prima in Russia.
Questo insolito approccio a Venezia costituisce l’esordio di un libretto assai originale, un insieme di brevi capitoletti contenenti osservazioni, riflessioni aneddoti, descrizioni della città unica al mondo, vista attraverso gli occhi di uno straniero, un viaggiatore colto – cita infatti numerosi autori italiani (Montale, Saba, Dante, Svevo) e stranieri (Pound...CONTINUA...
“Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo. Come mai questo animale prodigioso ha risalito l’Adriatico ed è venuto a rintanarsi proprio qui?
Poteva scorrazzare ancora, fare scalo un po’ dappertutto, secondo l’estro; migrare, viaggiare, spassarsela come le è sempre piaciuto: questo fine settimana in Dalmazia, dopodomani a Istanbul, l’estate prossima a Cipro. Se si è ancorata da queste parti, un motivo ci deve essere.”
Con un’immagine nota ai veneziani, si apre un libro originale su una città unica, strana e ridondante di un eccesso di bellezza e di...CONTINUA...
“Venezia è un pesce. Guardala su una carta geografica. Assomiglia a una sogliola colossale distesa sul fondo. Come mai questo animale prodigioso ha risalito l’Adriatico ed è venuto a rintanarsi proprio qui?
Poteva scorrazzare ancora, fare scalo un po’ dappertutto, secondo l’estro; migrare, viaggiare, spassarsela come le è sempre piaciuto: questo fine settimana in Dalmazia, dopodomani a Istanbul, l’estate prossima a Cipro. Se si è ancorata da queste parti, un motivo ci deve essere.”
Con un’immagine nota ai veneziani, si apre un CONTINUA...
TRA ORIENTE E OCCIDENTE
Una poesia elegante e colta che si colloca tra Oriente e Occidente fin dal titolo dell’opera: il Parnaso, il monte occidentale delle Muse, trapiantato nel mondo e nella cultura orientale, che l’Autore conosce bene per diretta esperienza.
La raffinata raccolta poetica di Troisio è suddivisa in varie sezioni che raccolgono testi appartenenti a diversi periodi, tra il 1990 e il 2003; e costituisce un...CONTINUA...
Vario, poliedrico e ben curato stilisticamente, il romanzo di Troisio “La ladra di pannocchie” si articola in tre parti diverse per ambientazione e tematiche: la prima, intitolata “Ladra di frutta” si svolge a Conche, paese situato “alla confluenza delle province di Venezia, Padova e Rovigo” e introduce il personaggio–cardine di tutta la narrazione, Nerina.
Nella seconda parte “Il Karma di Dora” la scena si sposta in India, dove Nerina si reca alla ricerca della figlia Dora.
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Le misteriose alchimie della vita danno infiniti volti e sfumature all’amicizia, dono prezioso quanto necessario agli esseri umani. Imparentata con l’amore pur non coltivandone l’erotismo, sentimento che ci rende migliori, l’amicizia illumina l’esistenza e conferisce un senso nuovo al nostro essere nel mondo.
In questo sintetico libretto, Tahar Ben Jelloun ripercorre, in un itinerario della memoria, i suoi rapporti amicali fin dall’infanzia e dall’adolescenza in Marocco, dove la cultura locale tende a dare maggiore importanza...CONTINUA...
“In verità, al di fuori della somma di energie ch’io spendevo attorno al bambino, era in me un’incapacità sempre maggiore di vedere, di volere, di vivere: come una stanchezza morale si sovrapponeva a quella fisica, lo scontento di me stessa, il rimprovero della parte migliore di me che avevo trascurata, di quel mio io profondo e sincero, così a lungo represso, mascherato. Non era un’infermità, era la deficienza fondamentale della mia vita che si faceva sentire. In me la madre non s’integrava con la donna: e le gioie e le pene purissime in essenza che mi venivano da quella cosa palpitante e rosea, contrastavano con un’instabilità, un’alternazione di languori e di esaltamenti...CONTINUA...
Chi non ama le facili definizioni si troverà in difficoltà nel giudicare "Cinque corpi senza testa", opera di medio livello, con aspetti anche pacchiani, datati, ma sicuramente non catalogabile nel novero del trash più autentico.
Tra il 1964, anno di uscita del film, e i giorni nostri, da un lato abbiamo conosciuto la critica più paludata, quella che giudicava le opere di William Castle con un certo disprezzo, dall'altro lato abbiamo assistito, a volte con sconcerto, ad un fiorire di produzioni talmente mostruose nella loro bruttezza da diventare oggetto di culto masochistico: tutti elementi che adesso ci fanno valutare con maggiore consapevolezza pellicole come "Cinque corpi senza testa", di...CONTINUA...
Antonio Messina è un inventore di mondi, nei quali ci trasporta con una prosa ricercatissima e densa, accortamente limata e lucidata come un oggetto d’argento, che nitido e brillante arrichisce una stanza.
Messina ci conduce non attraverso stanze, ma pianeti – Egretus, Silent, Sinfonia – sperduti negli angoli della galassia, ibridando l’ambientazione fantasy con il racconto filosofico e con un ragguardevole substrato di cultura classica. Sono viaggi immaginari in luoghi popolati da creature stravaganti e misteriose, addolciti da presenze femminili dagli occhi scuri, bellezze mediterranee...CONTINUA...
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