Sollazzi Giorgio

Electric Giants

Pubblicato il: 20 Novembre 2015

Il compositore Giorgio Sollazzi, tempo fa, scrisse che sostanzialmente il suo lavoro si sviluppava su due fronti: composizione dei cosiddetti “potenziali” e composizione dello “scriptum”. Concetti che chiaramente, sopratutto coloro che non sono troppo ferrati nel campo della musica contemporanea, potranno meglio comprendere leggendo le note del maestro Sollazzi. Tant’è, anche prescindendo da letture e parafrasi, un ascoltatore attento potrà comunque cogliere il senso dei “Giganti elettrici”. Un titolo che ci riconduce, anche e non solo, alle tracce del Cd edito dalla Baby music: 1. The First Time of Paganini; 2. Thank You, Renata; 3… Luz, Pollini; 4. A Abbado, Grande Giovane; 5. Domingo & Company; 6. Shine Park List For Spielberg; 7. A Pablo Casals; 8. For Carla Fracci; 9. J.S.B = Maria Tipo; 10. No Science Fiction (Einstein)

Ovvero compositori immortali, grandi interpreti, due cantanti celeberrimi, regista altrettanto celebre e il paradigma di scienziato moderno: quanto basta per evocare ricordi tutt’altro che lontani e primo spunto per far sì che l’ascoltatore non rimanga circoscritto a un ruolo puramente passivo. Se abbiamo interpretato bene, e non tanto in virtù dei pur illuminanti scritti teorici ma, nel nostro caso, in virtù di assidue immersioni nel suo/nostro mondo sonoro – e qui torniamo al discorso dei potenziali e dello scriptum – è di sollecitare chi ascolta, anche il non esperto, a riappropriarsi di tutto quello che affiora dall’inconscio. In questo senso possiamo parlare probabilmente di ascoltatore parte attiva; come possiamo cogliere in pieno l’intento di Sollazzi di scrivere qualcosa che non sia puro intrattenimento, agli antipodi di un “muzak” che spesso viene identificato proprio come “musica passiva”. Un ruolo attivo dell’ascoltatore che si svela di ascolto in ascolto: quello che viene evocato – il nostro compositore parla di evocazioni in relazione anche ai brani proposti all’esecuzione dei suoi musicisti – non rimane statico ma via via si modifica in perfetta coerenza con l’idea del riaffiorare di precedenti conoscenze musicali. Da qui i “potenziali” che orientano gli stessi esecutori delle musiche di Sollazzi. Ma, al di là del cogliere nel particolare gli intenti del nostro compositore, è un dato di fatto che queste composizioni riflettano in pieno la complessità e le contraddizioni del mondo contemporaneo, bersaglio, a volte vittima, di innumerevoli sollecitazioni. In questo senso un’arte come quella di Sollazzi, aperta innanzitutto a esperienze multimediali, non poteva non lasciare il segno. Per dirla in altri termini, l’effetto, certo non scontato, può significare la riconsiderazione di quello che viene definito l’immaginario collettivo: non una fuga dalla realtà – questa l’accusa rivolta spesso alla cosiddetta musica contemporanea – semmai proprio immersione in una realtà che si vuole reinterpretare. Dicevamo, infatti, del ruolo dell’ascoltatore e delle modificazioni si possono cogliere di ascolto in ascolto, inaspettatamente: almeno da questo punto di vista possiamo pensare che rimanga ferma l’idea di musica sperimentale caratterizzata da un risultato non prevedibile.

Ad esempio in “Domingo & Company” – dove troviamo il nome di un grande cantante che ha scorrazzato in lungo e in largo per i generi, ci ha regalato grandi interpretazioni ma ha partecipato anche a discutibilissime prove circensi – la prima sensazione, nell’ascoltare una voce recitante con toni alla Carmelo Bene, è di trovarsi di fronte ad una sorta di meditata provocazione. Poi – e non soltanto nel caso di “Domingo & Company” – si capisce che esiste un livello meno superficiale di interpretazione e che vive appunto di memorie che riaffiorano; e quindi di materiali compositivi preesistenti che vengono proposti come strumenti per riconsiderare l’esistente. Intendiamoci, grazie alle potenzialità dell’elettronica che in qualche modo contribuisce a rendere meno evidenti le fonti sonore, tutto questo non esclude un approccio divertito e anarchico da parte di Sollazzi: un nuovo modo di pensare la composizione, oggetto di un programma messo nero su bianco, ma che non vuol dire indugiare in atteggiamenti ingessati e seriosi. Un’idea musicale a dir poco ambiziosa che, ripetiamolo, viaggia in assoluta controtendenza rispetto il puro intrattenimento, e che, con coraggio, è stata proposta al grande pubblico. Dopo “Electric Giants” Sollazzi ha ulteriormente approfondito questo suo percorso e potremo valutarne gli esiti.

Edizione esaminata e brevi note

Giorgio Sollazzi, (1956) compositore e insegnante italiano.

Giorgio Sollazzi, “Electric Giants”, CD Baby, 2001

Luca Menichetti. Lankelot, dicembre 2015