Fuschetto Max

Ritmico non ritmico

Pubblicato il: 9 Luglio 2022

“L’arte è una similitudine della creazione. Essa è sempre un esempio, come il terrestre è un esempio cosmico. La liberazione degli elementi, il loro raggruppamento in sottoclassi composte, lo smembramento e la ricomposizione in un tutto da più parti contemporaneamente, la polifonia figurativa, il raggiungimento della quiete mediante la compensazione dei movimenti: sono tutti alti problemi formali, fondamentali per la conoscenza della forma, ma non ancora arte della cerchia superna. Nella cerchia superna, dietro la pluralità delle interpretazioni possibili, resta pur sempre un ultimo segreto – e la luce dell’intelletto miseramente impallidisce”. Questo breve brano è tratto da “Confessione creatrice” di Paul Klee, in teoria un saggio sull’arte figurativa che nulla avrebbe a che fare con la musica, ma che in realtà, nel corso degli anni, è diventata una lettura molto frequentata dagli aspiranti compositori d’avanguardia. Parallelo tra musica e pittura che, come sappiamo, si è concretizzato anche nel ricco epistolario tra Arnold Schönberg e Vassilly Kandinsky, quando ipotizzavano la creazione di un’opera d’arte totale; ovvero, andando a ritroso di qualche decennio, possiamo pensare a Skrjabin e al suo poema sinfonico “Prometeo”, oppure ancora alla celeberrima suite per pianoforte “Quadri di un’esposizione” di Musorgskij, palese tentativo di tradurre in musica alcuni acquerelli dell’amico Viktor Hartmann.

Perché questa lunga premessa? Perché è lo stesso Max Fuschetto, in una recente intervista a kultunderground, ad averci ricordato, nel citare i precedenti di Morton Feldman e, nel campo pittorico, quello di Jakson Pollock, quanto le relazioni tra le diverse forme d’arte possano raccontarci qualcosa di davvero suggestivo e, in questo caso, tutt’altro che cervellotico. Peraltro lo stesso titolo della raccolta, “Ritmico non ritmico”, oltre a sottolineare l’esperienza soggettiva del ritmo, prende le mosse, con una certa provocazione, proprio dalla scacchiera dipinta da Paul Klee, “Ritmicamente” (1930), in cui i moduli quadrati sono interpretabili, grazie alle analisi di Boulez, sia come coordinate spaziali che temporali. Relazioni che, ancor più rispetto agli album precedenti di Fuschetto e pur sempre nell’ambito di quella che generalmente viene denominata “modern classic”, vogliono dire contaminazioni non soltanto tra arti ma proprio tra generi musicali. In pratica l’ascoltatore potrà cogliere un virtuoso approssimarsi di musica facilmente accessibile e, in apparenza, parzialmente improvvisata, di impressionismo, inteso come quello dei tempi di Debussy, di musica “ambient”, di etnica di matrice africana ed europea, di cantautorato italiano.

Echi impressionisti che si colgono immediatamente all’ascolto dei primi tre brani (“Number 1”, “Number 3”, “Number 5”) dove il modello percussivo potremmo tradurlo come pulsazione, fluttuante, pervasivo e nel contempo tutt’altro che assillante.

In “Vortex, a Jackson Pollock”, forse con in mente la tecnica particolarissima del pittore americano, ascoltiamo un brano in cui intervengono maggiormente gli archi tra iniziali attese, che poi si traducono appunto in un “vortex” costituito da crescenti dissonanze.

Anche “Midsommar Choral” è affidato gli archi che intervengono in maniera controllata, tale da enfatizzare le pause, gli effetti di risonanza quasi si trattasse di un eco.

In “Trame” interviene il piano di Enzo Oliva, quel tanto da sviluppare, insieme ad una strumentazione più ricca, sensazioni di un qualcosa destinato a liquefarsi.

“Midsommar” se è vero che si presenta, come nel precedente “Choral”, incentrato sugli effetti di risonanza, questa volta però diventa tutto più cupo grazie al flicorno di Luca Aquino.

In “Iride, a Paul Klee”, quasi per dare maggiore fondamento ad un brano decisamente suggestivo quanto enigmatico, ascoltiamo sullo sfondo Antonella Pelilli, voce femminile non accreditata nelle note del Cd.

Ed infine “A Lucio B.”, evidente omaggio a Battisti che, proprio perché “fa così parte del nostro immaginario”, ha dato luogo ad un bellissimo video realizzato da Cristiana Luci Grilli, con Francesco Toscani alla fotografia, e con Sara Grilli come performer; in cui l’omaggio di Max Fuschetto, basato su una sua melodia composta intorno ai suoi vent’anni, si lega appunto al tema della nostalgia che suscita un grande cantautore come Lucio Battisti.

Insomma, se è vero, come scrive Max Fucshetto, che “Ritmico Non Ritmico è procedere senza categorie”, di sicuro non è un  procedere senza originalità e senza competenza. Qualità, sensibilità e versatilità che vanno riconosciute sia al compositore campano sia ai suoi bravissimi musicisti.

Ritmico non Ritmico:

  1. Number 1
  2. Number 3
  3. Number 5
  4. Vortex, a Jackson Pollock
  5. Midsommar Choral
  6. Trame
  7. Midsommar
  8. Iride, a Paul Klee
  9. A Lucio B.

Enzo Oliva: Piano & Fender Rhodes

Pasquale Capobianco: Chitarra elettrica

Eleonora Amato: Violino

Silvano Fusco: Violoncello

Luca Martingano: Corno francesce

Giulio Costanzo: Marimba

Luca Aquino (special guest): Flicorno

Max Fuschetto: Oboe, Sax Soprano & Electronica

Edizione esaminata e brevi note

Max Fuschetto, è nato a San Marco dei Cavoti (BN) e vive e lavora a Napoli, svolgendo attività di compositore, oboista, sassofonista e insegnante di musica. Ha realizzato alcuni dischi a cominciare da “Frontiere” (2005). Il 2010 è l’anno di “Popular Games, un disco di composizioni originali che è stato presentato in anteprima a Rai Radio Tre nella trasmissione Il terzo Anello e File Urbani nonchè trasmesso, nel maggio del 2013, dalla Deutschlandfunk Radio Berlin insieme ad una lunga intervista. Max Fuschetto ha inoltre realizzato musica per cortometraggi: “Midsommar” (2012), Dignity (2015) di Monica Mazzitelli e DERT (2016) dei fratelli Mario e Stefano Martone. Lavora come compositore ed esperto di elettronica per il gruppo ” Percussioni Ketoniche ” per le quali ha scritto Nuragas (2010) un brano per campanacci e elettronica eseguito all’ Auditorium Parco della Musica di Roma, al Festival di Ravello, il Forum Universale delle Culture (2014), la Perdonaza de L’Aquila e di nuovo a Napoli con i Tenores di Bitti. Il 2015 rilascia l’album Sùn Nà pubblicato da Hanagoori Music (distribuzione Audioglobe). Ha collaborato inoltre con Enzo Avitabile (Lotto infinito), col compositore americano Robert Carl, con lo scrittore napoletano Maurizio Di Giovanni, con il chitarrista della storica band progressive degli Osanna, Pasquale Capobianco, ed il S. Carlo di Napoli (1989 e 2017).

Max Fuschetto, “Ritmico non ritmico”, CD Novantiqua, 2022

Luca Menichetti. Lankenauta, luglio 2022