Hara Keiichi

Colorful

Pubblicato il: 22 Novembre 2022

Colorful, ovvero “colorato”, è un titolo che ai miei occhi, al tempo della sua uscita in Giappone, non passò inosservato, tanto che l’ho inseguito, senza successo, per qualche anno, nella speranza che arrivasse in Italia quanto meno in versione sottotitolata. Niente di tutto ciò, ahimè. Non ricordavo nemmeno i motivi di tale interesse, e quindi col tempo, in mancanza di ulteriori sollecitazioni, l’ho lasciato riposare in qualche angolo della memoria senza necessità di farlo riemergere. La sollecitazione è arrivata immediata in una inusuale domenica pomeriggio senza calcio di Novembre, allorchè vagando stancamente nei meandri della piattaforma Amazon Prime mi si è palesato d’improvviso, quasi con sorpresa. Non mi è rimasto altro da fare che schiacciare play, e iniziare la visione. Non ci sono voluti troppi minuti per capire il perché, oltre dieci anni fa, l’uscita di questo lungometraggio animato, pur non così noto e pubblicizzato alle nostre latitudini, avesse catturato il mio interesse.

Protagonista della storia è un’anima in via di dissoluzione, albergante in una sorta di grigio purgatorio in cui migliaia – milioni? Un numero imprecisato, sarebbe meglio affermare – di altre anime si muovono in fila come soldati che vanno incontro alla medesima sorte. Sono delle presenze quasi informi, senza connotati, svuotate di ogni anelito di vita, sostanzialmente spettri senza colore che deambulano stancamente. Al nostro protagonista, però, viene offerta una seconda occasione, grazie a un’entità dalle fattezze fanciullesche di nome Purapura. Avrebbe la possibilità di reincarnarsi nei panni di Makoto, un ragazzino di 14 anni da pochi istanti morto suicida, ma l’anima in questione non sembra molto interessata a ritornare a vivere, perché ricorda, sia pur non distintamente, che il suo transito terreno, lungo o breve che fosse, non sia stato affatto felice. Purapura però le fa capire che non può rifiutare l’offerta, che il volere del Creatore non può essere messo in discussione, e che il ritorno alla vita non sarà altro che un percorso di redenzione per espiare il male che l’anima ha compiuto nella vita precedente. Ecco dunque che l’anima la quale adesso alberga in Makoto si (ri)sveglia dal suo letto d’ospedale, con estrema sorpresa dei medici, dei genitori e del fratello più grande, ritrovandosi nel corpo di un adolescente che non conosce ma che dovrà necessariamente scoprire. L’impresa, sotto l’attenta ma non ingombrante supervisione di Purapura, il quale rivela la sua natura di spirito guida, si dimostrerà essere estremamente complicata.

Colorful, opera che mescola differenti registri emotivi, a tratti anche tragica, dolorosa e malinconica, ma con una morale tutto sommato ottimistica, si presta a una lettura stratiforme e sviluppa con successo numerosi sottotesti palesando a più riprese il pregio di una chiarezza espositiva che si condensa in una inequivocabile, limpida e allo stesso tempo disarmante filosofia di fondo. Disarmante perché non si può far altro che prenderne atto. E il prendere atto di ciò, lo capirete arrivati alla conclusione, regala sensazioni che non possono non ritemprare se non addirittura rigenerare il nostro animo sovente inquieto, frustrato e imprigionato nei rituali di un quotidiano che, soprattutto con lo scorrere del tempo, scolora e uniforma pericolosamente le nostre giornate.  Il viaggio dell’anima alla scoperta di Makoto e del mistero che ruota attorno al disvelamento del ricordo di sé, non è altro che un percorso iniziatico propedeutico a comprendere il valore della vita non solo come esperienza individuale, ma anche e soprattutto come rete di relazioni e di affetti, come esperienza unica e irripetibile che dura un arco di tempo ben determinato. Ecco perché avere consapevolezza di sé e di ciò che ci circonda ci spinge a dare a battiti e respiri, ben oltre le pure dinamiche fisiologiche, l’importanza che tutti, spontaneamente, riconosciamo loro. Eppure c’è chi sceglie, coscientemente, di togliersi la vita. E ancor più raggelante è la sensazione che si prova quando tutto ciò avviene in giovane età, come nel caso di Makoto. L’anima incarnata, nonostante l’iniziale ritrosia, indagherà progressivamente i motivi che hanno portato Makoto a un gesto così estremo e senza ritorno, scoprendo una realtà dolorosa fatta di incomunicabilità, bullismo e disagio esistenziale, ma anche di mondi dai molteplici colori, sublimati dall’indubbia capacità del ragazzo di saper dar vita sul foglio bianco a emozioni che ci parlano ben oltre le sue possibili parole. E saranno proprio questi colori, che si addensano in un caleidoscopio che abbraccia l’ampio spettro cromatico che intercorre tra oscurità e luce, a dare risposta agli interrogativi disseminati lungo il percorso. Un percorso a tempo, come intimato da Purapura, alla fine del quale l’anima, una volta redenta, dovrà abbandonare il corpo di Makoto. L’epilogo, per certi versi sorprendente, è a guardarlo bene una non sorpresa. Una non sorpresa che ha un effetto sorpresa, o viceversa: un buon motivo per arrivare fino in fondo.

Fuori dalle metafore e da considerazioni che invitano a riflessioni non proprio di superficie, Colorful, il quale trae il suo principale spunto narrativo da un triste primato ascrivibile alla terra del Sol Levante (i suicidi in giovane età), è anche un film ben diretto e sceneggiato nel quale le animazioni, sia pur con l’ausilio riconoscibile ma non disturbante della CGI, valorizzano l’espressività dei volti rispetto a un disegno complessivo abbastanza ordinario. Caratterizzati a dovere i personaggi (la madre del ragazzo, in particolare), i quali si inseriscono armonicamente in una struttura sufficientemente lineare che converge inevitabilmente su Makoto. Indovinata anche la colonna sonora, mai fuori tono o sovrastante dialoghi affatto banali, pur nella loro essenzialità.

Colorful, in definitiva, è un anime “adulto”, malinconico, introspettivo e commovente, che vale decisamente il tempo della visione; un lungometraggio che ci parla, senza artifici retorici o ridondanze tematiche, in modo estremamente fluido e cristallino, del perchè coscienza ed emotività siano così fortemente connessi, di quanto questi aspetti peculiari della natura umana abbiano riflessi significativi sui nostri giudizi e sulle nostre azioni, del perché la vita abbia un valore irrinunciabile e del come, a dispetto di un altrove che resta per tutti inconoscibile, sia importante amarla e proteggerla per poterla apprezzare appieno.

Federico Magi, novembre, 2022.

Edizione esaminata e brevi note

Regia: Keiichi Hara. Soggetto: tratto dal romanzo Colorful, di Eto Mori. Sceneggiatura: Miho Maruo. Musica originale: Ko Otani. Fotografia: Koichi Yanai. Character design: Atsushi Yamagata. Produzione: Ascension, Sunrise. Titolo originale: “Karafuru”. Origine: Giappone, 2010. Durata: 127 minuti.