Dell'Acqua Pietro

Jo va a nanna

Pubblicato il: 1 Giugno 2017

Jo va a nanna è un romanzo dalla storia editoriale curiosa: viene autoprodotto e distribuito gratuitamente qualche anno fa (ne parlò anche Gabriele Dadati), si trovano in rete svariate recensioni (positive e negative, raccolte dall’autore Pietro Dell’Acqua) e una bella e puntuale analisi di Guido Cupani. Il romanzo, nella sua prima forma, è stampato in modo particolare: si devono leggere solo le pagine di destra e, arrivati a metà testo, capovolgerlo e proseguire la lettura allo stesso modo. Oggi, uscito per Mincione edizioni, ha una stampa canonica. Quello della stampa capovolta non era però solo un gioco, ma trovava fondamento nella scrittura e nella consequenzialità narrativa: la prima parte dedicata tutta a Jo, ai suoi pensieri vaganti, sconnessi e apparentemente sconclusionati, con prima e terza persona che si alternano, tempi verbali che cambiano, incisi su incisi; mentre la seconda con vari protagonisti (di solito viene detto: nella prima c’è Jo, nella seconda sua nonna Hannah; ma trovo che sia limitante), in cui lentamente si riesce a comprendere gli avvenimenti che accadono a Jo, con intermezzo dell’autore sulla finzione romanzesca e un finale che cerca di avvalorare questa posizione.

“Jo stava quindi riverso in un letto duro e freddo, che poteva benissimo essere un pavimento, e sperava dentro di sé con il massimo dell’affanno di raggiungere la sponda opposta, che significava salvezza o almeno uno spalancamento d’occhi, a messa e non concessa la presenza, fuori dalle orbite, di un significato a cui poter appiccicare una parola venusta o un vocabolo insignificante.

D’incanto si sono stappate le orecchie e quali festeggiamenti iniziano subito nella mia mente: gettare via i remi ed entrare a vigorose bracciate e a polso mobile dentro un tavolo, una parete, una pallina e un suono di racchetta di gomma e compensato: una voce che fa ping pong in un orientale idioma prenatale sconosciuto e dice: tu sei malato. Lo dice a me ragazzina con qualche rotondità che va piallata o qualche forma di timidezza che va asportata, lo dice a me vecchierello con il cazzo che non tira più e i locali polmonari invasi dal fumo, lo dice a me che colmo quello che mi manca, però mi manca uguale, con tanti hobby, un po’ di jogging e una dieta sana a base di mobbing, lo dice a me e al mondo, e a me?” (pag.31-32)

Un libro, come si può intuire, non certo facile, che richiede la disponibilità di chi legge a lasciarsi andare alle immagini che scorrono e pazientare per riuscire a tirare le fila di quello che assomiglia a una sorta di delirio narrativo. Torniamo al titolo, a mo’ di esempio del sistema adottato dall’autore per scrivere la sua storia: Jo va a nanna. C’è un significato letterale: la persona che si chiama Jo va a dormire. C’è un significato metaforico: il sonno può intendersi come eterno, la morte. Ci sono poi le singole lettere, che si possono comporre in altro modo, per esempio: Jovan Anna. Si hanno così i nomi dei protagonisti, Giovanni e Anna, nel libro il primo abbreviato in Jo e il secondo allungato in Hannah. Si espande questo tipo di scrittura, questo modo di giocare letterario, per poco più di 100 pagine e si ha Jo va a nanna.

È un libro, per me, delizioso per la sua giocosità, ma il divertimento non esclude l’affrontare temi sociali: la precarietà lavorativa, la malasanità, la ricchezza ignorante (che ignora gli altri), il disagio giovanile di vivere un mondo che si sente troppo distante e l’incapacità di colmare in qualche modo questa distanza. Non è un romanzo perfetto, va detto, perché l’autore è un po’ troppo autoindulgente e il filo che si è scelto per stare in equilibrio ogni tanto lo tradisce, ma sono pagine vitali, piene, divertenti, lancinanti. Il gioco in cui si cimenta Dell’Acqua è un gioco serio, di quelli che mostrano nascondendo e nascondono mostrando, un gioco di quelli che vale la pena giocare fino in fondo, nonostante tutto.

“Futuro, passato e presente sono categorie senza significato, diceva un erudito grattandosi la barba, basti pensare che mentre respiri o stai immaginandoti mentre respiri le attraversi e non noti alcuna differenza e non ti sembra di oltrepassare alcun varco temporale. In realtà si tratta di oggetti totalmente inavvicinabili: il futuro deve sempre arrivare, il passato se n’è sempre già andato, il presente è il luogo sconosciuto del mancato incontro. Per tali ragioni ogni narrazione, coi suoi tempi verbali che cercano a tentoni riferimenti indicativi nel tempo, va incontro a un ineludibile scacco. A nulla valgono certi abomini ideati per metterci una pezza, aborti come il presente storico, che non esiste, è un’obbrobriosa invenzione narratologica, il presente è il presente, un non-tempo, un non-luogo, il presente è assente e basta, se il mondo ha ancora una logica. Non mi si venga poi a contestare l’uso che ho appena fatto del nonsense e del calembour, che il significato di un gioco di parole non è certo racchiuso nelle parole, ma nel gioco.

Hannah cambiò un’ultima volta canale, in quel suo distratto zapping, piombò così nel mezzo di un’analisi sociologica fatta alla cazzo di cane, in cui tra urla e schiamazzi si parlava dell’esplosione della tradizionale famiglia patriarcale, del decadimento dei costumi, dei single, non era quello il nocciolo della questione, sbraitava una opinionista scosciata che, qualunque fosse l’argomento, un’opinione se l’era rifatta, la crisi della famiglia nucleare, le coppie di fatto, vietiamo la vendita e l’affitto di appartamenti per il concubinato, proponeva un frate strafatto facendo girare per aria l’ultimo tratto del cordiglio, che teneva stretto il saio in vita, come fosse un lazo, e poi i giovani, invece di andare incontro alla luce della novella, si fanno le pere, dopo averle rubate dai frutteti, affermava indignato un direttore di una rivista di gossip, che sniffava abitualmente due righe di coca, preparate sul tavolo aiutandosi con un santino, dopo aver ringraziato chi di dovere per aver mandato maria sulla terra.” (pag. 67-68)

Edizione esaminata e brevi note

Pietro Dell’Acqua è nato a Como nel 1984. Ha pubblicato il romanzo Come se niente fosse e la raccolta di racconti Zeropuntozero.

Pietro Dell’Acqua, Jo va a nanna, Mincione edizioni, 2016