Vi Alex

Nico

Pubblicato il: 13 Settembre 2013

Alex Vi, al secolo Alessandro Vigliani, nelle sue brevi presentazioni biografiche pare ci tenga molto a dichiararsi un “non scrittore”, dedito semmai a tanti altri mestieri. In realtà “Nico” non è affatto un libro di esordio e perciò, se vogliamo dare retta a titoli e collane,  Vigliani quanto meno ci appare un “non scrittore” che scrive e che ha scritto con stile e argomenti molto “pulp”. Un esordio con “Virus”, per l’appunto con le edizioni Pulp, ed un secondo libro intitolato “Sangue e fango” qualcosa vorranno ben dire. Avendo però letto soltanto “Nico” non possiamo azzardare più di tanto sullo stile proprio di Vigliani, su eventuali suggestioni letterarie, se davvero questo romanzo rappresenti, in continuità con le altre opere, una sorta di consapevole percorso nei meandri di una società in decomposizione. Rimane il fatto che nella biografia dello scrittore – non scrittore risalta la parola “pulp”, quale definizione di una letteratura ricca di  contenuti forti, violenza ed efferatezze, ed in qualche modo il suggerimento non appare campato in aria: possiamo inquadrare “Nico” come vicino a quel genere, anche se declinato in maniera del tutto particolare.

Chi narra in prima persona si chiama Alex, un trentenne meticoloso, un po’noioso e annoiato, che di mestiere fa l’autista e che pare non avere alcuna ambizione se non proseguire nel suo grigiore di vita. Poi ecco l’incontro con il Nico del titolo, un personaggio che ci appare subito a dir poco disgustoso, una specie di lurido zingaro dedito a strani traffici. Da qui all’iniziale e comprensibilissima repulsione si farà strada un rapporto di dipendenza, forse tipo sindrome di Stoccolma, che gli farà scoprire la parte oscura di sé stesso, oltre quella di insospettabili persone a lui vicino. Un percorso che, a rischio della vita, lo farà finire nei guai ma che forse, una volta rientrato nei ranghi, lo guarirà dal rischio di affondare definitivamente nel grigiore di una vita ordinaria da “non morto”. Guai che significano corse clandestine, le sfide di muscle car per intenderci, piccoli crimini, periodiche sfide gladiatorie con auto destinate a sfracellarsi, un finale sanguinoso da rapinatori di banca ed una morte che sa molto di sacrificio per assicurare salvezza ed impunità ad Alex, neofita del crimine. Di pagina in pagina appare evidente l’intento dell’autore di mostrare la metamorfosi di una personaggio, quasi da somigliare fisicamente e nel fetore al suo mentore. Proprio perché questa progressiva vicinanza, inizialmente rifiutata, tra i due protagonisti non è rappresentata soltanto dal punto di vista morale ma proprio in senso fisico, quel pulp che si diceva, nel racconto di Alex Vi, assume un carattere del tutto particolare: un epilogo dove non manca il sangue e la sua dose di morti ammazzati, ma alla fin fine il contenuto forte, provocatorio, proprio del genere, con le sue metafore tutt’altro che sottili, in questo caso è semmai rappresentato dalle ripetute, quasi ossessive, descrizioni delle sozzure di Nico. Per non parlare della descrizione del rapporto malato tra Alex e la prostituta Licia, eccellente antidoto per coloro che fossero in overdose da sesso patinato. Quasi a volerci proporre appunto un pulp in odorama.

Anche lo stile ne risente e così di pagina in pagina, di riga in riga si susseguono sequenze un po’ossessive di soggetto verbo complemento. Tante brevi frasi che magari non fanno di “Nico” un esempio di bello stile letterario ma che in qualche modo appaiono funzionali al racconto di una realtà sgradevole e – ripetiamolo ancora – pure parecchio puzzolente. Potremmo parlare anche di “stile rap” se non fosse che questo termine è stato tirato in ballo per i testi del professor Ilvo Diamanti: soltanto che lì ci sono articoli e saggi dedicati alla politica italiana, comunque mostruosa, mentre dalle parti di “Nico” c’è una diversa rappresentazione del mostruoso e di una società in disfacimento, questa volta in chiave narrativa e quindi meno criticabile e decisamente più leggibile. Non credo che Alex Vi abbia voluto proporre qualcosa di sperimentale, di molto pensato oppure di pianificato; ma piuttosto uno stile tutto suo, non privo di ironia, senza farsi troppi problemi nei confronti del lettore e con l’intento di rappresentare due schifezze d’uomini e il loro trapassare da una schifezza all’altra: il grigio autista che pian piano assume le sembianze del suo fetuso maestro d’illegalità. Salvo poi, giunti ad un epilogo un po’onirico e giustamente ambiguo, ritrovare un Alex (il personaggio) tornato forse ad una normalità meno grigia e forse più felice di prima.

Edizione esaminata e brevi note

Alex Vi,(pseudonimo di Alessandro Vigliani) è nato a Torino nel 1981 e così si racconta: “di mestieri ne fa tanti ma non lo scrittore”. Anche se nel 2009 esordisce con Virus (Edizioni Pulp), un impietoso atto d’accusa contro la TV.

Alex Vi,“Nico”, Zero 91 (collana .it), Milano 2013, pag. 170

Luca Menichetti. Lankelot, settembre 2013