Capecelatro Giuliano

Passeggiate d’autore

Pubblicato il: 16 Luglio 2014

Nell’introduzione al suo libro Giuliano Capecelatro scrive che “saltabeccare di targa in targa, porgere un occhio a quelle iscrizioni che ricordano il soggiorno romano di personaggi illustri, la nascita o la residenza di chi vi era nato o solamente vi era vissuto, tentare una Spoon River della fama, non è che uno tra i mille e mille modi di ricomporre quel puzzle che è una città, che è particolarmente Roma” (pag. 11). Saltabeccare ma non troppo visto che l’ex inviato dell’Unità, cil suo “Passeggiate d’autore”, ci ha proposto quattro percorsi: da Piazza del Campidoglio a Piazza Farnese, da via dei Cerchi a Palazzo Montecitorio, dal Pincio a Piazza Barberini, ed infine da Porta Pia all’Isola Tiberina. Ogni strada, vicolo, piazza con relative targhe e iscrizioni diventa quindi un pretesto per raccontare i  cinquantasei personaggi del titolo, per lo più tutti illustri, che hanno avuto a che fare con la città di Roma. Pretesto che di primo acchito forse potrebbe far storcere il naso a qualcuno, come se il libro di Capecelatro fosse una sorta di almanacco di Frate Indovino. In realtà, se è vero che “Passeggiate d’autore” presenta un florilegio particolarmente eterogeneo di celebrità, il concreto rischio di scadere nella banalità facile facile è stato sventato da un lato grazie alla prosa divertita dell’autore e dell’altro lato grazie a racconti spesso inediti, o quanto meno poco conosciuti, tutti legati alla Città Eterna ed in particolare ai luoghi dell’itinerario.

Leggiamo di un James Joyce ubriacone che alloggiava nella pensione di via Frattina; Ciceruacchio da papista a rivoluzionario; il soggiorno romano di Nikolaj Gogol; un Giacomo Leopardi scatenato misogino che si consola visitando la tomba del Tasso; Margaret Fuller in fuga dalla disfatta della Repubblica romana; la tragica fine di Giuditta Tafani Arquati e della sua famiglia ad opera degli scherani del papa re; la casa di Sordi in via Druso; Claudio Villa descritto giustamente come personaggio di talento ma anche arrogante, con “quell’ammirata considerazione di sé, che lo avrebbe accompagnato per tutta la lunga vita artistica, e che spesso gli avrebbe guadagnato la fama di antipatico” (pag.206); via Giuseppe Pisanelli dove abitava Giacomo Matteotti; via Giulia che vide la fine tragica di  Ingeborg Bachmann; l’assassinio del laido Francesco Cenci e l’esecuzione in piazza di sua figlia Beatrice; il Teatro Jovinelli di Ettore Petrolini; Gabriele Rapagnetta in arte D’Annunzio in fuga da una Roma che pullulava di creditori; l’idrocronometro di Giovanni Battista Embriaco  al Pincio; l’imponente targa commemorativa di Cristina di Svezia, lesbica dotata di uno spirito tenace e indipendente, ma altrettanto attratta dal potere; la via Caetani del ritrovamento del cadavere di Aldo Moro, che dà a Capecelatro il destro per rammentare come gli attuali protagonisti della politica, a confronto con quelli della Prima Repubblica, sembrino dei lillipuziani; via Merulana e lo “gnommero” di Carlo Emilio Gadda; Giorgio Castriota Scanderberg derubricato in Scannabecchi dalla “esuberante e implacabile fantasia popolare”; il monumento a Giordano Bruno che al tempo (1889), dal Vaticano e dai papisti, fu interpretato come un affronto; la vita di Mastro Titta, boia leggendario con i suoi cinquecentoquindici condannati, squartati e impiccati con professionalità e, si narra, senza mai rivelare alcuna emozione, proprio come un bravo travet della mannaia; il rione S. Eustachio di Giuseppe Gioacchino Belli, raccontato in una veste forse meno conosciuta, ovvero quando ottenne l’incarico di censore della morale pubblica, ormai totalmente conquistato alla reazione, e finì per censurare anche i suoi sonetti; il grande storico Ferdinand Gregorovius che, grazie ad un soggiorno romano durato diversi anni, riuscì a cogliere in anticipo molte delle contraddizioni che segneranno la vita dell’Italia unita.

Capecelatro, nel raccontare i cinquantasei personaggi, non si è lasciato sfuggire l’occasione per lanciare qualche stoccata con chiari riferimenti all’attualità. Ad esempio a pagina cinquantotto ci parla del deputato Garibaldi, che venne considerato un guastafeste “alieno com’era dalla cultura dell’inciucio, già allora in auge”. In realtà quello che noi chiamiamo inciucio, ora nobilitato come “intese istituzionali per il rinnovamento dell’Italia”, è un tradimento della volontà popolare da parte di una casta di approfittatori e mentitori, qualcosa di un po’ diverso rispetto quanto poteva avvenire in un sistema notabilare, con strutture partitiche pressoché inesistenti. Ma al di là di queste nostre osservazioni forse un po’ pedanti, il capitolo dove si cita l’inciucio antelitteram è anche quello di via delle Coppelle n. 35, dove abitò il Garibaldi romano, quello che ci viene descritto da Capecelatro come un pesce fuor d’acqua, estraneo ai giochi di potere, progressista che “guardava con malcelato disdegno i suoi colleghi che abdicavano alle proprie idee in nome di logiche di fazione”. Ennesimo esempio che mette in evidenza cosa voglia dire il riferimento alla via, all’abitazione, al monumento: il personaggio per lo più viene raccontato in rapporto alla propria esperienza di vita in quel di Roma; e già questa scelta ha evitato che l’opera scadesse nel bozzetto più superficiale e superfluo.“Passeggiate d’autore”, come scrive lo stesso Capecelatro, lo possiamo leggere come sorta di album di famiglia e racconto per immagini, che ci potrà ricordare le parole di Flaiano: “Roma è inconoscibile, si rivela col tempo e non del tutto. Ha un’estrema riserva di mistero e ancora qualche oasi”.

Edizione esaminata e brevi note

Giuliano Capecelatro, (Napoli 1947), è stato per molti anni inviato dell’Unità. Per il Saggiatore ha pubblicato insieme a Franco Zaina “La banda del Viminale” (1996), indagine sul delitto Matteotti, e “Un sole nel labirinto” (2000), la biografia romanzata di Raimondo de Sangro principe di Sansevero.

Giuliano Capecelatro, “Passeggiate d’autore. Da Caravaggio ai Beatles 56 personaggi in giro per Roma”, Iacobelli (collana Guide), Pavona di Albano Laziale 2014, pag. 256

Luca Menichetti. Lankelot, luglio 2014