Carreras Josè

Memories

Pubblicato il: 24 Agosto 2006

Non è facile scrivere qualcosa di digeribile, sintetico e non tornare sulle doti, vizi e vezzi del grande tenore catalano, soprattutto quando si parla di assemblaggi incoerenti come “Memories”; qualcuno le chiama antologie, ma forse è più appropriato definirli zupponi, frullati.
Un pappone con ingredienti potenzialmente di ottima qualità, ma abbinati molto male; il rischio quando il cuoco non amalgama bene è di avere un mantecato indigesto o insipido.
Quanto accade con il nostro recital, ovvero un ascolto non memorabile, non è imputabile soltanto al tenore, di cui peraltro ben si colgono i limiti (e i pregi); la sequenza dei traks mi pare piuttosto eloquente:

1) Memory (A. Lloyd Webber – Cats) – 4:22
2) As Time Goes By (H. Hupfield) – 3:45
3) The Shadows of Your Smile (J. Mandel – P.F. Webster – The Sandpiper) – 3:05
4) Plaisir d’amour (J.P. Martini) – 3:14
5) Che gelida manina (Puccini – La Bohème) – 4:49
6) Caro mio ben (Giordani) – 2:31
7) Nessun dorma (Puccini – Turandot) – 2:58
8) Torna a Surriento (De Curtis) – 4:26
9) Core ‘ngrato (Cardillo) – 3:12
10) Be My Love (Brodsky – Cahn) – 3:21
11) E lucevan le stelle (Puccini – Tosca) – 3:16
12) Una furtiva lagrima (Donizetti – Elisir d’amore) – 4:53
13) O sole mio (Di Capua – Capurro) – 3:18
14) Dein ist mein ganzes Herz (Il paese del sorriso – Lehar) – 3:46
15) Fenesta ca lucive (Bellini) – 3:35
16) Ombra mai fu (Heandel – Serse) – 3:36
17) My Own True Love (Steiner – Gone with the Wind)
18) Tonight (Bernstein – West Side Story)

(Orchestre: Robert Farnon and his Orchestra (tracks 1, 2, 3, 17, 18); English Chamber Orchestra diretta da Roberto Benzi (10,14), E.C.O. diretta da Enrique Garcia Asesio (15), E.C.O. diretta da Vjekoslav Sutej (4, 6, 16), E.C.O. diretta da Edoardo Mulle (8,9, 13), London Symphony Orchestra diretta da Jèsus Lopez Coboz (7) , Orchestra del Covent Garden diretta da Sir Colin Davis (5,11), Orchestra Sinfonica della RAI di Torino diretta da Claudio Scimone (12).

L’ordine cronologico delle incisioni non è rispettato: con un approccio che assomiglia a tante ripetitive raccolte edite dopo i concertoni pavarotteschi (assieme a Domingo), si parte dal miglior Carreras operistico degli anni ‘70 a quello già declinante degli anni ’80, con l’accostamento di brani “pop”, in cui la sua vocalità tenorile, grazie all’abilità interpretativa non risulta particolarmente inadeguata. Di sicuro siamo lontani dalle mediocri performances circensi del trio di Caracalla: il tenore catalano, forse il più debole dei tre, non tanto dal punto di vista vocale o interpretativo quanto dal punto di vista tecnico (i consueti problemi nel registro acuto acquisiti nel voler seguire l’esempio di Di Stefano), nei brani apparentemente meno impegnativi non ci delude più di tanto.
La voce è spesso forzata, si riconoscono sempre le tipiche esse un poco sibilanti, molto spagnole, ma il timbro, nel medium sempre di grande qualità, ben si adatta alla tessitura centrale dei brani meno operistici proposti da “Memories”, come nelle arie antiche.
Canzoni molto popolari, tratte da film e musical, di sicuro impatto: su tutti “Memory” da “Cats” e “The Shadows of Your Smile” da “The Sandpiper”.
Di “Tonight” conosciamo sue performances migliori e soprattutto con ben altro accompagnamento orchestrale.
Più complesso il giudizio in merito alle arie operistiche.
“E lucean le stelle” è incisione del 1976, dalla valida Tosca di Colin Davis, dove troviamo un Carreras nel periodo migliore della carriera: il timbro era ancora omogeneo in virtù di un bellissimo registro centrale, un “accento spontaneo”, anche se come al solito qua e là gli acuti lasciano a desiderare.
Stesse considerazioni per “Che gelida manina” dalla Bohème del 1979, sempre diretta da Colin Davis: il tenore in quell’occasione è stato probabilmente il migliore del cast.
Ma già in “Una furtiva lagrima” del 1984, tratta dalla infelice incisione diretta da Scimone, Carreras mostra la corda: l’emissione è aperta con conseguente sbiancamento del timbro, i suoni risultano più duri, sgradevoli e il timbro si sbianca; inoltre il fraseggio di stampo verista risulta inadeguato all’opera donizettiana. A questo punto la domanda diventa scontata: perché parlare di “Memories”?
Innanzitutto, pur caratterizzata da una successione di brani non ordinata cronologicamente e con delle orchestre e direttori molto non sempre strepitosi, “Memories” è un documento sonoro che in qualche modo testimonia una certa evoluzione (magari in peggio) di Carreras dagli anni felici a quelli successivi alla malattia, dove i suoi limiti si sono evidenziati sempre più.
Alle orecchie dell’ascoltatore meno esperto rimarrà comunque l’impressione di una gran bella voce, impegnata in romanze e canzoni molto popolari e di facilissimo ascolto: quello che in altra sede ho definito “tappeto sonoro”.

Edizione esaminata e brevi note

Josè Carreras, Memories, Cd Philips, 2002

Recensione già pubblicata il 24 ottobre 2004 su ciao.it e qui parzialmente modificata.

Luca Menichetti. Lankelot, agosto 2006