Il concetto di “dietro le quinte” è ovviamente nato negli ambienti teatrali ma un po’ come l’espressione “la punta dell’iceberg”, è adattabile ad una così vasta moltitudine di situazioni, che ormai ne abusiamo. Nel caso di questo libro però, è troppo calzante per evitarla perché andiamo veramente “dietro le quinte” della musica dei Beatles.
Autore di questa sorta di autobiografia è Geoff Emerick, fonico ed ingegnere del suono dal talento precoce, che venne assunto dalla EMI, negli studi di Abbey Road, a soli 15 anni. Destino volle che fu presente sia alla prima sessione dei “Fab Four” che all’ultima, diventandone nel frattempo il fonico di fiducia, contribuendo in modo fondamentale alla loro musica e quindi al loro successo.
In queste pagine Emerick ripercorre la sua storia personale, con un’attenzione particolare ai suoi anni di lavoro con la band di Liverpool, iniziati con Revolver, passando poi per Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, The Beatles (o White Album) e infine Abbey Road.
Abbiamo quindi un interessante punto di vista sulle dinamiche della band: ad onor di cronaca, dopo la pubblicazione del libro, nel 2006, ad Emerick sono state rivolte molte critiche sia per la sua chiara preferenza nei confronti di Paul, che per la descrizione del ruolo di Ringo, dipinto come marginale, poco rilevante e spesso addirittura goffo. Detto questo, si tratta comunque di pagine interessanti, testimonianze dirette di nottate interminabili al lavoro sulle canzoni, episodi divertenti ed altri meno piacevoli. La parte che però possiamo definire può accurata è quella riguardante il suo lavoro di fonico e ingegnere del suono, quella che ha permesso ai Beatles di diventare così famosi e di avere una loro identità musicale immediatamente riconoscibile.
I lettori con una maggiore conoscenza del settore sicuramente apprezzeranno questo spaccato di come le cose funzionassero negli anni ’60, di come i limiti tecnici come i registratori a due, poi quattro, poi otto e infine sedici tracce, costringessero artisti e tecnici a trovare metodi alternativi e fantasiosi per ottenere il suono desiderato.
Ci troviamo quindi anche noi a passare intere nottate nello studio di registrazione con Emerick che deve trovare un compromesso tra l’accontentare quattro giovani e talentuosi musicisti pronti a sperimentare e creare suoni nuovi e mai sentiti e le regole severe e spesso ottuse di una grande azienda come la EMI. Esemplare l’episodio in cui Lennon gli chiese di far suonare la sua voce “come il canto del Dalai Lama dalla cima di una montagna, a chilometri di distanza”, e come gli appassionati dei Beatles sanno bene, Lennon non era uno a cui poter dire no molto facilmente.
In conclusione, si tratta di un libro che ci regala nuovo materiale su una pagina di storia della musica, direttamente dalla penna di qualcuno che l’ha vissuta e letteralmente, creata. Il lato umano, relativo quindi ai rapporti tra i membri della band e il loro éntourage, va forse preso con le pinze ed integrato con altre fonti e punti di vista, ma le parti legate alla musica e a come questa venne prodotta sono un vero e proprio regalo agli appassionati.
Consiglio a questo libro a fan dei Beatles ma soprattutto ai fonici e ai tecnici del suono.
Edizione esaminata e brevi note
Geoffrey Emerick (Londra, 1945 – Los Angeles, 2018) è stato un tecnico del suono, noto principalmente per la sua collaborazione con i Beatles negli anni Sessanta, il suo lavoro in studio fu di fondamentale contributo per gli album Revolver, Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band, The Beatles e Abbey Road. Vincitore di quattro grammy, a curato il suono per artisti come Judy Garland, Elvis Costello, Art Garfunkel, America, Gino Vannelli, Ultravox, Jeff Beck e molti altri, oltre alla continuativa collaborazione con Paul McCartney.
Geoffrey Emerick, “Registrando i Beatles”, traduzione di Luigi Abramo, Coniglio Editore, 2022, Roma.
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