Di Andrea Zepponi abbiamo già parlato a proposito della sua elegante e ironica silloge ”Zeppa poetica”. Si tratta ora di affrontare nello specifico il tema a lui forse più caro: la musica antica e il suo rapporto con le altre arti. Zepponi, come emerge da questo suo “Teatro a corte, La FESTA DEL PARADISO di Bernardo Bellincioni”, edito nel dicembre 2023 dalle edizioni My Monkey, infatti, è un suo studioso attento, oltre che a essere il primo contralto diplomato in Italia nel 1990.
Qui si tratta di approfondire filologicamente e in maniera multidisciplinare il primo libretto ante litteram per un’opera musicale messa in scena nel 1490 al Castello Sforzesco di Milano per il matrimonio di Galeazzo Sforza e Isabella d’Aragona, con scenografia curata, niente poco di meno, da Leonardo da Vinci. L’opera è definita proto lirica, il testo “La festa del Paradiso” è opera di Bernardo Bellincioni ed è qui riportato integralmente. Sin dall’incipit di questo raffinato libricino, Zepponi mette in chiaro le dinamiche del suo breve saggio introduttivo, nel quale si vuole indagare questa vicenda mettendo in risalto la convergenza multidisciplinare, appunto, di varie arti: teatro, musica, poesia, danza, scenografia. Parliamo di un’opera musicale che si configura come celebrazione del potere degli Sforza, ma anche come allegoria simbolica sfaccettata. Allegoria “paganeggiante”, la definisce Zepponi, con gli dei greci e latini a dominare la scena, da Giove a Mercurio, rappresentati anche come pianeti, a definire una cosmologia alternativa a quella tolemaica, con Giove, e non la Terra, al centro dell’Universo.
L’aspetto simbolico si fonde con quello allegorico, con quello metafisico, financo con quello iconografico. Il saggio introduttivo, preambolo al testo di Bellincioni, è breve dicevamo ma estremamente denso e brillante. In questa sintetica riflessione si condensano i temi filosofici di quel periodo storico che nell’opera musicale trovano una formulazione a tratti enigmatica, a tratti cristallina. Il connubio fra musica, poesia e teatro, la loro combinazione è di per sé una dimostrazione della potenza espressiva di quell’epoca, in cui l’arte aveva ancora l’ambizione di porsi come sintesi suprema, in cui filosofia, mito, religione, potevano trovare la loro condensazione. Dello spettacolo scrisse l’ambasciatore ferrarese Jacopo Trotti, di cui nel libro è riportata l’intera testimonianza. La musica è andata perduta, rimane il testo di Bellincioni e della messinscena teatrale questo scritto dell’ambasciatore.
Naturalmente l’ambito è quello della civiltà delle corti, e il compito dell’artista è, soprattutto, quello di celebrare il potere della nobiltà che in esse si esprimeva. La musica, rispetto al melodramma secentesco, ha ancora un ruolo estemporaneo ma non marginale perché, come ricorda Zepponi, essa era vissuta come espressione umana della celeste ”musica delle sfere”. Il contesto, oltre che dantesco, è neoplatonico, ermetico, gnostico, in cui, dunque, l’elemento puramente cristiano risulta essere soltanto un “involucro secolarizzato” utile soprattutto a far emergere “elementi propri del mondo filosofico classico”. Fra i modelli del Bellincioni l’Orfeo del Poliziano, la commedia “Amphitruo” di Plauto, e reminiscenze da Terenzio. Ad arricchire il libro un prezioso materiale iconografico: incisioni, pagine riprodotte del testo originale, stampe… La confluenza di diverse discipline induce Zepponi a realizzare un prisma di affascinanti intuizioni, erudite considerazioni, profonde analisi testuali.
La sensazione finale è che operazioni di questo tipo, con la loro precisione, rappresentano un necessario argine alla valanga di un’attualità sempre più stordente, brutale, barbara e incolta.
Edizione esaminata e brevi note
Andrea Zepponi, Teatro a corte, La Festa del paradiso di Bernardo Bellincioni, edizioni My Monkey, dicembre 2023
BIOGRAFIA
Andrea Zepponi
primo contraltista diplomato in Italia (1990), laureatosi in lettere classiche, poi in clavicembalo e tastiere storiche, affianca l’insegnamento di lettere alla collaborazione con il magazine «MusiCulturA on line» in qualità di critico e recensore di opera lirica. Si dedica alla riscoperta e allo studio di musicisti e cantanti del passato: è stato tra i curatori della ripresa dell’oratorio di Vincenzo De Grandis La ritirata di Mosè dalla corte d’Egitto e suoi sponsali con Sefora durante la sua prima esecuzione in tempi moderni a Ostra (an) nel 2011. Come direttore artistico ha diretto la programmazione musicale della Chiesa della Croce di Senigallia nel triennio (2009-2011) e ha ideato un progetto interdisciplinare rivolto alle scuole di ogni ordine e grado, esportato in diversi istituti scolastici italiani ed esteri e presentato nel volume Disegni di vetro (2014). Autore del saggio La musica ritrovata. Le opere liriche di Augusto Massari (2018) su musiche reperite dal maestro Angelo Bonazzoli, ha curato la prima edizione a stampa dell’oratorio di Pierfrancesco Tosi Il martirio di Santa Caterina (2019), l’edizione delle Composizioni Vocali da Camera di Giulio Pompeo Colombati (2021) e ha pubblicato una raccolta di sonetti, Zeppa poetica (2020).
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