Rentes de Carvalho José

Ernestina

Pubblicato il: 3 Febbraio 2013

Dio creò il mondo a Vila Nova de Gaia, in un caldo pomeriggio di maggio del 1930”.

Un bambino osserva il mondo quasi esclusivamente attraverso un binocolo, regalo dell’amato nonno. Scopre così aspetti insoliti della realtà. Tutto si trasforma e diventa più interessante, non solo, il ragazzo ha imparato a svitare le lenti dello strumento e a far convergere su di esse i raggi del sole, in modo da far scaturire la fiamma. In questo modo ha bruciato fogli, unghie, pelle, la suola delle scarpe, il pelo del gatto. Una volta diventato adulto, rievocherà quei suoi anni e le figure che l’hanno accompagnato nella sua crescita, i nonni soprattutto, e risalirà fino ai bisnonni, vissuti in sperduti paesi del profondo Portogallo, zone isolate, distanti ore di cammino dalla città e dal primo medico. Sono paesi privi di comodità, dove ci sono ancora molta miseria e ignoranza, superstizione, dove si lavora molto e la gente è talvolta rassegnata e malinconica e annega nell’alcool le proprie depressioni.

Cabeço è costituito da cinque o sei case in pietre sovrapposte sulla vetta del Malhão, una catena montuosa che nasce sulla sponda sinistra del Sabor, e che a causa del suo isolamento sembra più alta dei suoi settecento metri. Paesino senza riparo, esposto a tutti i venti, senza un albero che gli faccia ombra nelle giornate di afa tremenda, lontano da ogni corso d’acqua, a stento si riesce a capire come qualcuno abbia potuto scegliere questo posto per viverci”. (pp.6-7)

Terra dura, difficile, cui gli avi rimangono legati con ostinazione e dalla quale sorgono i personaggi più diversi, dallo zio scapestrato che semina figli qua e là e conduce una vita dissipata, morendo poi tisico, alla splendida figura del nonno materno Antonio Manuel Rentes, detto il Calzolaio, che rimarrà nella memoria collettiva di un intero paese quale autorità morale e consigliere. Gran lavoratore, abile artigiano poi oste, agricoltore, infine muratore (costruisce con le sue mani la casa per la figlia e i nipoti), figura leggendaria, instancabile, tenace, intraprendente, morirà ancora giovane per la puntura di un tafano, rimanendo nella memoria e nel rimpianto di tutti.

Dall’altro nonno, figura maschile di riferimento e punto d’equilibrio, invece José imparerà la lettura e la scrittura ed erediterà la passione per i libri.

Di generazione in generazione l’autore rievoca le figure degli avi, mentre sullo sfondo passano le vicende del Novecento. Dal paesino di campagna la famiglia di José si trasferisce a Oporto, città esplorata dal ragazzo prima col binocolo e poi a piedi, durante l’adolescenza. Puntualmente, a ogni estate, si ripete il lungo e disagiato viaggio verso la terra d’origine, dove si ritrovano i parenti e ci sono feste d’accoglienza.

Sin dalla nascita, per ragioni che vanno oltre ogni spiegazione, il paesino mi entrò nei visceri”. (p.229)

Figlio unico – destinato a rimanere tale per le gravi conseguenze che il parto ha causato a sua madre – il futuro scrittore cresce piuttosto solitario e isolato. A scuola all’inizio si annoia, perché il nonno gli ha già insegnato tutto, con i coetanei non socializza, preferendo rifugiarsi nei libri o al cinema. Vive di fantasie, con una madre nevrotica e un padre alcolizzato, che torna a casa sbronzo tutte le sere. Ama osservare il mondo, studiarlo con occhi curiosi, i libri costituiscono la sua droga, mentre non essendoci né disciplina, né libertà, cresce in un ambiente di permanente insicurezza. La famiglia comanda su di lui come su un oggetto, eppure non c’è astio, ma ironia nel ricordare queste figure di genitori così squilibrati e poco affettuosi. Entrambi sono stati a loro volta dei figli non amati e non voluti. Il padre, Afonso, fratello minore, cresce discolo e scapestrato e quindi soggetto a continue punizioni a suon di legnate. La madre, Ernestina, viene incolpata ingiustamente di essere la causa della morte in culla del fratellino più piccolo e alla fine, per separarla dalle continue follie della sua stessa mamma, viene mandata a vivere con gli zii a Oporto. Testarda, maldestra, disobbediente, ribelle con propensione a trasformare in calamità le cose più semplici, Ernestina rimarrà sempre un tipo diffidente, nonostante l’affetto degli zii.

Il matrimonio dei due giovanissimi viene combinato nella speranza che il cugino scapestrato metta la testa a posto. Essendo parenti e non volendo aspettare troppo la costosa autorizzazione ecclesiastica, le nozze vengono celebrate solo in comune senza feste e senza dote. Nei primi tempi saranno i nonni ad occuparsi del piccolo José, successivamente i genitori si riveleranno figure ingombranti, repressive e non faranno che applicare sul piccolo quei metodi che loro stessi avevano subito, fatti di nerbate e di botte. Sembra esser questo un sistema “educativo” che si tramanda da una generazione all’altra.

Romanzo corale e ironico, fitto di eventi e di descrizioni appassionate, scava nelle origini di una famiglia e ne rievoca con simpatia e ammirazione le figure positive, quasi mitiche ormai. Si tratta di un vero omaggio alle proprie umili origini e alla propria appartenenza.

Ai miei occhi era tutto sconosciuto, nuovo, sorprendente, ma per qualche ragione, fisica e immateriale allo stesso tempo, sentivo di appartenere a quel posto da tempi anteriori alla memoria”. (p.304)

L’appartenenza è qualcosa di insito nel sangue, nella memoria più remota e istintiva, è incancellabile e definitiva. Sarà proprio durante uno dei tanti ritorni al paesino che l’autore, divenuto adolescente, avrà la sua iniziazione sessuale con una giovane che, fatalmente, porta lo stesso nome della madre. Di qui inizierà il suo viaggio verso la vita da adulto, che mai dimenticherà da dove è partito.

Articolo apparso su lankelot.eu nel febbraio 2013

Edizione esaminata e brevi note

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE

José Rentes de Carvalho (Vila Nova de Gaia 1930) scrittore e giornalista portoghese.

José Rentes de Carvalho, Ernestina, Roma, Cavallo di Ferro 2013. Traduzione di Valentina Giura.

Link: http://nl.wikipedia.org/wiki/Jos%C3%A9_Rentes_de_Carvalho