Penn Sean

Into the wild

Pubblicato il: 26 Febbraio 2008

Trama:
Un ventiduenne statunitense, che ama la letteratura, benestante, dopo la laurea decide di cominciare a girare per il paese, da solo, lasciando famiglia e identità, assumendone una nuova, quella di Alex Supertramp. Dona in beneficenza i propri risparmi, e va, lavorando quando capita il necessario per mantenersi, sognando di raggiungere infine l’Alaska e stare “into the wild”, a contatto con la natura. Il suo viaggio dura due anni, nel corso dei quali incontra persone, si fa amici, che inevitabilmente lascia per inseguire il suo sogno. Lo realizza, raggiunge l’Alaska, si immerge armato di poche cose nella natura, tagliando ogni legame col mondo, e vive di quello che si è portato (riso) e di ciò che caccia, nel riparo offertogli da un pulmino non si sa come arrivato fino lì, ed usato in precedenza probabilmente da cacciatori, attrezzato con una stufa e una branda. Fino alla morte (pochi mesi dopo l’inizio di quest’ultima, grande avventura).

Il film:
Le immagini si aprono con questo ragazzo che viene accompagnato ai margini di una foresta da un uomo, che gli augura buona fortuna e lascia il numero di telefono. Da quel momento, il ragazzo sarà solo. La narrazione inserisce molti flashback riguardanti i due anni del viaggio, più pochi spezzoni di vita familiare (sia di quando Chris era a casa, sia degli effetti della sua scomparsa) introdotti dalla voce fuori campo di una ragazza, sua sorella. Lei, e la stupenda colonna sonora di Eddie Vedder, ci guidano un po’ nel corso della storia a capire le ragioni che spinsero Christopher McCandless a intraprendere il suo viaggio. Quello che viene raccontato è “vero”, vera la vicenda di questo giovane uomo che nel 1990 si laurea e inizia a percorrere gli States in lungo e largo, e per due anni non lascia altre tracce che nei ricordi delle persone che incontra, e nel suo diario. Penn ce ne racconta le vicende con molta partecipazione, forse troppa. Un progetto che ha inseguito per 10 anni, questo film, e non manca momento per far capire allo spettatore quanto sia importante per lui. Cercando a tutti i costi la poesia, scade a volte nella poeticità, in riprese banali e che mi hanno non poco infastidito. Una per tutte, la per me odiosa scena della doccia (realizzata in maniera ingegnosa) nella foresta, con l’inquadratura della testa e dei capelli del ragazzo, in ralenti, controluce, con le gocce che schizzano qua e là, e con la sottolineatura di una canzone di Vedder, che mi ha dato la netta impressione di uno spot per shampoo o cose del genere. Il film, la cui lista di pecche è lunga, non è, tuttavia, un film brutto, che non merita la visione. Anzi, il fatto che, nonostante tutto, sia più che un buon film, depone da una parte a favore del regista e della sua caparbietà nel realizzarlo, dall’altra a sfavore dello stesso che, forse, avrebbe dovuto esigere da se stesso un maggior rigore, viste le potenzialità della storia che aveva tra le mani (e non so quanto i voleri della famiglia abbiano potuto fare o dis-fare). Forse anche questo mi ha fatto rabbia, forse anche per questo continuerò a soffermarmi sugli aspetti che non mi sono piaciuti. Perché gli attori sono stati tutti bravi, dal protagonista ai comprimari, la fotografia e la colonna sonora ottime, ma. Ma Penn ha amato troppo la storia, il suo è uno sguardo innamorato e anche giustificabile, le cadute di stile sono tutte in eccesso (di pathos), e sì, la purezza, la ricerca di alternative, il contatto con la natura, la genuinità e l’incoscienza, ma a mio avviso passa il confine, salta, e il suo rimane un buon film, e non arte.

Altre considerazioni:
Che potrei scrivere di seguito a quelle sopra. Ma non lo faccio perché non mi va.
Il contesto. Siamo nel 1990 e Chris ha 22 anni, quindi è nato nel 1968. Mi sembrano date significative. Durante il viaggio, ecco la Prima Guerra del Golfo. Così, di sfondo. Siamo all’inizio degli anni ’90, cavolo, e in questo film non si sente. Si vede Chris suonare, ma non si sa che musica ascoltasse. R.E.M., Replacements, boh? Madonna. Aldilà del “che schifo la società, la proprietà i soldi etc”, niente. La storia di Chris non si può staccarla dal contesto socioculturale in cui si è svolta. Il film ama così tanto questo ragazzo che non si preoccupa di renderlo comprensibile. Ma cosa vuol dire questo? Penn cerca in ogni modo di creare una forte empatia tra pubblico e protagonista, il suo gioco sta tutto nell’identificazione di chi guarda con chi è guardato. E se ci sono momenti toccanti, che davvero ti fanno sentire tutt’uno con ciò che avviene sullo schermo, non sempre questo funziona. Anche la continua citazione di periodi dai libri che il ragazzo porta appresso, se da un lato è la letteratura ad essere la chiave di volta dell’esperienza, a dare IL senso, dall’altro risulta in certi casi eccessiva e tendente al “già visto, già sentito, già fatto”. È un gioco sul filo del rasoio che spesso, considerato la lunghezza del film, non riesce. Durante le sue peripezie il giovane non sembra voler comprendere la natura, ma dominarla, usarla. Per sogni che saranno più “belli” di, che so, un Rolex o una macchina nuova, ma nel modo di raggiungerli non così dissimili. Chris vive per due anni distaccato dal mondo, tralasciando le relazioni con le altre persone incontrate, anche loro, in fondo, usate per inseguire il sogno. L’Alaska. Sogno che lo soffoca e non gli fa aprire gli occhi, mentre è lo scontro con la realtà, con la natura, a donargli l’illuminazione finale. Il sole che gli parla al termine della sua vita. Quel sole già annunciato sul monte, con l’anziano reduce di guerra. Dio.

Ancora altre considerazioni:

Into The Wild è un bel film. Se decidete di guardarlo, aspettatevi un film ultra-americano. Super-americano. Americano inteso come statunitense. La storia di un American Dream, ingenuo e patetico. In questo caso non darete troppa importanza a ciò che ho scritto. La musica e la voce di Vedder, i paesaggi della gigantesca natura del Nuovo Mondo, le ottime interpretazioni degli attori vi faranno dimenticare le cadute di stile in regia, e certe battute infelici ed assurde.

(comparso in Lankelot il 26 febbraio 2008) ab

Edizione esaminata e brevi note

Regia: Sean Penn. Soggetto: tratto dal romanzo “Nelle terre estreme”di John Krakauer. Sceneggiatura: Sean Penn. Direttore della fotografia: Eric Gautier. Montaggio: Jay Lash Cassidy. Scenografia: Derek R. Hill. Costumi: Mary Claire Hannan. Interpreti principali: Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt, Jena Malone, Catherine Keener, Brian Dierker, Vince Vaughn, Kristen Stewart, Hal Holbrook, Zach Galifianakis, Thure Lindhardt, Steven Viig, Bryce Walters, Haley Ramm, Signe Egholm Olsen, Kyle Kwon, Robin Mathews.  Musica originale: Michael Brook, Eddie Vedder, Kaki King. Produzione: Paramount Vantage, River Road Films, Art Linson Productions, Into the wild, River Road.   Origine: USA, 2007. Durata: 148 minuti.

Il libro da cui è tratto il film: Nelle terre estreme, di John Krakauer. (trad. Ferrari L.; Zung S., Corbaccio)

Il libro della sorella di Christopher, Carine McCandless: Into the wild truth. (trad. Giaccari R., Corbaccio)