Germi Pietro

Signore e Signori

Pubblicato il: 27 Febbraio 2015

La soddisfazione nel riscoprire un classico del cinema è impagabile. Il titolo di questa pellicola di Pietro Germi, Signore e Signori, anno di grazia 1966, non rimandava alla mente alcun ricordo. Le commedie di De Sica, Monicelli o Risi reclamavano le mie attenzioni sui loro celebrati titoli ma, ad altri capolavori, dotati di una fama appannata, volevo rendere giustizia. Il film, nonostante il mezzo secolo di anzianità, è di una modernità sorprendente. Stupore per l’attualità delle storie raccontate, squallore per la scoperta di vizi mai sanati. Tre episodi intrecciano le vite dei caratteristici abitanti di una località veneta. Si inizia, nel primo capitolo, con una festa in casa, alla quale nessuno vuol mancare. Ci si organizza con le macchine per andare a far baldoria. Non manca nessuno.

Mariti e mogli, provvisti tutti di corna bene o mal celate, insieme agli immancabili scapoloni, si danno un gran daffare. Al centro delle chiacchiere della serata vi è Toni Gasparini, che ha confidato al poco discreto amico, il dottore Castellan, del suo improvviso problema di impotenza. Il passaparola, grazie al contesto goliardico, avrà degli effetti imbarazzanti sul povero Gasparini, che verrà messo al bando persino dalla compita consorte (che si diverte a raccogliere fondi per i disagiati). La serata si sposterà in un locale notturno di dubbio gusto e al castrato oggetto di scherno verrà dato l’onere di accompagnare a casa la giovane e leggera moglie del dottor Castellan. Questi, però, scoprirà di aver confidato troppo sul (finto) problema sessuale dell’amico e, solleticato dalle rivelazioni di un ciarliero conoscente, ritornerà dalla consorte beccando il Gasparini con le bretelle abbassate. Protagonista del secondo episodio è il ragionier Bisigato, infatuato perso della commessa di un bar, la bella signorina Milena. A dar corpo ai due personaggi gli attori Gastone Moschin e Virna Lisi, sicuramente gli interpreti più amabili della pellicola. Il contabile non se la passa bene; anestetizza il suo malcontento indossando dei tappi per le orecchie, per isolarsi. Dai quotidiani rumori della moglie e dei figli; dalla sua vita in poche parole. La passione per Milena lo cambia profondamente. Archivierà di gran corsa il suo passato, abbandonando il tetto coniugale e pure il lavoro in banca. In un modesto appartamento i due amanti troveranno le speranze per progettare un futuro insieme, magari in Sudamerica.

Il loro amore illegale (il divorzio ancora non esiste) durerà poco. Verranno denunciati e Milena deciderà di troncare la relazione. L’uomo, in preda al più nero sconforto, vorrà lanciarsi da un palazzo ma fallirà anche in questo. Dopo un ricovero forzato sarà costretto a ritornare alla sua vecchia esistenza e indossare gli inseparabili tappi gli sembrerà la più ragionevole delle soluzioni. Nel terzo ed ultimo episodio fa la sua comparsa fra le strade cittadine una giovane maliarda, che col broncio pronunciato e le candide sodezze, riesce a far capitolare tutti i maschi del paese, che se la passano a colpi di telefono, concedendole chi un paio di auree scarpe o chi una cospicua mancia. La ragazza però si rivelerà più giovane del previsto e dalle campagne irromperà il rustico genitore a chiedere giustizia per l’offesa subita dalla figliola minorenne. La cricca dei signorotti temerà il peggio ma i giochi di potere daranno un esito diverso alla vicenda. La signora Gasparini, l’esperta della carità cristiana, tratterà col contadino per comprare il suo silenzio. Svariati milioni, ed una sveltina nel fienile, lo faranno ritrattare in tribunale, tacciandolo di calunnia insieme alla figlia. I signori saranno salvi, ed anche la stampa cittadina, corruttibile e vergognosamente faziosa, darà un epilogo frettoloso alla squallida vicenda. Tutti liberi. Si ricomincia con gli scambi di coppie e le ciarle inutili per ammazzare un quotidiano di un’amenità sconfinata. L’esordio del film, serrato, concitato, urlato anche, vuole strattonarci con forza e inghiottirci. Non si riesce a distogliere l’attenzione dai volti espressivi di tutti gli attori, che si presentano nell’agitazione delle loro passioni. Cominci a ridere con loro, a sussurrare le stesse maldicenze, a godere dei ripetuti sollazzi. Questa scalcinata umanità la trovi simpatica. E vera; anche troppo. Gli aspetti più meschini del vivere sociale vengono messi in tavola e mostrati col proiettore ben puntato. Il cinismo e la crudezza delle storie crescono in modo esponenziale, fino alle ultime battute, le più spietate in assoluto. Le cronache di quegli uomini e di quelle donne non restano relegate agli anni 60: sono sempiterne. Stiamo guardando un film che, con qualche leggera variazione, descriverebbe alla perfezione i misfatti dell’Italia di oggi. La piccineria del merlo maschio disposto a comprare le sottane di una minorenne la ritroviamo immutata, e la promessa di un paio di scarpe cede il passo ad uno smartphone di nuova generazione. L’importanza di un’amicizia potente, che viene dritta dal Vaticano o da un influente consiglio comunale, può cambiare le sorti di una persona anche oggi, nel 2015. Son davvero storie di tutti i giorni, raccontate con sorprendente lungimiranza da un Germi prestigioso. La pellicola non ha nessuna pecca; le storie narrate si incastrano alla perfezione e gli attori caratterizzano al meglio le loro interpretazioni senza nessun macchiettismo. Oltre ai già citati Moschin e Lisi, ricordo con dovere un Alberto Lionello delizioso. La pellicola vinse la Palma d’Oro a Cannes e meriterebbe di essere rispolverata. E trasmessa. In prima serata, come si conviene ai grandi film.

Giovanni Capizzi

27/02/2015

Edizione esaminata e brevi note

Regia: Germi Pietro

Soggetto: Vincenzoni Luciano, Germi Pietro

Sceneggiatura: Age e Scarpelli, Vincenzoni Luciano, Germi Pietro, Flaiano Ennio (non accreditato)

Direttore della fotografia: Parolin Aiace

Montaggio: Montanari Sergio

Interpreti principali: Moschin Gastone, Lisi Virna, Lionello Alberto, Villi Olga.

Musica originale: Rustichelli Carlo

Scenografia: Egidi Carlo

Costumi: Sammaciccia Angela

Produzione: Dear Film Produzione, R.P.A, Les Films du Siecle

Origine: Italia (1966)

Durata: 118 minuti

Approfondimenti:

http://www.imdb.com/title/tt0062271/

https://it.wikipedia.org/wiki/Signore_%26_signori