Tolstoj Lev N.

Sulla pazzia del nostro tempo e del mezzo per rinsavire

Pubblicato il: 17 Aprile 2017

“Attuale” e “inattuale” sono due parole chiave che possono dire molto degli scritti e del pensiero dell’ultimo Tolstoj. Come ci ricordano i curatori del libro edito dal Pozzo di Giacobbe, “Sulla pazzia del nostro tempo e del mezzo per rinsavire”, il grande scrittore russo, “alla vigilia dei cinquant’anni ebbe una profonda crisi spirituale, riscoprì il Vangelo e tornò alla fede. Egli sentì che Dio si serviva di lui, nonostante i suoi peccati e la sua indegnità, per trasmettere al mondo disorientato un messaggio di salvezza”. Ne scaturì una ricca produzione filosofica e religiosa, tutt’ora trascurata dalla critica e, al tempo, palesemente osteggiata. La cosa non deve affatto stupire: erano gli anni dello zarismo e Tolstoj, rifiutata l’appartenenza alla classe sociale del privilegio e della rendita parassitaria, intenzionato a testimoniare un’idea radicale di non violenza e il cristianesimo delle origini, non ebbe remore a scagliarsi, contro un regime che vedeva militarista, oppressivo e ipocrita. Come ricorda Roberto Coaloa, citato dal curatore Sergio Tanzarella: “profeta anarchico e cristiano che mette sotto esame la società e ne critica la struttura, accusando i governi, attaccando i sentimenti patriottici e le chiese nazionali. Chi è stato Tolstoj? Sicuramente un uomo coraggioso. Non ha paura a definire lo zar Nicola II un pazzo fanatico” (pp.52).

Il fatto di essere un’icona della letteratura russa fu provvidenziale quindi ad assicurargli l’incolumità fisica – al tempo gli zaristi non andavano per il sottile – ma non abbastanza da evitargli l’isolamento in famiglia e la sorveglianza delle autorità governative. Il motivo per cui gli scritti successivi a questa sua conversione, o presa di coscienza che dir si voglia, hanno avuto una scarsa diffusione diventa allora più comprensibile. Le lettere polemiche e gli appelli contro la pena di morte e la tortura, tanto per fare un esempio, non potevano certo diventare fiori all’occhiello del plumbeo regime di Nicola II.

Comunque la si pensi sulla morale cristiana è certo che questi brevi frammenti, stilisticamente non estranei alla tecnica dello straniamento (ricordiamo “Sulla pazzia”, brani da “La legge della violenza e la legge dell’amore”, “La nostra concezione della vita”, “La rivoluzione inevitabile”, “La fine del secolo”, “I diari”), tradotti a cura degli “Amici di Tolstoj”, potranno far pensare ad autentiche profezie. E qui torniamo infatti alle parole chiave di “attuale” e “inattuale”. Lo storico Sergio Tanzarella, autore di un’ampia post-fazione, ci ricorda che “i suoi scritti di carattere morale e religioso furono sottoposti a tagli arbitrari e pubblicati a frammenti o sezioni, con traduzioni volutamente imprese e con un uso spesso strumentale per sostenere cause disparate”; e poi aggiunge ancora alcune considerazioni sulla “ispirazione alla nonviolenza, come proposta contro una società della produzione e della crescita economica fondata sull’uso sistemico della violenza e del consumo” (pp.65).

Da questo punto di vista le parole di Tolstoj riecheggiano qualcosa di estremamente attuale, in un tempo che vede prevalente l’idea di “crescita” senza se e senza ma, nonché la convinzione che sia necessario “pagare un prezzo per crescere” (ad esempio opere pubbliche, non si sa quanto indispensabili, contrapposte a paesaggio e tutela ambientale); mentre una corrente di pensiero, tacciata appunto di “inattualità”, vede nella cosiddetta decrescita, e in scelte votate alla sobrietà, l’unica medicina efficace per evitare gli effetti deleteri di una progresso ingannevole e la corsa sfrenata contro il disastro planetario. Le pagine dello scrittore russo – come evidenziato anche nel commento degli “Amici di Tolstoj – non possono non far pensare alle contraddizioni del nostro XXI secolo: la democrazia ormai diventata pura forma, l’economia nuova religione planetaria, la scienza che fa passi da gigante ma non si occupa della distruzione del pianeta, un mondo sempre più complicato e destrutturato. Così dai diari: “ La civiltà ha proceduto, ha proceduto ed è arrivata ad un punto morto. Impossibile andare oltre. Si è creduto che la scienza e la civiltà stessa ci avrebbero tirato fuori dalle difficoltà, ma ormai è evidente che esse non ci porteranno da nessuna parte: occorre cominciare qualcosa di nuovo – 5 luglio 1905” (pp.33). Ed ancora: “Non può non essere chiaro a tutte le persone ragionevoli che la vita della gente, nella quale aumenta il lusso dei ricchi e la miseria dei poveri, una vita in cui tutti lottano contro tutti, in un mondo dove gli armamenti aumentano sempre più, assorbendo le forze dei popoli, mentre le raffinatezze e le perversioni crescono, che una simile vita non può durare e che se i popoli cristiani non la cambiano si avvieranno inesorabilmente verso la catastrofe – “Il Regno di Dio e dentro di voi, cap. XII, 1893” (pp. 26).

Dopo aver letto questi scritti apparirà più chiaro come mai i seguaci del cosiddetto tolstoismo siano stati perseguitati (si pensi ai tempi di Stalin), e come mai, ancora oggi, la morale di Tolstoj, soprattutto presso gli “atei devoti” e presso i tradizionalisti cristiani, diventi frequentemente oggetto di disprezzo e derisione

Edizione esaminata e brevi note

Lev Nikolaevic Tolstòj, (Jasnaja Poljana 1828, Astàpovo 1910), poeta e romanziere russo.

Lev N. Tolstoj,“Sulla pazzia del nostro tempo e del mezzo per rinsavire”, Il Pozzo di Giacobbe (collana “Il Pellicano”), Trapani 2016, pp. 96. Traduzione e commento a cura degli Amici di Tolstoj. Note e postfazione di Sergio Tanzarella.

Luca Menichetti. Lankenauta aprile 2017