Amado mi diverte moltissimo perché è leggero, amabile, coinvolgente ed irresistibile. Le sue storie sono vitali, colorate, piene zeppe di personaggi esuberanti e caratteristici ai quali, dopo poche pagine, non ci si può non affezionare. Leggere Amado presuppone una elasticità di vedute e un’interpretazione della morale un po’ più scanzonata e disinvolta del solito, soprattutto in merito alle figure femminili. Molte donne potrebbero risentirsi per i toni frivoli e spesso vagamente sfacciati che lo scrittore brasiliano utilizza per descrivere il gentil sesso. Le donne sono fin troppo spesso ridotte a meri oggetti sessuali, oltre ad essere utilizzate di tanto in tanto come merce di scambio tra potenti rappresentanti politici, come bellezze da mostrare a chicchessia o vittime da sfruttare e sacrificare al momento opportuno. Eppure la sensazione è che, nonostante certi personaggi e certe descrizioni sembrino voler avvilire l’intero genere femminile, Amado voglia semplicemente avvalersi della sagacia e dell’ironia per raccontare un mondo controverso e, per certi versi, amaro in cui le donne, tranne rare eccezioni, sono considerate prevalentemente un corpo, creature sentimentali e sensuali a cui un uomo non sa e non vuole resistere. Tematiche estremamente attuali nonostante “Vita e miracoli di Tieta d’Agreste” sia stato pubblicato, per la prima volta, nel 1977.
Tieta è il diminutivo di Antonieta. E’ lei la star del romanzo. Una bellissima donna di oltre quaranta anni, carnagione bruna e curve sinuose ed abbondanti. Pastora di capre da ragazzina, allontanata da casa dal padre-padrone che non tollerava più una figlia tanto lasciva, ripetutamente impegnata con amanti più o meno improvvisati. Tieta rientra quindi ad Agreste, località sperduta dello stato di Bahia, dopo tanti anni di lontananza. Era stata cacciata a bastonate, ed ora torna ricca e seducente come mai nessuno avrebbe immaginato. Da ragazzina ribelle e viziosa qual era, Tieta è divenuta una ricca e raffinata donna di città. Il suo arrivo ad Agreste porta scompiglio e novità. I suoi soldi fanno gola a tanti e le sue iniziative portano nel piccolo paese mutamenti inaspettati che la trasformano in una sorta di santa da adorare sull’altare proprio come S. Anna.
La famiglia di Tieta è travolta da tanta ricchezza. Denaro e risorse che generano avidità e pretese. Ognuno spera di poter trarre vantaggi personali anche se Tieta, seppur gentile e disponibile, rimane una persona inflessibile e lungimirante. Qualità che la donna mette in campo anche quando Ascanio, giovane segretario comunale e futuro sindaco del paese, impegnato da tempo nell’opera di rilancio e di progresso di Agreste, tenta di far impiantare una fabbrica altamente inquinante nei pressi della più incantevole spiaggia della zona.
Amado, quindi, tocca una tematica delicatissima ed intricata: vale di più l’arricchimento di un territorio e della sua popolazione o la salvaguardia e la salubrità dell’ambiente?
L’ipotesi che una pericolosa industria venga ubicata nel territorio genera conflitti e liti feroci, una sequela di eventi che lo scrittore sa mescolare brillantemente con le vicende personali, sentimentali e carnali dei vari personaggi. Seguire le fila di tutti gli eventi non è poi così complicato anche perché Amado si ritaglia, di tanto in tanto, dei brevi capitoli nei quali si prende la libertà di parlare direttamente con il lettore.
“Vita e miracoli di Tieta d’Agreste” fa sorridere e fa pensare. Nel corso di queste fitte 616 pagine si assiste a una miriade di fatti e ci si addentra nelle vite, nelle speranze e nei dolori di tante persone. Una storia che a tratti si fa cruda, cinica e turbolenta ma che appassiona fino all’ultima riga. La grandezza di Amado sta nel riuscire a combinare argomenti apparentemente distanti tra loro e a farlo con talento, stile e la lievità che serve.
Edizione esaminata e brevi note
Jorge Amado è nato ad Itabuna nel 1912, nella zona a sud dello stato brasiliano di Bahia. Quando era molto piccolo la sua famiglia si trasferì Ilhéus. Ha frequentato il “Ginasio Ipiranga” di Salvador e, ancora adolescente, iniziò a scrivere sulla rivista scolastica. Negli anni a seguire Amado ha lavorato per alcuni quotidiani e riviste locali. L’esordio letterario arrivò nel 1931 quando pubblicò il suo primo romanzo: “Il paese del Carnevale”. Nel frattempo conobbe numerosi esponenti del mondo culturale e letterario brasiliano e si avvicinò agli ambienti comunisti. L’appartenenza a queste correnti politiche lo costrinse in più occasioni a dover lasciare il suo Paese e a rifugiarsi altrove. Dalla metà degli anni ’50 Jorge Amado decise di evitare la militanza politica e di dedicarsi alla scrittura, attività che aveva comunque portato avanti anche nei periodi precedenti pubblicando svariati libri. Tra le opere più celebri di Amado ricordiamo “Gabriella garofano e cannella”, “Dona Flor e i suoi due mariti”, “La bottega dei miracoli”, “Teresa Batista stanca della guerra”. Da alcuni dei suoi libri sono stati tratti film o adattamenti teatrali. Nel 1987 è stata creata la “Fondazione Casa di Jorge Amado” che ha il compito di conservare e proteggere il patrimonio culturale dello scrittore e di promuovere altre iniziative locali. Jorge Amado è morto il 6 agosto del 2001 a Salvador de Bahia.
Jorge Amado, “Vita e miracoli di Tieta d’Agreste”, Garzanti, Milano, 2010. Traduzione di Elena Grechi.
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