Bunin Ivan

L’Ombra Di Huma

Pubblicato il: 24 Giugno 2018

Questo non è un libro facile, non è di quelli che si possono leggere la sera a letto dopo una lunga giornata, o in autobus andando al lavoro, o aspettando il proprio turno dal dentista. Richiede silenzio, concentrazione interiore e per i più curiosi e perfezionisti pure un rapido accesso a Wikipedia. Ai fini di una piena comprensione del libro risulta estremamente utile la prefazione di Ugo Persi, che è anche uno dei due traduttori, in particolare consiglio di leggerla sia prima che dopo averlo finito.

Il titolo del libro viene dal nome di un uccello leggendario della tradizione persiana, la sua ombra era considerata di buon auspicio per chiunque ne fosse sorvolato. Nelle raffigurazioni che ci sono pervenute assomiglia molto alla più moderna fenice e numerose sono le favole sufi che lo citano. Il sottotitolo invece, “Poema di un viaggiatore”, è chiaramente pensato per attirare l’attenzione di noi moderni e veloci visitatori da fine settimana allungato, ma quella prima parola, “poema”, nasconde il vero spirito della raccolta, che invece sfoggia un modo di raccontare lento, contemplativo, consapevole e si potrebbe dire anche colto.

Ivan Bunin è uno scrittore russo nato nel 1870 e morto nel 1953 famoso per essere stato il primo del suo paese a vincere il Premio Nobel per la letteratura nel 1933 grazie ad opere come Vita di Arsenev e Viali Oscuri. Si contraddistingue per uno stile poetico ed evocativo ma allo stesso tempo semplice e comprensibile. Questa raccolta mette insieme undici racconti di viaggi compiuti prima di diventare famoso, a cavallo tra il 1907 e il 1909, in Medio Oriente, in particolare in Turchia, Grecia, Egitto, Palestina e Libano.

Ad accompagnarlo c’era la seconda moglie, Vera Muromceva, che però non viene mai nominata. La narrazione è in prima persona, un’espediente che permette a Bunin di concentrare l’attenzione sui veri protagonisti dei suoi racconti, i luoghi. Il viaggiatore è solo un mezzo, un supporto logistico che ci permette la visita e che grazie alla sua conoscenza ce ne fa apprezzare appieno i colori, gli odori, i sapori, ma soprattutto le storie e le leggende.

Il primo racconto parte da Odessa, sul Mar Nero e ci porta ad Istanbul via mare. Nel secondo racconto poi si naviga nel Mar Egeo per approdare in Egitto e poi in Palestina, Gerusalemme e la Terra Santa, a cui è dedicata tutta la seconda parte del libro.

Bunin non si limita alle descrizioni dei luoghi ma un po’ come un Alberto Angela ante-litteram si concentra più sulla loro storia e bisogna mantenersi concentrati perché i nomi, le leggende, i brani e le citazioni che snocciola sono veramente tanti e perdersi è questione di poche righe. Per fortuna molte, e opportune, note a piè di pagina ci aiutano a mantenere dritta la barra. Grazie a loro scopriamo che spesso Bunin citava a memoria ma spesso commetteva errori e numerose infatti sono le inesattezze, una caratteristica che però ci fanno sentire Bunin quasi più vicino.

Stando a coloro che lo conoscevano, Bunin era un ateo convinto, il che non si direbbe dai numerosi riferimenti biblici che costellano i suoi testi, in particolare nella seconda parte del libro. Forse anche per questo, proprio la seconda parte risulta meno scorrevole della prima, i riferimenti ad episodi biblici occupano quasi più spazio rispetto ai luoghi stessi del viaggio, un capovolgimento rispetto alla prima parte dove i riferimenti sono solo un arricchimento della narrazione.

Molti paragrafi sono degni di nota per la loro bellezza stilistica e descrittiva, il linguaggio è effettivamente molto evocativo ma riesce benissimo a trasmetterci le sensazioni del viaggiatore. Il passaggio che però ho trovato più affascinante tuttavia è quello che termina il capitolo 5, dedicato alla Terra Santa:” al mondo non c’è paese dal passato più sanguinoso e complesso. Nel novero degli antichi regni non ve n’è uno solo, sembra, che non abbia esposto la Giudea a sciagure leggendarie.” Un paragrafo che dal 1908 non ha perso nulla della sua veridicità storica.

Pur non trattandosi di un’opera semplice, la ritengo una lettura importante per chiunque voglia provare un giorno a mettere nero su bianco le sue esperienze di viaggio. Bunin ci mostra come lo studio e la conoscenza permettano al viaggiatore di vedere molto di più e di andare alla radice di ogni gesto, costruzione architettonica, ricetta o usanza. Consiglio quindi questo libro ai numerosi travel blogger dei nostri tempi e a tutti quelli che non si sono mai preoccupati troppo di prepararsi prima di un viaggio.

Edizione esaminata e brevi note

Ivan Bunin (1870-1953), poeta, autore di romanzi e racconti brevi, è stato il primo russo a ricevere il Premio Nobel per la letteratura. Amico di Čechov e Gor’kij, nel 1920, contrario alla rivoluzione, ha abbandonato la Russia per stabilirsi in Francia. Il suo stile unico gli ha permesso di portare avanti la tradizione del romanzo realista con originalità.

Ivan Bunin, “L’Ombra Di Huma”, a cura di Ugo Persi e Michelange Ayangma, Lemma Press, Bergamo, 2017.