“Lei crede nella potenza del Male?”.
Tutto parte da questa domanda inaspettata rivolta proprio a Maurensig. L’espediente letterario di un incontro fortuito e di una testimonianza raccolta e riportata per iscritto: “Vukovlad. Il Signore dei lupi” altro non è che il racconto di un racconto. Maurensig è ospite di un convegno di saggisti e romanzieri presso Capri. In tale occasione ha modo di essere avvicinato da un’anziana coppia di coniugi. Lei è un’impiegata statale in pensione, lui è Emil Ferenczi, un architetto ultra ottantenne che, da giovane, durante la Seconda Guerra mondiale, militava nell’esercito polacco. E’ proprio a quel periodo che risale un’esperienza che è al limite dell’inspiegabile. Una vicenda che Maurensig ascolta da Emil e che ci racconta attraverso le pagine del libro, come il più classico dei romanzieri gotici.
Polonia, monti Tatra, 1939. Emil Ferenczi è uno dei sottufficiali destinati a fronteggiare l’invasione nazista. Il contesto ha evidentemente radici storiche precise. Ad esso però si innestano elementi leggendari e paure primordiali. I luoghi innevati e gelidi in cui l’esercito polacco si muove, infatti, fanno da scenario a una serie di misteriose scomparse e agghiaccianti leggende legate alla presenza di una bestia spaventosa colpevole di omicidi, razzie e violenze inaudite. La superstizione e la razionalità si fronteggiano pagina dopo pagina fino a condurci al castello in cui abita uno strano personaggio, un margravio dall’aspetto inquietante, uomo potente, coltissimo, ricco ed assolutamente fiero di mostrare a tutti la propria opulenza. Gli abitanti del villaggio lo hanno soprannominato Vukovlad, che vuol dire “Signore dei lupi”. Una definizione legata al suo blasone, rappresentato, per l’appunto, da un lupo, ma un termine che, per assonanza, molti trasformano nella parola “Vukodlak” ossia “Licantropo”.
E’ lui, Vukovlad, il signore del castello, la causa dell’orrore e del terrore che da anni tormenta gli abitanti di quei luoghi? Come associare logicamente la figura di quell’uomo alla belva che ha lasciato sul terreno tanti corpi lacerati a morte?
Il racconto di Maurensig ha evidenti collegamenti con le storie gotiche più note. Elementi nient’affatto originali e, forse, un po’ scontati: dal licantropo al castello “draculiano”. Ai lettori di Bram Stoker, Lovercraft o un certo Poe, “Vukovlad Il Signore dei lupi” non dirà nulla di nuovo da questo punto di vista.
Maurensig ha aggiunto una geografia, un’ambientazione ed episodi storicamente tangibili: terra polacca, Seconda Guerra mondiale, operazioni difensive di un esercito che tenta, sappiamo inutilmente, di opporsi all’avanzata tedesca. Letteratura mescolata a storia. Un meccanismo che accentua la verosimiglianza, ovviamente, che tende a fornire al lettore un quadro spaziale/temporale misurabile perché già noto e assolutamente reale. Da qui il senso di angoscia legato alla possibilità che quanto narrato sia vero.
Interessante, per chi legge, il continuo rimando allo scetticismo di chi, come l’autore, sa spiegare ogni superstizione, ogni magia, ogni leggenda attraverso la ragione, perché la ragione può risalire alla fonte di tutto, ha trovato e trova soluzioni a fenomeni che per millenni hanno tenuto in scacco l’intelligenza di popoli interi. Eppure ci sono paure che appartengono allo strato più atavico e inconscio di ogni uomo. Ed è con esse che, anche i più diffidenti, ogni tanto, devono fare i conti.
Il tema del bene e del male che si fronteggiano, in forme e in modi diversi, pervade tutto il racconto. Il doppio filo si dipana attraverso la leggenda della creatura mostruosa e le sue vittime da una parte, la storia concreta di due eserciti che si combattono durante la Guerra mondiale dall’altra. Due forme di male che vengono mescolate con maestria dalla scrittura limpida e precisa di Maurensig. Lui non patisce sbavature né titubanze. “Vukovlad. Il Signore dei lupi” è un libro che si legge velocemente sia perché è molto breve sia perché è scritto con estrema chiarezza e linearità.
Edizione esaminata e brevi note
Paolo Maurensig è nato a Gorizia nel 1943. Ha lavorato molti anni come agente di commercio. Il suo esordio come romanziere, infatti, avviene solo nel 1993 proprio grazie a “La variante di Lüneburg”, pubblicato da Adelphi, che ha ottenuto immediato successo. Nel 1996 arriva “Canone inverso”, libro dal quale Ricky Tognazzi ha tratto l’omonimo film. Sono poi seguiti: “L’ombra e la meridiana” Mondadori (1997), “Venere lesa” Mondadori (1998), “Gianni Borta. Gesto, natura, azione“ Maioli (1998), “L’uomo scarlatto” Mondadori (2001), “Polietica. Una promessa“ Marsilio Editore (2003), “Il guardiano dei sogni” Mondadori (2003), “Vukovlad – Il signore dei lupi” Mondadori (2006).
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