Renberg Tore

La mia Ingeborg

Pubblicato il: 1 Marzo 2024

Ho letto un ottimo libro, di recente. Si intitola “La mia Ingeborg” ed è stato scritto da Tore Renberg, popolare autore norvegese di cui, credo, in Italia si sa ancora molto poco. Ho amato questo romanzo per la sua brevità ma, soprattutto, per la sua straordinaria ricchezza umana e psicologia. La scrittura è nitida e incisiva, si addensa e si consuma nel dramma di un uomo rabbioso e malato che si macchia di colpe irrimediabili e che, con una sorta di primitivo e brutale candore, riesce a farci scrutare i lati più cruenti e malandati di unanima ostinatamente legata al proprio passato e solo a quello.

Non c’è apertura di sentimenti né capacità di conciliare gli aspetti di una vita ormai trascorsa con azioni che possano condurre a un qualche tipo di redenzione. Tollak, questo il nome dell’uomo, voce narrante e protagonista del romanzo, è un personaggio letterario di una potenza quasi lacerante. Si presenta a noi con la bocca piena di sangue e poche altre parole: “Sono Tollak di Ingeborg. Appartengo al passato. Lungi da me lidea di trovare il mio posto da qualsiasi altra parte”.

Lui, Tollak, è ciò che è in funzione di sua moglie, Ingeborg. Ma Ingeborg non c’è più e Tollak sembra essere ormai diventato materia rappresa, cocciuta e morente. Ingeborg è una presenza fissa, sequenze di parole, memoria di passione, è l’amore che non ha mai smesso di pulsare. “Lamavo in maniera totale, come nessun altro uomo ha mai amato una donna e maledico le forze demoniache che me lhanno portata via”. I ricordi sono il vero nutrimento di Tollak, ripensa e richiama in circolo persone e nomi e fatti che lo hanno indurito la sua scorza, che lo hanno spinto a isolarsi da tutto e da tutti, persino dai suoi due figli che vivono da anni lontano da lui.

Accanto a Tollak rimane solo Oddo, un ragazzotto complicato che ha preso con sé e che in paese tutti chiamano Oddoloscemo. Tollak è fermo nel tempo, si sente ormai fuori dal tempo: “Appartengo al passato. Lepoca in cui viviamo adesso non è la mia. Non cera, qui dove sono nato. Non cera, qui dove sono cresciuto. Non era quello che avevo imparato […] Ho voltato le spalle a questa nuova epoca molto tempo fa. Sono rimasto qui, nella parte alta della valle, con Ingeborg, con la segheria, con i boschi e la montagna, con le mie mani, con la scure, e adesso sta arrivando la fine. Non ho più la mia Ingeborg, la piccola luce che avevo in vita si è spenta, ma ho ancora qualcosa: sono quello che sono”.

La solitudine sembra l’unica dimensione che Tollak riesca a tollerare. Proclama con rancore le sue eterne idiosincrasie, il desiderio di starsene fuori da un mondo contemporaneo, fatto di velocità, successi, guadagni che non lo ha mai sedotto. I suoi silenzi sono l’unica voce a cui ha dato voce, anche con i figli. Tollak porta con sé un pesante fardello fatto di colpe, di mancanze e di parole taciute. “Hai il sangue amaro, Tollak. In questo Ingeborg aveva ragione. Nella mia famiglia ce n’è tanto. Di sangue amaro. Di gente che si mette luna contro laltra. Di dissidi”. Le radici del male, evidentemente, sono qui: nel sangue.

I pensieri di Tollak sono popolati da continui rimpianti, ma anche ossessioni e segreti. Una miscela di giudizi e contraddizioni difficilmente sostenibile per sempre. Per questo chiede ai suoi figli di tornare a casa. Vuole parlare con loro, deve parlare con loro: “Ho detto così. Voglio parlarvi di Oddo. Sono rimasto stupito di me stesso, perché non era quello che avevo pensato di dire. Quello che avevo pensato di dire, se me lavessero chiesto, era che intendevo parlargli del giorno in cui è scomparsa la loro madre”.

Edizione esaminata e brevi note

Tore Renberg è nato nel 1972 a Madla, un sobborgo di Stavanger, Norvegia. Fin da giovane ha sviluppato una grande passione per la letteratura e la musica. Renberg si è dedicato anche al teatro e alla filosofia. Nel corso dei suoi anni di studi universitari a Bergen ha conosciuto Karl Ove Knausgård, divenuto suo amico e collega. Nonostante iniziali rifiuti da case editrici, Renberg fu scoperto nel 1995 da Geir Gulliksen al Tiden Norsk Forlag. Uno dei suoi lavori più noti è il romanzo “Mannen som elsket Yngve” (in italiano, “L’uomo che amava Yngve”), pubblicato nel 2003. Il romanzo è stato adattato anche in un film nel 2008. Renberg è uno degli scrittori più affermati e popolari della letteratura norvegese contemporanea. Tradotto in più di venti lingue e vincitore di numerosi premi letterari, nel 2020 scrive “Tollak til Ingeborg” (letteralmente, “Tollak di Ingeborg”), tradotto in italiano in “La mia Ingeborg” e pubblicato da Fazi Editore nel 2024.

Tore Renberg, “La mia Ingeborg“, Fazi Editore, Roma, 2024. Traduzione di Margherita Podestà Heir. Titolo originale: “Tollak til Ingeborg” (2020).

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