Monego Marina

Ancora lungo la Caretera. Santa Clara – parte 4

Pubblicato il: 19 Maggio 2016

Dopo la visita a Cienfuegos riprendiamo la Caretera.

Noto che un’altra presenza costante nei paesi, dopo la scuola, è il presidio sanitario. Cuba ha un alto numero di medici e anche di farmacie, che però, almeno per i cubani, sono in genere ridotte a quattro scaffali: tabletas, liquidi e un altro paio di categorie di farmaci. Ci sono cliniche e ospedali in abbondanza, tutto è gratuito, come la scuola e questo è un altro dei vanti del governo.

Come sperimento la Sanità cubana

Un giorno esatto dopo la partenza da L’Avana ho modo di sperimentare di persona la Sanità cubana. La prima tappa del tour è Cienfuegos e poi Santa Clara: sono molto chilometri, ore di pullman. Alla sera arrivo all’hotel, una sorta di agriturismo in realtà, alle porte di Santa Clara con i brividi. Di nuovo febbrone e tosse. Alle 23 il termometro segna 39° abbondanti, non funziona neanche la Tachipirina. Nel nostro gruppo c’é una dottoressa, ma ci facciamo qualche riguardo a chiamarla a quest’ora, visto che ha pure due bambini. Proviamo con la tanto celebrata sanità cubana, sappiamo che ogni hotel ha sempre un medico a disposizione. Mio marito va a chiamarlo. Arriva subito una dottoressa gentilissima, che mi visita, mi dà due pillole che si chiamano “Antipirona”, dev’essere un antipiretico potente, e una compressa di vitamina C da succhiare e insegna a mio marito a farmi spugnature su caviglie, polsi e fronte con gli asciugamani umidi, un rimedio antico, ma sempre buono, penso. Mi dice che dovrei fare una lastra per vedere se serve antibiotico.

Desidererei molto essere a casa mia, penso che non saprei neanche come fare a farmi rimpatriare da questa distanza e che comunque non sarei in grado di reggere il viaggio. Rischio di tornare a casa in urna cineraria come bagaglio a mano.

La dottoressa ritornerà tra un’ora a controllarmi. Mi dice che il farmaco che mi ha dato può essere anche iniettato in casi estremi.

Puntuale, dopo un’ora la dottoressa arriva per misurarmi la febbre: 38°. Meno male. Noto che ha un candido involto in mano e, dal rumore metallico, capisco che è la pentolina in cui anche da noi, fino a non molto tempo fa, si usava far bollire la siringa per sterilizzarla. A Cuba non ci sono le siringhe monouso. Vita dura per medici e pazienti.

Comunque finalmente posso dormire. Mio marito non so, credo che passi buona parte della notte con l’orecchio teso per sentire se respiro ancora.

Il mattino dopo ho 38° e mi sento come se fossi passata sotto un rullo compressore. Consulto la nostra dottoressa che mi dice di prendere senza indugio l’antibiotico che gentilmente Pino e sua moglie mi passano. Io ho portato via di tutto, ma non un antibiotico per bronchiti o simili, non pensavo a una malattia del genere a questa latitudine.

Imbottita di Augmentin, Tachipirina ed Enterogermina per prevenire effetti collaterali, riparto con sempre a portata di mano (ai Tropici!) il fedele pile anti-aria condizionata.

Oggi c’è la visita al Mausoleo del Che e non voglio perderla.

Siamo solo all’inizio – è il 19 aprile – e sto già a pezzi. Parafrasando Fidel, faccio mio il motto “O playa o muerte”.

Santa Clara

Santa Clara è il tempio del Che: qui c’é il mausoleo che ne immortala le gesta, qui i suoi resti, dopo molti anni, hanno trovato finalmente pace, qui vengono non solo i turisti, ma i ragazzi delle scuole in gita d’istruzione.

Santa Clara è il Monumento a la Toma del Tren Blindado, in memoria di un evento storico assai noto. Giacciono qui i vagoni deragliati di un treno blindato, che furono divelti dai binari più a nord, durante la battaglia di Santa Clara nel 1958, dai guerriglieri del Che.

Il dittatore Batista aveva inviato oltre diecimila soldati al centro dell’isola per impedire ai ribelli di proseguire la marcia verso L’Avana e una delle sue armi principali era un treno blindato. Guevara e i suoi – erano pochissimi – sollevarono le rotaie con un bulldozer e fecero deragliare il treno, i 408 soldati si arresero presto e in seguito il treno fu usato come base per nuovi attacchi.

Requiem per un guerrigliero

Il mausoleo ospita i resti di Che Guevara e di ventinove suoi compagni e combattenti uccisi nel 1967 in Bolivia, mentre cercavano di stimolare la lotta armata in quel paese. Che Guevara fu sepolto con gli onori militari il 17 ottobre 1997, dopo che i suoi resti furono scoperti in Bolivia. Accanto al mausoleo c’è un museo con foto e oggetti appartenuti al Che e una fiamma eterna in sua memoria. Per la sepoltura fu scelta Santa Clara, perché la città fu conquistata dal Che e dai suoi il 31 dicembre 1958 durante una famosa battaglia, che decretò anche la fuga del dittatore Batista.che monumento

Il 17 ottobre 1997 le spoglie del Che e dei suoi compagni sono arrivati qui scortati da un corteo di auto da L’Avana, in piccole teche di legno a bordo di rimorchi trainati da jeep. Ad attenderli la folla, un coro di scolari che cantavano “Hasta siempre” e Fidel, che ha tenuto un discorso in cui tra l’altro ha detto: “Perché pensano che uccidendolo avrebbe cessato di esistere come combattente? Oggi è in ogni luogo, ovunque ci sia una giusta causa da difendere. Il suo marchio indelebile è ormai nella storia e il suo sguardo luminoso di profeta è diventato un simbolo per tutti i poveri di questo mondo”. A seguito 21 colpi di cannone.marina piazza che

Il monumento, realizzato con molta manodopera “volontaria” degli abitanti di Santa Clara, mostra molti aspetti della vita del Che, c’é anche riprodotta la lettera d’addio a Fidel. La costruzione è assai squadrata, dominata dalla statua alta 6,7 metri del Che col mitra a tracolla, a rettangoli e quadrati, che vogliono rappresentare la personalità molto forte e stabile del Che. Il monumento è orientato a 190° con la figura del Che che guarda verso il Sudamerica e il suo sogno di vederlo unito. Alla base il motto famosissimo: “Hasta la victoria siempre”.marina che tutto

Il complesso poggia su una collina che domina Santa Clara e contiene anche una grande piazza piastrellata. Confesso che all’inizio, a causa delle linee oblique e gialle, l’avevo scambiata per il parcheggio.

Alla fine della piazza due grandi cartelloni con citazioni di Fidel: “Che, è stata una stella a metterti qui e hai fatto di questo un popolo”. “Vogliamo che tutti siano come il Che”.che estrella

All’interno del mausoleo è vietato fare foto, si marina cheviene invitati al silenzio, è un santuario laico. Nella penombra vi sono i loculi dei rivoluzionari, un tondo scolpito li ritrae uno per uno, accanto a ciascun loculo una rosa rossa, sempre fresca. Sulla tomba del Che brilla una stella.

Sebbene un uomo che ha difeso le proprie idee, per quanto nobili, a colpi di mitra sia quanto di più lontano possa esserci dai miei ideali, cedo alla suggestione del luogo e all’atmosfera sacrale e rispettosa che lo pervade. Penso sia giunta l’ora di recitare un Requiem per un guerrigliero e per i suoi compagni.

Marina Monego, maggio 2016