Frappi Carlo

Azerbaigian crocevia del Caucaso

Pubblicato il: 8 Luglio 2014

Terra dei “guardiani del fuoco”, crocevia di culture, paese di antichissima civiltà, culla dello zoroastrismo, l’ Azerbaigian è, tra le repubbliche del Caucaso meridionale, quella a noi meno nota. Mentre l’Armenia e la Georgia, di antica civiltà cristiana, hanno avuto con l’Italia rapporti significativi nel corso dei secoli, l’Azerbaigian, paese musulmano sciita, è sempre rimasto semi-sconosciuto e soltanto in questi ultimi anni, dopo il crollo del regime sovietico, ha intessuto relazioni essenzialmente commerciali con l’Italia, mentre quelle turistiche e culturali hanno ancora un ampio margine di sviluppo.

L’Azerbaigian è situato nel Caucaso meridionale, una regione montuosa compresa tra il mar Nero e il mar Caspio, ricca di richiami culturali sia biblici che classici. Sul monte Ararat, in Armenia, ad esempio, si fermò l’arca di Noè; nella Colchide, sulla costa dell’attuale Georgia, arrivarono gli Argonauti alla ricerca del vello d’oro; secondo il mito Prometeo fu incatenato sul Caucaso.

Il Caucaso è anche terra di frontiera, che ha fatto gola a molti popoli ed è stato teatro di guerre e invasioni, che costringevano gli abitanti a rifugiarsi nelle zone più alte e impervie delle montagne. Si tratta di un territorio complesso, che ha fatto da confine tra le civiltà del Vicino Oriente e i popoli nomadi delle steppe eurasiatiche, un territorio difficile da controllare e quindi conteso a lungo tra cristianesimo e islam, tra mondo iranico e greco-romano. Solo con la conquista russa il Caucaso è stato incluso in un unico sistema politico, che si è poi disintegrato e ha fatto riemergere i diversi stati che lo componevano.

Tra questi l’Azerbaigian, un paese ricchissimo di petrolio e gas naturale, del quale siamo i principali importatori.

Il saggio di Carlo Frappi costituisce un esauriente e chiaro contributo per una maggiore conoscenza di questo paese, della sua storia e delle sue risorse. Ci presenta l’Azerbaigian in modo che definirei didattico, delineandone i confini, la geografia, l‘arte e la cultura. Scopriamo così un territorio di antichissima tradizione letteraria, con alcune preziose forme d’artigianato come i tappeti e il gurama, una sorta di patchwork (composizione realizzata utilizzando diversi tipi di tessuto) di altissimo livello, con effetti cromatici straordinari.

Frappi si sofferma maggiormente sulla storia e sull’economia dell’Azerbaigian, una nazione emergente grazie al petrolio e al gas naturale, sue risorse principali.

Per la sua collocazione geografica l’Azerbaigian è sempre stato soggetto a invasioni e guerre: persiani, romani, arabi, turchi, popoli caucasici nomadi sono tutti passati per il suo territorio. Ha avuto momenti di splendore ed epoche buie, è stato ambito da molti, compresi i russi, che fin dai tempi di Pietro il Grande tentarono d’impossessarsene. Questo zar riuscì nel 1723 a prendere Baku, poi persa nel 1735 con il trattato di Ganja con la Persia. Successivamente la conquista russa ebbe varie fasi – tra il 1918 e il 1920 ci fu la parentesi della repubblica Democratica dell’Azerbaigian – e culminò con il settantennio del dominio comunista, che inglobò l’Azerbaigian nell’insieme delle Repubbliche Socialiste Sovietiche, chiudendone i confini e legandolo anche economicamente alla Russia.

La nuova e indipendente Repubblica dell’Azerbaigian nasce il 30 agosto 1991: si tratta di una repubblica presidenziale, che ha visto prima nel presidente Heydar Aliyev e ora in suo figlio una figura di uomo forte, in grado di controllare un paese in profonda crisi economica e con un conflitto aperto con l’Armenia nel Nagorno-Karabakh. Dall’indipendenza è cominciata una rinascita economica per l’Azerbaigian, che ha certamente ancora molta strada da percorrere.

Uno dei gravi problemi irrisolti è la guerra “congelata” in Nagorno-Karabakh: si tratta di un vasto territorio (circa un sesto) dell’Azerbaigian abitato in prevalenza da armeni, che è stato occupato dall’Armenia nel 1992 (ma le contese erano annose), scatenando un’ondata di scontri interetnici e di conseguenza, un esodo di profughi azerbaigiani in fuga. Sette regioni erano abitate in prevalenza da azeri.

Nel 1994 è stato firmato un cessate il fuoco – con mediazione russa – ma finora non c’è stata una vera dichiarazione di pace. Sembra che un accordo fra le parti risulti estremamente difficile, poiché l’Azerbaigian è disposto al massimo a riconoscere una certa autonomia al Nagorno-Karabakh, mentre l’Armenia, richiamandosi al principio dell’autodeterminazione dei popoli, sostiene l’indipendenza della regione.

Il libro di Frappi analizza poi la costituzione azerbaigiana, l’organizzazione statale, lo sviluppo economico e le relazioni con l’Italia che, se sono assai notevoli per quanto riguarda l’importazione di gas naturale e petrolio da parte nostra, sono ancora in sviluppo dal punto di vista culturale.

Il saggio risulta interessante, offre un approccio cultural-economico all’Azerbaigian, consente di farsene un’idea e di distinguerlo da altri paesi del Caucaso.

Certamente si tratta di una nazione con la quale l’Italia intende mantenere buoni rapporti, visto che ci rifornisce di risorse energetiche indispensabili.

Un’ultima curiosità: la bandiera azerbaigiana è composta da tre bande orizzontali di uguale grandezza. La superiore è blu e richiama le origini turche dell’Azerbaigian, quella centrale è rossa e indica l’adesione ai principi democratico-liberali di modernizzazione, la terza è verde e richiama l’islam.

Al centro c’è una mezza luna con una stella a otto punte, simbolo delle otto branche dell’etnia turca.

bandiera azerbaigian

Edizione esaminata e brevi note

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE

Carlo Frappi, Azerbaigian, crocevia del Caucaso, Roma, Sandro Teti 2012. Prefazione di Aldo Ferrari.

Carlo Frappi, studioso ed esperto di tematiche politiche, economiche e di sicurezza del Vicino Oriente, ricercatore associato presso il programma Caucaso e Asia centrale dell’istituto per gli Studi di Politica Internazionale (ISPI) di Milano. Membro per l’Associazione in Italia dell’Asia centrale e del Caucaso (ASIAC), è autore di diversi saggi scientifici pubblicati in riviste di settore e di numerosi rapporti di scenario per le istituzioni nazionali.

Aldo Ferrari insegna Lingua e letteratura Armena e Storia del Caucaso presso l’Università di Ca’Foscari di Venezia, è responsabile dei programmi di Ricerca “Russia/ Vicini Orientali” e “Caucaso/ Asia Centrale” dell’ISPI di Milano e vicepresidente dell’Associazione per lo Studio in Italia dell’Asia centrale e del Caucaso.

http://it.wikipedia.org/wiki/Azerbaigian

Articolo già apparso su lankelot.eu nel 2014