Bobin Christian

L’uomo che cammina

Pubblicato il: 7 Luglio 2013

“L’uomo che cammina” di Christian Bobin è un libro minuscolo: è composto da pochissime pagine e occupa solo 17 centimetri. Eppure in questo breve testo, dal carico lirico importante, vi è racchiuso un tesoro sorprendente e, al tempo stesso, piuttosto semplice. L’uomo che cammina, l’uomo del titolo, non è altri che Gesù, anche se Bobin non cita il suo nome neppure una volta. Ce lo lascia intuire, perché sa che chiunque può capirlo senza grandi sforzi. Non so quanti, prima del poeta e scrittore francese, si siano soffermati su questo atto di Gesù, quanti siano partiti dall’azione del camminare per raccontare la storia di una persona che, volenti o nolenti, dura da due millenni.

Gesù è un uomo che, in vita, ha camminato parecchio seppur in uno spazio relativamente ristretto: “Trascorre la propria vita su circa sessanta chilometri di lunghezza, trenta di larghezza. E cammina. Senza sosta. Si direbbe che il riposo gli è vietato“. Chi cammina, ovviamente, passa. Il suo passaggio, a differenza di quello di miliardi di umani, ha lasciato tracce indelebili. Chi ha scritto di lui e ce ne ha lasciato memoria era comunque in ritardo, proprio come noi che lo conosciamo a distanza di tantissimo tempo. E le sue parole camminano quanto lui. Anzi, molto più di lui perché si muovono nello spazio e anche nel tempo: “Conserva una falcata di vantaggio e la sua parola è come lui, incessantemente in movimento, senza fine nel movimento di dare tutto di se stessa“.

Il camminare presuppone un andare. E il suo andare era sempre verso qualcuno a cui offrirsi e a cui chiedere ascolto. L’altro è una porta da aprire attraverso un volto, uno sguardo da pari a pari, un contatto che non prevede squilibri né differenze. “Nei campi di concentramento i nazisti proibivano ai deportati di guardarli negli occhi, sotto pena di morte immediata. Colui di cui non accolgo più il volto – e per accoglierlo bisogna che io lavi il mio volto da qualsiasi residuo di potenza – quello io lo svuoto della sua umanità e me ne svuoto io stesso“. Il suo cammino incessante sembra arrivare da lontano, da quella radice ebraica che fa di lui un eterno errante.

Le sue parole raccolgono chiunque, senza distinzione. Le usa per spiegare la vita, la sua generosa e stravagante complessità. Il cielo si popola così di creature infinite in una mescolanza che mi ha ricordato le mirabili visioni dei quadri di Chagall: “coglie dei pezzi di terra, li raduna nella sua parola e il cielo appare, un cielo con alberi che volano, agnelli che danzano e pesci che ardono, un cie­lo impraticabile, popolato di prostitute, di folli e di festaioli, di bambini che scoppiano in risate e di donne che non tornano più a casa: tutto un mondo dimenticato dal mondo e festeggiato là, subito, adesso, sulla terra come in cielo“. Il movimento della sua parola è quello che pone di fronte un uomo a un altro uomo, senza pesarne le colpe né le virtù né le ricchezze. E parla senza ricorrere a giochi verbosi ed ambigui. Lui usa parole povere che tutti possano afferrare e fare proprie. “Quello che vuole, non per sé lo vuole. Quello che vuole è che noi ci sopportiamo nel vivere insieme. Non dice: amatemi. Dice: amatevi“.

Come ho detto, “L’uomo che cammina” è un testo brevissimo eppure ci si potrebbe soffermare su ogni frase per ore intere, riflettendo sui significati che contiene e sulle implicazioni che comporta. La densità di quanto Bobin scrive è immensa. Eppure non mi è difficile immaginare la disapprovazione di chi non sa e non vuole vedere nella figura di Gesù nulla di più o di meno di quanto sia stato scritto e designato come verità assoluta. Personalmente trovo molto interessante ed affascinante scoprire una versione di Gesù che, proprio come il Francesco di “Francesco e l’infinitamente piccolo”, viene percepita e raccontata in maniera diversa e soggettiva. Per qualcuno, forse, ci troviamo di fronte a una sorta di eresia, per me, invece, l’opera di Bobin non è altro che una forma di verità, una tra le più penetranti, fra l’altro, perché nata dalla penna di un autore che si dichiara laico e che può avvicinarsi a Gesù senza sentire il peso o l’incastro di sovrastrutture dogmatiche paralizzanti ed asfissianti. La lettura poetica che Bobin dà di Gesù non toglie nulla alla sua rilevanza storica, spirituale, umana e divina. La fede, insomma, è un’altra storia, una storia che non serve necessariamente raccontare e che non è indispensabile possedere per avere una concezione onesta e legittima di Gesù, del suo messaggio e, per l’appunto, del suo incessante cammino.

Edizione esaminata e brevi note

Christian Bobin è nato nel 1951 a Creusot, luogo in cui tuttora vive. Ha studiato filosofia ed ha lavorato prima presso la biblioteca municipale d’Autun poi nell’Ecomuseo di Creusot. Le sue prime pubblicazioni risalgono alla fine degli anni ’70. Il successo, però, arriva solo nel 1991 grazie a “Une petite robe de fête”. Ma ancora più clamore suscita un libro pubblicato l’anno dopo, si tratta di “Le Très-Bas”, dedicato a Francesco d’Assisi e vincitore di alcuni premi letterari. Christian Bobin è letterato, poeta, saggista. Numerose sue opere sono state tradotte anche in italiano, tra esse possiamo ricordare: “Francesco e l’infinitamente piccolo” (Il pozzo, 1994), versione italiana di “Le Très-Bas”; “L’uomo che cammina” (Qiqajon, 1998); “Geai” (Le vele, 2000); Elogio del nulla (Philologia, 2002); “Resuscitare” (Gribaudi, 2003); ” Il distacco dal mondo” (Servitium, 2005); “Consumazione. Un temporale” (Città Aperta, 2006); “La parte mancante” (Città Aperta, 2007); “Mille candele danzanti” (Camelozampa, 2008); “Più viva che mai. Una storia d’amore dura per sempre” (San Paolo Edizioni, 2010); “Autoritratto al radiatore” (AnimaMundi Edizioni, 2012); “Una biblioteca di nuvole” (Camelozampa, 2012); “Folli i miei passi” (Edizioni Socrates, 2013).

Christian Bobin, “L’uomo che cammina“, Edizioni Qiqajon, Magnano (BI), 1998, decima ristampa 2012. Traduzione di Guido Dotti. Postfazione Guido Dotti, Gabriella Caramore. Titolo originale: “L’homme qui marche” (Le temps qu’il fait, 1995).

Pagine Internet su Christian Bobin: Wikipedia (fr)