Messina Antonio

Ofelia e la luna di paglia

Pubblicato il: 25 Marzo 2009

POSTFAZIONE

Ogni romanzo di Antonio Messina riesce a stupirci e ci conduce in realtà sempre diverse e nuove. Dopo i racconti filosofico-fantasy di “La memoria dell’acqua” e le complicate trame de “Le vele di Astrabat”, dove la prosa era fitta di descrizioni e i personaggi si muovevano sulla scena dando vita a storie intrecciate, con “Ofelia e la luna di paglia” ci troviamo di fronte a un romanzo breve e scorrevole, in cui s’alternano in giuste dosi dialoghi e narrazioni, in una struttura polifonica. Sono infatti i vari personaggi, dal loro punto di vista, ad accompagnarci nella realtà virtuale.

La vicenda è ambientata nel 2122 in un videogioco d’ultima generazione, Erasmus4, nel quale Nina, l’ideatrice, riesce ad entrare per una sorta di prodigio che nessuna scienza sa spiegare.

Messina non si discosta dal genere letterario che l’ha fatto conoscere, il fantasy-filosofico, ma ne indaga sempre nuove possibilità, stavolta ispirandosi a un tipo di divertimento che interessa soprattutto i giovani.

Letterariamente vi sono scoperti omaggi ad alcuni autori di riferimento di Messina: Asimov, Orwell, Bradbury. Nel finale spunta anche Lewis con “Lontano dal pianeta silenzioso”. In una sorta di piccolo cammeo vengono presentati alcuni personaggi che conoscono a memoria le opere di questi scrittori, come a sottolineare la loro importanza.

Ofelia e la luna di paglia” è un romanzo che potrà piacere ai giovani sia per l’ambientazione che per la rapidità, simile a quella dei videogiochi, con cui si passa da una realtà all’altra. Avventura e delicati sentimenti lo ingentiliscono e lo ripuliscono da quegli eccessi di violenza che talvolta caratterizzano i videogames e che qui sono incarnati dal truce guerriero Julius, portatore di distruzione e di morte.

Il movimento del romanzo sta tutto nell’alternarsi, fino a confondersi, di reale e virtuale, due mondi paralleli eppure simili.

La creativa Nina ha dato il meglio di sé in Erasmus4, proiettando in quel gioco i suoi sogni e i suoi desideri. Ha immaginato un paesaggio incontaminato dagli straordinari colori, fatto di rocce, mare, polvere azzurra e cieli cremisi dagli evanescenti bagliori e una cinerea luna di paglia, infine ha cercato di elaborare il recente lutto per la morte del padre nel personaggio di Erasmo, un uomo semplice, un anziano pescatore che non si pone tante domande, trascorre la sua esistenza nell’arcipelago alternando alle consuete attività i pellegrinaggi al sepolcro della moglie Evita.

Erasmo dovrebbe essere inconsapevole di sé, una creatura fittizia, e per certi versi lo è -ad esempio non sa nulla delle sue origini- ma inaspettatamente è anche in grado di soffrire, prova emozioni e sentimenti, coltiva una specie di religione naturale che considera la morte una dissoluzione nel tutto, un evento necessario quanto la vita.

Il nodo essenziale del romanzo sta tutto nella possibilità di entrare nel virtuale e di scoprirlo, dall’interno, vivo e quindi trovare una possibilità per realizzare i propri sogni.

La perfezione sembra esistere. Nina ne è così attratta da decidere di trasferirsi nel suo mondo virtuale tanto si sente estranea e disgustata dalla realtà in cui vive (Anemil: un nomen-omen per una città grigia, anonima, anemica e spenta).

Somiglia a una regressione il suo ingresso nel gioco:

Viaggiò in una spirale di luce accecante, piegata in posizione fetale.Quando mise piede sul suolo del suo mondo virtuale, un vento leggero si era alzato in volo e la sterpaglia brillante rischiarava l’arcipelago di Nesete e parte della scogliera”.

È commovente per Nina vedere realizzato il suo mondo di sogno, poterlo toccare, camminarvi quasi come in un Eden progettato da lei stessa, su misura. Costituisce la cornice ideale in cui inserire lo spirito del padre e farlo rivivere, riuscire ancora a parlargli, condividere emozioni e gioie con lui.

Eppure l’errore umano s’annida ovunque e il male trova il modo di penetrare nell’universo più perfetto e bello. Sottesi a quella che può sembrare solo un’avventura per videogiocatori ci sono i grandi interrogativi esistenziali sulla vita e sulla morte che da sempre Messina si pone nelle sue storie e c’è quella ricerca d’armonia che lo accompagna nelle visioni della natura così ricche di cromatismi.

Nina aveva disegnato terre coltivate a frumento, elaborato perfette piantagioni di vigneti, campi di pomodoro e aranceti che si stendevano a perdita d’occhio. Era il suo mondo fatto di trasparenze, respiri, cromatismi di rara bellezza, dettagli d’indicibile raffinatezza. Forse era quella la sua idea dell’universo, grandi scogliere, oceani azzurri, cieli infiniti, edifici rupestri avvolti da spirali di nebbia, sentieri che serpeggiavano su promontori armoniosi.”

Ofelia e la luna di paglia” è un romanzo a più livelli di lettura. Possiamo soffermarci sulla sua trama rapida, fatta di continui passaggi da una realtà all’altra, oppure considerare la delicata corrispondenza d’amorosi sensi che si crea tra vivi e morti, oggi come nei secoli passati. Se Nina ha cercato di ricreare la figura paterna grazie alla tecnologia più sofisticata, Erasmo, creatura antica, compie il settimanale pellegrinaggio da Evita al sepolcreto, depone tre margherite sulla sua tomba e intesse un dialogo silenzioso con lo spirito della moglie scomparsa, sempre sperando che qualche divinità la riporti miracolosamente in vita.

Non manca una struggente e inespressa storia d’amore tra Nina e il suo collega Enrique: uomini e donne in fondo cercano proprio armonia, condivisione, passione, sogno. Silenzi e malintesi possono frapporsi e impedire quel che poteva essere e viene per sempre perduto.

Il virtuale è come il reale, soggetto al male, agli inganni, all’errore e le stesse passioni si riflettono nell’uno e nell’altro mondo: avidità, ingordigia, invidia raggiungono con le loro ombre anche quell’angolo sperduto d’universo dove Nina pensava di trovare la sua felicità, la sua piccola utopia e di sfuggire al lutto.

Come fiammelle gli esseri umani – e virtuali – si spengono dopo aver lasciato un piccolo segno nel cosmo infinito.

In “Ofelia e la luna di paglia” non vi è solo sogno,compaiono riferimenti all’attualità.

L’anno 2122 non era molto cambiato rispetto al passato, anzi tante cose erano peggiorate. Flussi di migranti avevano letteralmente invaso le Terre Occidentali e questo aveva creato seri problemi di convivenza. Le città erano diventate insicure, la temperatura si era alzata su livelli preoccupanti, il lavoro scarseggiava, molte famiglie non riuscivano più a sbarcare il lunario, umiliate e offese chiedevano rispetto e un lavoro dignitoso. Problemi razziali legati ai flussi migratori, si assommavano ad altri problemi, come l’aumento vertiginoso dei carburanti, la nuova povertà, l’aumento di malattie infettive che nelle parti più povere del mondo avevano fatto strage della popolazione. Si respirava un clima d’attesa, sembrava che da un momento all’altro dovesse scoppiare l’inferno. Si era in troppi sulla Terra, o forse la verità era un’altra, quella che per secoli era stata taciuta dai signori del potere: non c’era giustizia, erano state violate le norme del vivere civile, si erano dette falsità.”

Gli uomini hanno imboccato una via sbagliata, vuole dirci Messina, fatta di menzogne e inganni, perciò tutta la loro civiltà è destinata a crollare oppure a involvere su se stessa con esiti devastanti. Il senso di una possibile fine, frutto del nostro tempo precario, aleggia tra le pagine. Il videogioco, a questo punto potremmo essere noi stessi, spesso manovrati da forze più potenti o suggestionati dai media e quella catastrofe finale con l’apocalittica caduta delle stelle e del cielo, potrebbe riguardarci da vicino.

In fondo la vita è una menzogna” osserva Nina sia all’inizio che alla fine del romanzo. Qual è dunque la vera realtà?

articolo apparso su lankelot.eu nel marzo 2009

Edizione esaminata e brevi note

EDIZIONE ESAMINATA E BREVI NOTE

Antonio Messina (Partanna-Trapani 1958), scrittore e poeta italiano. Vive a Padova.

Ha scritto :“L’assurdo respiro delle cose tremule”; “La memoria dell’acqua” (Il Foglio 2006); “Le vele di Astrabat” (Il Foglio 2007), che hanno incontrato il favore di pubblico e critica.

Antonio Messina, Ofelia e la luna di paglia, Piombino, Edizioni Il Foglio 2009.

Prefazione di David Frati. Postfazione di Marina Monego.

Approfondimento in rete: sito ufficiale dell’autore / Intervista a cura di Renzo Montagnoli.