Di Irmgard Keun (1905-1982) in Italia si sa pochissimo. Nel 1931 questa ragazza berlinese trasferita a Colonia ancora bambina, pubblica Gilgi – eine von uns, (“Una di noi”), che ha grande successo (si parla di 30.000 copie vendute in un solo anno). Nel 1932 Das kunstseidene Mädchen (“La ragazza di seta artificiale”) raccoglie uguale favore, ma il regime nazionalsocialista decide di inserire, appena un anno dopo, i suoi romanzi nella lista della “Letteratura nociva e inopportuna”. La protesta costerà all’autrice l’arresto, ma l’azione censoria sul lungo periodo farà sprofondare nell’oblio anche la restante produzione letteraria, che proseguirà lungo tutti gli anni dell’esilio olandese. La damnatio memoriae perseguiterà la Keun per il resto dei suoi giorni in patria (dove torna nel 1940 per vivere coperta dalla notizia di un falso suicidio fino al termine della guerra). Le opere degli anni Cinquanta e Sessanta passeranno inosservate e la Keun, preda dell’alcol e di problemi psichiatrici, non raggiungerà più le vette di quei primi splendidi anni Trenta, quando, lasciata la carriera di attrice, anche dietro l’incoraggiamento di Alfred Döblin, comincia a raccontare le peripezie venate di autobiografismo di ragazze del suo tempo, frequenta i grandi letterati tedeschi, si sposa e divorzia nel giro di pochi anni, intreccia una relazione con Joseph Roth, viaggia per tutta l’Europa.
Dopo la morte, avvenuta nel 1982, finalmente la Germania ritroverà una delle sue voci perdute e i romanzi più famosi conosceranno continue ristampe. Anche la critica recupera l’autrice e dalla fine degli anni Novanta svariati sono i saggi che la riguardano.
In Italia Mondadori pubblica il primo successo (attualmente irreperibile) nel 1934 e Rizzoli negli anni Ottanta rispolvera il romanzo Dopo mezzanotte: occorre attendere l’udinese Forum perché venga finalmente tradotta (nel 2008) La ragazza di seta artificiale, un romanzo straordinariamente moderno, in cui la figura femminile preconizza una liberazione da ruoli millenari che non poteva piacere al mondo del primo nazionalsocialismo, proteso a generare la nuova razza del tutto rispettosa degli antichi valori.
Irmgard Keun ribalta il mondo delle sicurezze hitleriane, probabilmente descrivendo un universo femminile assai più vicino al vero dei modelli patriarcali portati a esempio all’epoca, in piena comunione con le aspirazioni delle giovinette coetanee degli altri stati europei (non possono non venire in mente le ragazze ungheresi di
Bus Fekete, o le giovani russe emigrate a Parigi di
Nina Berberova ), tese a rivendicare la propria giovinezza e il desiderio di riscatto sociale che non le costringa a ripercorrere i passi pesanti di eterne fatiche domestiche delle proprie madri.
Doris (la Gilgi del primo romanzo “cresciuta”?) è una segretaria cui la vita di provincia, una famiglia povera e l’assenza di prospettive decenti conducono a cercare fortuna prima nel mondo teatrale, falso e fondamentalmente privo di sbocchi, poi a Berlino, enorme città dalle luminose promesse. Nel diario scritto tra un avvenimento e l’altro spicca il desiderio di diventare qualcuno, di condurre una vita agiata e avvincente, di smarcarsi soprattutto dall’ambiente di miseria appiccicosa e di abbrutimento nel quale vivono i genitori più per impossibilità di un’altra vita che per scelta.
Un faccino carino, qualche abito elegante, e molta spregiudicatezza portano Doris da un amante all’altro, da un’illusione all’altra. Berlino è una madre affascinante ed egoista, che permette ai suoi figli di morire di fame vestiti in pelliccia: ben presto anche i sogni di Doris devono trovare una dimensione più confacente alle reali condizioni in cui la ragazza versa. La fame, compagna fedele più di qualsiasi uomo, scava il volto e le carni e Doris arriva al punto di chiedere soldi alla donna delle pulizie della stazione Zoo: a salvarla arriverà un angelo dalle ali e dal cuore spezzati, un uomo buono se anche non bello, che non chiede nulla, solo un po’ di affetto. Dopo tanto tempo anche per la protagonista si apre un po’ di cielo tra le nubi dell’esistenza grama cui si è condannata senza troppa colpa. La felicità tuttavia ha il sapore di un attimo brevissimo: tutte le bugie, gli inganni, le falsità che erano serviti a Doris per tirare avanti si arrendono davanti all’amore, quello vero, che vince quando perde e vive solo se muore a se stesso.
Non rivelo di più, ma invito tutti a scoprire questa ottima scrittrice dimenticata, ora restituitaci dalla bella traduzione di Chiara Duca e Luigi Reitani, grazie alla quale spero davvero qualche editore senta il desiderio di colmare una lacuna tutta italiana.
“Sono a Berlino. Da qualche giorno. Ho viaggiato di notte e mi rimangono novanta marchi. Devo camparci finché non trovo qualche possibilità di guadagno. Finora ho avuto esperienze incredibili. Berlino scendeva su di me come una trapunta a fiori color fuoco. La parte ovest della città è elegante, con una gran quantità di luci, come pietre preziosissime incastonate in una montatura cesellata. Ero circondata da un grande sfavillio. E avevo addosso il petit-gris.” (p.47)
Edizione esaminata e brevi note
Irmgard Keun (1905-1982), scrittrice. La voce da me creata su
Wikipedia raccoglie le notizie biografiche e la bibliografia. Tra i romanzi di maggior successo,
Una di noi (1931), attualmente irreperibile (lo posseggono due sole biblioteche in Italia che non lo prestano),
La ragazza di seta artificiale (1932), pubblicato da Forum nel 2008,
Das Mädchen, mit dem die Kinder nicht verkehren durften (1936),
Dopo mezzanotte (1937), pubblicato da Rizzoli nel 1984 e presente in svariate biblioteche,
Kind aller Länder(1938),
Ferdinand (1950). Studiando la bibliografia posseduta dalla
Deutsche National Bibliothek ho l’impressione che siano stati pubblicati svariati inediti (come la corrispondenza 1933-1947 con Arnold Strauss – notizie su questa famiglia
qui – intitolata
Ich lebe in einem wilden Wirbel e pubblicata nel 1988). La voce su
wikipedia inglese dà l’idea del buon lavoro di traduzione delle opere della Keun fatto in area anglosassone e comprende una piccola bibliografia dei saggi usciti su di lei in Germania.
Irmgard Keun, La ragazza di seta artificiale, traduzione di C. Duca e L. Reitani, Forum, Udine 2008. 160 p.
Titolo origninale: Das kunstseidene Mädchen
Approfondimenti in rete
Irmgard Keun oltre che su Wikipedia italiana e inglese è presente sul sito wiki tedesco dei libri
qui.
Altre notizie – sempre in tedesco –
qui.
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