López Guillem

Challenger

Pubblicato il: 15 Agosto 2017

Da qualche parte abbiamo letto che lo scrittore Guillem López ha sempre avuto una sorta di ossessione per quanto accadde il 28 gennaio 1986 sopra il cielo della Florida. O quanto meno ci è sembrato di aver letto qualcosa del genere: anche se non proprio rispondente al vero questa idea è in fondo una possibilità, qualcosa di plausibile. Difatti, proprio in virtù dell’idea di “possibile”, López ha voluto realizzare il suo “Challenger”: 73 capitoli, 73 short stories per un romanzo che progressivamente svela il legami esistenti tra personaggi che, poco prima, durante o poco dopo l’ora fatidica 11:39 a.m., gravitano in quel di Miami e che comunque, nei dintorni e nel mare circostante, vengono coinvolti dall’esplosione della navetta spaziale. Interconnessioni sempre più evidenti e che, tra l’altro, sono state messe nero su bianco su di una mappa allegata al libro: elemento che evidenzia non soltanto la filosofia che ha animato l’esperimento letterario dello scrittore spagnolo, ma anche una particolare cura per i dettagli, illustrazioni di Sonny Partipilo comprese; merito indubbio delle edizioni Eris. Il fatto poi che si possa parlare di filosofia non significa affatto che la lettura di “Challenger” risulti complessa oppure faticosa. I racconti – o capitoli – del romanzo, anche se il contesto potrà inizialmente apparire caotico (poi le tante connessioni fanno venire meno anche questa impressione), scorrono via in maniera fluida grazie ad un linguaggio che, sorprendendo il lettore, di volta in volta ha a che fare con il noir, col fantastico, col pulp, con l’horror, con la critica sociale e con molto altro. È del tutto evidente che López, utilizzando anche elementi presenti nelle opere “di genere”, ha inteso rappresentare il caos dell’esistenza, sempre connesso con il probabile, il plausibile; e forse anche con un immaginario che, per il solo fatto di essere presente nella mente di una persona, svela una sua concretezza.

Le voci narranti allora si moltiplicano, la Miami del 1986 è popolata da normali lavoratori, per lo più sfigati e con grossi problemi familiari, da killer sovietici, presunte medium, aspiranti suicidi e aspiranti rapinatori, mostri che sembrano siano fuggiti da un laboratorio e mostri che vivono nelle fogne, profughi, emarginati e delinquenti di ogni risma, poliziotti alle prese con casi che sfuggono ad ogni comprensione logica, insetti che provengono da altri mondi, insegnanti e maniaci sessuali, affiliati a sette segrete del tipo Skull and Bones; e, tra i tanti, anche un certo Joe Dante, che si avventura nella rete fognaria della città imbattendosi in una creatura mostruosa: un nome che pare proprio omaggio all’omonimo regista attivo, in particolare negli anni ’80, nel genere fantastico. Detto così sembra davvero un caos e da un certo punto di vista lo è; ma anche un lettore non troppo attento, di fronte al complesso di queste pagine, non certo assimilabili ad un genere letterario definito, difficilmente potrà uscirne confuso: Guillem López ha connesso una molteplicità di generi letterari e nonostante tutto, considerando l’ampio spazio dedicato alla psicologia e ai deliri dei tanti personaggi, non si coglie niente di artificioso nella descrizione di una quotidianità che nasconde sempre qualcosa di sorprendente e di inquietante. Inquietudine che viene generata sia da vicende appena abbozzate, dall’esito del tutto sconosciuto, sia da momenti in cui l’ambiguità di certe frasi potrebbe adombrare degli efferati delitti: “Aleksej capì che doveva sbarazzarsi di lei per il bene dell’Unione Sovietica, per il suo stesso bene” (pp.315).

L’opera di Guillem López rappresenta quindi una sorta di esperimento letterario che, proprio nel tornare più volte al momento dell’incidente del Challenger, svela qualcosa di più profondo riguardo le interconnessioni tra personaggi. È lo stesso autore che, a partire da metà romanzo, mette in bocca, ora a uno scrittore di fantascienza, ora a un poliziotto e ad altri equivoci abitanti di Miami, considerazioni che trattano proprio di universi paralleli – intendiamoci: niente a che vedere col pur ottimo “Fringe” – , anche soltanto evocati alla stregua delle madeleine di Proust. Leggiamo: “La teoria degli universi paralleli è una teoria scientifica che presuppone l’esistenza di infiniti universi. Noi ne conosciamo e ne abitiamo soltanto uno, ma tutti condividono lo stesso spazio-tempo. È una teoria che si basa sulla possibilità. Ogni volta che ci troviamo di fronte a un bivio facciamo una scelta e generiamo un universo parallelo per ognuna delle diverse possibilità che abbiamo di fronte”(pp.227). Ed ancora: “Esistono varie dimensioni, luoghi in cui tutto sembra uguale ma non lo è, alcune cose cambiano”. Concetto molto simile quello presente nella mente di James Porter: “Tra sogno e realtà c’è solo una barriera sottile. Chi può dire cosa è reale? Dove cercare i confini dell’esistente?” (pp.311). Domande che non contemplano risposte; e difatti a suggello di queste considerazioni, nell’ultima pagina ci troveremo di fronte ad un “Challenger” alternativo e del tutto coerente con l’impianto del romanzo.

Edizione esaminata e brevi note

Guillem López, (1975) scrittore spagnolo, ha pubblicato”La guerra por el norte” (2010); “Dueños del destino” (2011); un libro di aforismi, “Piensaciertos” (2013); “La polilla en la casa del humo” e “Arañas de Marte” (2017). “Challenger” è stato inserito nella lista dei migliori libri del 2015 redatta dalla rivista statunitense di fantascienza Weird Fiction, mentre nel 2016 ha vinto il premio Kelvin 505 come miglior romanzo di fantascienza pubblicato in Spagna e il premio Ignotus della AEFCT (Asociación Española de Fantasía, Ciencia Ficción y Terror).

Guillem López, “Challenger”, Eris (collana “Atropo – Narrativa”), Torino 2017, pp. 416. Traduzione a cura di Francesca Bianchi. Illustrato da Sonny Partipilo.

Luca Menichetti.  Lankenauta, agosto 2017

Recensione già pubblicata il 15 agosto 2017 su ciao.it e qui parzialmente modificata.