Jacobson Sid, Colon Ernie

9/11. Il rapporto illustrato della Commissione americana sull’11 settembre

Pubblicato il: 13 Dicembre 2008

“9/11” è definibile come una “graphic non-fiction” (prima tiratura americana di 100.000 copie), che ha fatto seguito a “L’ombra delle torri” di Art Spiegelman, il creatore di Maus: i devastanti attentati di New York, Washington e Pennsylvania, avevano perciò già avuto un degnissimo tributo a fumetti, ma non nei termini dell’opera di Sid Jacobson e Ernie Colón, dove i due autori sono riusciti a raccontare, senza troppo banalizzare, i complessi avvenimenti che hanno preceduto e seguito il primo attacco di guerra in terra americana.
“9/11” è il riassunto grafico del rapporto 22 giugno 2004 ad opera della Commissione d’inchiesta sull’attacco alle Torri Gemelle: pagine bipartisan (un milione di copie vendute negli USA) che prendono spunto dalla desolante impreparazione dimostrata dal Dipartimento della Difesa americano, dai servizi segreti, dalla FAA (Amministrazione Federale dell’Aviazione) e che bocciano senza appello gli organi di difesa statunitensi e l’ambiguità di Pakistan, Arabia Saudita nella lotta contro il terrore fondamentalista.
Un’opera che descrive con l’efficacia delle immagini quanto accaduto: la storia di un’investigazione, la cronaca del dirottamento degli aerei suicidi, il caos nelle stanze del potere mentre le linee aeree, gli ufficiali addetti alla sicurezza non capivano cosa stava succedendo, gli indizi trascurati dai servizi segreti, il traffico di armi occidentali in medioriente e soprattutto le origini del fenomeno terrorista, il flusso di soldi dagli enti benefici ai gruppi terroristici, i contributi dei poco lungimiranti occidentali, da quando Carter volle usare i mujaeddin in funzione antisovietica, i dieci anni di guerra in Afghanistan che diedero la possibilità agli estremisti islamici di esercitarsi sul campo, le origini e il rinnovamento di Al Qaeda (1996-1998), ormai una sorta di franchising, i primi attentati (il Trade Center nel 1993, le ambasciate in Kenia e Tanzania, la USS Cole), “l’operazione aerei”, pianificata fino ad otto anni prima del settembre 2001, i mancati adattamenti della sicurezza interna, dopo la fine della guerra fredda, al nuovo tipo di conflitto, i fallimenti delle operazioni sotto copertura, le sterili discussioni e i paralizzanti veti incrociati da parte degli organi di vertice, agenti privi di preparazione specifica e quanto mai furbetti nel scansare potenziali grane, una progettualità a breve termine che si alimentava con una burocrazia del tutto obsoleta per un paese come gli USA, le conseguenze del passaggio dall’amministrazione Clinton a quella di Bush; e poi la carriera di Bin Laden come moderno interprete del terrore jaidista, le inquietanti figure di Khalid Sheikh Mohammed, Ramzi Youssef, Risuan Imauddin (conosciuto come Hambali), Abd Al Rahim Al Nashiri.
Non ultimo il controverso ruolo dell’Iraq, di cui si colgono le palesi forzature della nuova amministrazione americana (“vengono riscontrati solo alcuni episodi minori che collegano l’Iraq ad Al Qaida,…Zalamy Khalilzad, dello staff della Rice, concorda: non c’è una prova inconfutabile che l’Iraq abbia pianificato od eseguito attentati. Il testo aggiunge che Bin Laden non approva il lacismo del regime di Saddam”).

Una ricostruzione serrata e priva di quell’indulgenza, facilmente usata per assolvere ed autoassolvere i vertici militari e civili del paese nelle loro inefficienze e nelle loro ciniche furbizie, e che qualcuno temeva potesse essere dispensata a piene mani anche in “9/11”.
La prefazione di Gianni Riotta, che pure non è assimilabile ad un “teo-com”, alla luce degli avvenimenti degli ultimi anni, risulta fin troppo ottimistica nel proporre l’immagine di una rinnovata sintonia USA-Europa nella strategia contro il terrorismo islamico: onestamente, salvo la presenza di alcuni paesi come il nostro, utili zerbini dell’amministrazione Bush, di questo feeling proprio non me ne ero accorto.
Semmai non  c’è da meravigliarsi affatto se in un paese come gli U.S.A., così cagionevole di fronte alla sindrome Elvis Presley, quella di coloro che hanno sostituito il detto “se non vedo non credo” con “se non vedo ci credo ancor di più”, l’11 settembre abbia dato il via ad un fiorente business di teorie cospirative.
Lo stesso accade in Europa e nel resto del mondo, dove le tesi più terrificanti riscuotono un grandissimo successo e si rivelano molto più affascinanti per chi si sente un animo antagonista: è un dato di fatto che la curiosità premia sempre chi, rivolgendosi al grande pubblico con la pacatezza dell’esperto, la spara più grossa con l’aria di saperla lunga.
Pensiamo solo, tra i tanti, a Eric Laurent, Carol Brouillet, all’americano Lyndon LaRouche, ai nostri Blondet e Mazzucco, ma soprattutto a Thierry Meyssan, diventato una star tra tutti i complottisti (con relativo ritorno economico: secondo Channel Four un milione di euro grazie ai suoi libri sul Pentagono ed in particolare al suo “L’incredibile menzogna”), un passato e un presente di giornalista dedito a contro-inchieste (“Beslan: C’è lo zampino dei servizi americani e britannici tramite Basaiev, agente occidentale come Osama Bin Laden”, “Madrid e Londra: indizi falsificati dai poliziotti”; “l’assassinio di Theo Van Gogh: possibile coinvolgimento della CIA nell’ambito di un traffico d’armi con l’Olanda”), militante cattolico-integralista, poi laicissimo militante di sinistra, sposato in chiesa e poi leader di campagne anti-Opus Dei, battagliero libertario e nello stesso tempo nella segreteria nazionale del “Partito radicale di sinistra” francese, non ha disdegnato contatti con l’estrema destra (basti controllare il sito del Réseau Voltaire), un tour propagandistico in Libano, accompagnato dal comico antisemita Dieudonné (“Le mie posizioni convergono con quelle degli antisemiti? Non è affar mio. Io dico che la Terra è rotonda. Se anche gli antisemiti dicono che la Terra è rotonda, questo non osta alla verità dell’affermazione”).
Il libro “L’incredibile impostore” (Grasset) della sociologa francese Fiammetta Venner, ancora inedito in Italia, che attacca frontalmente il nostro Meyssan (“in certe bancarelle di Amman, L’incredibile menzogna è già un classico. Accanto ai Protocolli dei Savi di Sion e al Mein Kampf”), non ha avuto certo lo stesso successo del libello complottista; e con lei tutti coloro, Paolo Attivissimo in primis, intenti a smontare le teorie cospirative: è chiaro non possano avere lo stesso appeal di chi presenta scenari da tregenda, con il piglio dell’investigatore solitario ed incompreso da un establishement corrotto e magari soggiogato dall’ inganno demo- pluto-giudaico-massonico.
Un lungo inciso che reputo tutt’altro che superfluo, visto che il rischio di equivocare quanto contenuto nella nostra “graphic non-fiction” c’è eccome, malgrado il racconto di “9/11” scorra senza particolari ambiguità.
Un disegno classico, personaggi ben disegnati, anche se forse un po’ statici, belle illustrazioni, ci fanno rivivere quasi trent’anni di storia, con l’efficacia di un saggio storico.

Edizione esaminata e brevi note

Sid Jacobson, 76 anni, disegnatore Marvel, è il creatore del personaggio di Richie Rich.

Ernie Colón, 75 anni, disegnatore Marvel e DC, è illustratore di Spiderman e curatore delle serie di Casper e Wonder Woman.

Jacobson Sid, Colón Ernie – 9/11. Il rapporto illustrato della Commissione americana sull’11 settembre. Tutto quello che accadde prima, durante e dopo – pag. 132 – Alet Edizioni – 2006

Riferimenti web: http://en.wikipedia.org/wiki/Ernie_Colon

Recensione originariamente pubblicata su ciao.it il 19/11/2006 e qui modificata.

Luca Menichetti. Lankelot, dicembre 2008