Miriàm riceve la visita di un vento e un angelo durante un giorno di marzo. Le lasciano un figlio. Nascerà a dicembre. Miriàm diventa ragazza madre. Luca e Matteo sono i soli a parlarne. Ma Erri De Luca, per una volta, dà voce a lei e a nessun’altro.
Miriàm è promessa a Iosef. Per gli ebrei di Galilea, nel tempo in cui Miriàm visse, era come dire di essere già moglie. Con fiducia e candore, la ragazza parla della visita ricevuta e del suo nuovo stato al futuro sposo. Iosef conosce la legge, come tutti gli uomini, e sa che Miriàm dovrebbe morire lapidata. Lui invece la ama e la sposa lo stesso: “Non ascoltò ragioni. Fu uno scandalo. Il villaggio era contro di lui“.
Perde tutto con questo suo fare. Apre una nuova bottega e lavora comunque perché è un falegname eccellente.
Miriàm è circondata da malcelate offese e gesti perfidi: “Le donne sputavano dietro il mio passaggio. Uscivo per la funzione del sabato. Ai loro insulti tiravo più dritta la schiena, più in fuori la pancia. Dicevo a bassa voce e per scongiuro: “Lo stesso pure a voi, benedizione per benedizione”. Avevo paura del loro malocchio“.
Ma lei è felice e piena. Sente la perfezione del suo stato, la purezza incontaminata della sua maternità. Parla con quel bambino inaspettato e gli spiega il sole e un po’ di quel mondo che troverà al di fuori di lei. Il bimbo sembra risponderle con calci e altri moti. Alle nozze di Miriàm e Iosef non ci sono molti invitati. “Solo parenti stretti e nessuno di più alle nozze della vergine incinta“. Occupata nel ventre e nella mente, Iosef non la tocca, per rispetto di un figlio non suo che diventa suo due volte perché difeso sposando sua madre.
L’ordine del censimento obbligatorio voluto dai governanti romani, li costringe a partire. Devono andare a sud, a Bet Lèhem, il luogo in cui Iosef è nato. Miriàm si fa spiegare tutto: sa che quel bambino nascerà in viaggio. Lontano dagli occhi secchi delle donne di Nazaret. E lei ne è felice. Dovrà farlo nascere da sola perché agli uomini è proibito assistere, ha bisogno solo di un coltello affilato per tagliare il cordone che la lega a suo figlio.
Lungo la strada incontrano altri viaggiatori, costretti a tornare per farsi contare. E ogni locanda si riempie, ogni casa torna ad ospitare lontani parenti, ogni luogo è occupato da viandanti. Iosef trova solo una stalla con un bue. Ed è lì che Miriàm diventa madre. Da sola, appoggiata alla mangiatoria, tra sudore e spinte. Si inginocchia e parla al suo Ieshu che nasce come ogni bambino è sempre nato. “È maschio, l’ho fatto io, sgusciato sano in mezzo all’acqua e al sangue, il corpo esulta insieme a quello di ogni donna che mette al mondo l’altro sesso, perché è un regalo a noi“.
Un racconto in quattro stanze. Non capitoli, ma stanze. Un dettaglio non irrilevante. Una misura poetica, in senso più stretto, un minuscolo universo nell’accezione che, immagino, De Luca volesse dare. La scrittura è densa e compatta, come sempre. Ogni parola si allarga ad occupare tutta l’ampiezza semantica possibile. E anche oltre, a volte. Perché il significato di ogni termine racchiude potenzialità diverse e impensate. È ciò che amo dei libri di Erri De Luca e del suo scrivere: testo che diventa ricerca e scoperta, costellato da minuscole e preziose epifanie di simboli e sensi.
La nascita di Gesù è stata scritta e detta milioni di volte. Sentirla raccontare da Miriàm ha un fascino nuovo perché si fa ricca degli occhi e dei pensieri della madre, una voce a cui nessuno, nella storia, ha dato spazio. Non ci sono terze persone né voci fuori campo. È lei che tramanda e spiega, lei che genera e commuove. Un corpo che incarna un mistero e, semplicemente, lo rivela.
Edizione esaminata e brevi note
Erri (Enrico) De Luca nasce a Napoli nel maggio del 1950. E’ entrato a far parte di Lotta Continua di cui è stato responsabile del servizio d’ordine. Ha lavorato come magazziniere, operaio, manovale, camionista sia in Italia che in Francia e in Africa. Il suo primo libro, “Non ora, non qui” viene pubblicato nel 1989. Da autodidatta ha imparato e studia diverse lingue, tra cui l’ebraico per conoscere e tradurre la Bibbia. Amante della montagna e buon alpinista, Erri De Luca è autore di numerosi romanzi, ha curato vari studi su testi biblici e collabora con diverse testate giornalistiche.
Erri De Luca, “In nome della madre”, Feltrinelli, Milano, 2006.
Follow Us