La casa di vetro citata nel titolo di questo convincente ed appassionante romanzo di Simon Mawer esiste davvero. Si trova a Brno, nella Repubblica Ceca, si chiama Villa Tugendhat, è stata disegnata dall’architetto Ludwig Mies van der Rohe ed è entrata a far parte del patrimonio dell’Unesco nel 2001. La finzione letteraria ha mutato i nomi ed ha trasformato leggermente gli eventi, ma ci racconta attraverso un intreccio ben articolato la storia straordinaria di una casa e di una famiglia e, attraverso di esse, di un’intera epoca.
Siamo alla fine degli anni ’20. Viktor e Liesel, ricco imprenditore ebreo lui, affascinante rampolla di una famiglia tedesca lei, sono appena divenuti marito e moglie. Durante il viaggio di nozze in Italia conoscono uno stravagante architetto modernista tedesco, Rainer van Abt, al quale decidono di affidare la realizzazione della loro abitazione: “Mi avete chiesto di progettarvi una casa e lo farò. Ma tutto ciò che posso darvi è pura forma, senza ornamenti di sorta“.
Il mondo è appena uscito da una Guerra Mondiale e anche in Cecoslovacchia i sentimenti di rinascita e di fiducia nel progresso hanno la forza di proiettare tutti in un’atmosfera esaltante e vivace. I giovani coniugi Landauer lasciano che van Abt si dedichi alla creazione di un edificio visionario e fuori dall’ordinario. Una casa che rappresenti un’esperienza architettonica e residenziale innovativa in cui gli unici protagonisti siano lo spazio e la luce. Per questo la Glasraum (la stanza di vetro) può trasformarsi facilmente nel Glastraum (il sogno di vetro) “un sogno in armonia con lo spirito del nuovo paese in cui si trovavano a vivere, un paese in cui non aveva importanza se eri ceco o tedesco o ebreo, un paese dove regnava la democrazia, dove arte e scienza si sarebbero alleate per donare felicità a tutti“.
La vita di Viktor e Liesel procede in maniera perfetta. Arriva una figlia, Ottilie, e pochi anni più tardi un bambino, Martin. Tra le pareti trasparenti della residenza dei Landauer si muovono personaggi affascinanti e raffinati, ma anche figure eccentriche come Hana, donna spregiudicata e dai molti amanti, che instaura con Liesel un legame d’amicizia intimo, quasi morboso. Viktor, da parte sua, si divincola di tanto in tanto dagli obblighi coniugali per fuggire dalla sua amante Kata, a Vienna. Si consumano così storie segrete e amori proibiti che si pongono quasi in contrasto con la limpidezza di una dimora nata per illuminare e rasserenare chi la abita.
Nel frattempo la storia d’Europa e del mondo va avanti inarrestabile e con essa anche le prime avvisaglie di un dilagante antisemitismo che, confine dopo confine, sembra divorare quella sicurezza che fino a poco tempo prima aveva rafforzato le speranze di tutti. Hitler conduce la sua politica e i suoi progetti di conquista tanto che Viktor, pur essendo un ebreo laico, sceglie di portare via la sua famiglia dalla città di Město e dalla sua magica casa di vetro pur di sfuggire alla pressione dei nazisti prossimi ad invadere la Cecoslovacchia.
Ho scelto di leggere questo libro perché porta dentro di sé un pezzo di Storia. In realtà nelle pagine scritte da Mawer ho trovato decine di eventi, passioni e riflessioni senza tempo. “La casa di vetro” ha il potere di raccontare, senza cedere mai al sentimentalismo, le vicende di personaggi che diventano, grazie all’artificio letterario, protagonisti di alcuni dei momenti più drammatici e sconvolgenti del XX secolo. E’ stato sorprendente notare che seguire passaggi epocali di tale entità, attraverso la storia dei Landauer e soprattutto della loro Glasraum, non ha comportato, per me lettrice, né spossatezza né noia. La narrazione procede in maniera armoniosa e misurata, pagina dopo pagina. La storia si mescola alla vita perché è evidente che Simon Mawer ha tratto ispirazione da eventi reali e da persone in carne ed ossa, ma ha anche avuto l’abilità e il talento di combinare la verità e la finzione, l’esistenza e l’invenzione fino a trarne un ottimo romanzo.
Edizione esaminata e brevi note
Simon Mawer è nato in Inghilterra nel 1948. Si è laureato in zoologia dedicandosi all’insegnamento. Il suo primo romanzo si intitola “Chimera” ed è stato pubblicato nel 1989. Il successo internazionale arriva con “Il mondo di Benedict” nel 1997. Ha poi scritto “Il vangelo di Giuda”, “The Fall”, “Swimming to Ithaca”, “La casa di vetro”. Vive a Roma con la sua famiglia.
Simon Mawer, “La casa di vetro”, Beat, Milano, 2011. Traduzione dall’inglese di Massimo Orteglio.
Prima edizione Neri Pozza Editore, 2009.
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