La ‘ndrangheta è una religione. Di più, è una fede. La ‘ndrangheta avviluppa tutto l’Occidente e non risparmia altre aree del mondo, anche quelle apparentemente più insospettabili. Il libro di Nicola Gratteri, magistrato e procuratore aggiunto della Repubblica presso il Tribunale di Reggio Calabria, e di Antonio Nicaso, giornalista, scrittore e storico esperto di organizzazioni criminali, oltre che una denuncia, compie una ricognizione, affascinante ma sconcertante, in un universo, quello degli ‘ndranghetisti, che mescola rituali para-religiosi e giuramenti di sangue, attività illecite di ogni genere e omertà, assenza dello Stato e giustizia sommaria e senza sconti.
Le radici di questa forma di mafia sono fissate da secoli in Calabria. Documenti ne attestano l’esistenza da tempi remoti. Per questo la “cultura” mafiosa è cresciuta insieme alla società che, nel tempo, l’ha istituzionalizzata e normalizzata.
Il potere della ‘ndrangheta è sconfinato e poderoso: “la mafia delle ‘ndrine ha ormai soppiantato Cosa Nostra, rafforzandosi nel silenzio, insinuandosi nelle logge massoniche deviate, nel sistema economico e corrompendo la politica come neanche la mafia siciliana era riuscita a fare”. Per questo la ‘ndrangheta è anche l’organizzazione più ricca, quella che controlla il mercato della cocaina in Europa. Non è più un insieme di gente incolta, occupata a scannarsi per imporre il proprio potere ad altre famiglie o a sequestrare persone a caccia di riscatti in denaro, ora è una macchina complessa che gestisce miliardi di euro e che, nonostante tutto, continua ad essere spesso sottovalutata e disconosciuta.
Pur avendo mutato orizzonti, ampliandoli ed adattandoli ai tempi e ai territori che governa, la ‘ndrangheta non ha mai mutato la sua sostanza. Il modello delle ‘ndrine è sempre lo stesso, i rituali di affiliazione ripetono formule più o meno uguali a se stesse da secoli, l’omertà è la regola basilare, il legame di sangue è il vincolo fondante. La natura chiusa, impenetrabile ed inafferrabile della ‘ndrangheta è il suo punto di forza.
Negli anni ’70 vi è stata però una piccola rivoluzione. “Molti sentivano la necessità di liberarsi di quella mentalità poco elastica che impediva ai boss della ‘ndrangheta di avere contatti e rapporti con il potere politico ed economico […] E’ stato Mommo Piromalli assieme ai De Stefano a definire le nuove strategie della ‘ndrangheta, cioè l’idea di andare oltre lo sgarro e di entrare in quella zona grigia, rappresentata dalla massoneria deviata, nella quale era possibile incontrare magistrati, poliziotti, politici, avvocati e commercialisti […] Venne così creata un’eclave all’interno della ‘ndrangheta chiamata Santa, composta da trentatré persone, alle quali era permesso di affiliarsi a logge coperte dalla massoneria”.
Grazie a questo salto di qualità la ‘ndrangheta ha raggiunto i centri nevralgici del potere economico e politico nazionale ed internazionale. E’ riuscita a mettere le mani sulle grandi opere, a pilotare appalti, a carpire denaro pubblico e a riciclare denaro sporco senza mai venir meno ad “impegni” ormai consolidati come l’usura, le estorsioni, il traffico di droga, la prostituzione o il traffico di armi.
Grazie a “Fratelli di sangue” è anche possibile affrontare un lungo viaggio nella “geografia” della ‘ndrangheta. I due autori, infatti, compiono una lunga ricognizione nelle terre in cui la mafia calabrese ha trovato spazio e mantiene ben vive le sue attività illegali. Oltre a spiegare, comune per comune, la presenza della ‘ndrangheta in Calabria, viene compiuta un’analisi su tutto il territorio italiano, Regione dopo Regione. E’ possibile così constatare che, nonostante le affermazioni di certi nostri rappresentati politici che si ostinano a negare o a storcere il naso di fronte tale realtà, nessun luogo è immune. La ‘ndrangheta, complice anche il soggiorno obbligato a cui sono stati condannati tanti affiliati, ha da tempo messo piede nei grandi centri urbani italiani, ha saputo sfruttare alla perfezione le attitudini anche fisiche dei territori, approfittando di tutto quello che ha ritenuto opportuno e conveniente.
Gratteri e Nicaso attraversano poi i confini nazionali, spiegando le ramificazioni che la ‘ndrangheta, ormai da decenni, ha anche in tutti gli altri continenti.
Le quattro appendici che occupano la parte conclusiva del libro raccolgono una miriade di dettagli, a tratti incredibili e quasi surreali, sulla storia e sull’essenza della ‘ndrangheta. C’è l’elenco di antichi processi celebrati in Calabria per associazione a delinquere. Segue una sezione dedicata interamente alle parole della ‘ndrangheta. Un ricco, particolareggiato “vocabolario” formato dai termini che ogni ‘ndranghetista conosce, le formule pronunciate durante i rituali di affiliazione, le procedure seguite, i gradi, le mansioni, le responsabilità e le pene previste per chi trasgredisce. Un ingranaggio consolidato, inquietante e dal quale non si può sfuggire.
Il libro riporta una vasta serie di documenti originali, anche la riproduzione fotostatica di un codice manoscritto sequestrato nel giugno 1987 all’interno del covo di Giuseppe Chilà.
La prima edizione di “Fratelli di sangue” (sottotitolo: “Storie, boss e affari della ‘ndrangheta, la mafia più potente del mondo”) risale al 2006. Con l’edizione in esame (Piccola Biblioteca Oscar, dell’aprile 2010) i due autori hanno provveduto a realizzare un aggiornamento alla luce di episodi ed eventi noti a tutti. Basti pensare alla strage di Duisburg nel 2008, una carneficina che ha condotto molti governi ad inserire la ‘ndrangheta nell’elenco delle mafie più pericolose e spietate. Il mondo, anche quello dell’informazione, è stato messo di fronte alle sanguinose e tribali faide che tutt’oggi caratterizzano l’organizzazione delle ‘ndrine. Gratteri e Nicaso constano amaramente: “Gli unici a non accorgersi di questi preoccupanti intrecci di potere sono stati i politici, che ai velenosi miasmi con cui la ‘ndrangheta ammorba e intossica il mondo finora hanno prestato scarsa attenzione. Il nodo dello sviluppo in Italia passa attraverso la lotta alla criminalità organizzata. La questione meridionale, come aveva intuito Leonardo Sciascia, oggi è diventata questione nazionale”.
Edizione esaminata e brevi note
Nicola Gratteri è nato a Gerace, in provincia di Reggio Calabria, nell’area della Locride, nel 1958. Dopo aver conseguito la Laurea in Giurisprudenza, entra in magistratura. E’ una delle figure più rappresentative ed importanti della Direzione Distrettuale Antimafia. Lavora da anni alla lotta contro la ‘ndrangheta per questo è costretto a vivere sotto scorta da 1989.
Antonio Nicaso è nato a Caulonia, in provincia di Reggio Calabria, nel 1964. E’ giornalista, scrittore e ricercatore, grande esperto di organizzazioni criminali, ‘ndrangheta in primis. A lui si devono numerosi libri dedicati alla descrizione, alla storia e alla denuncia delle mafie. Vive e lavora in Nord America.
Nicola Gratteri, Antonio Nicaso, “Fratelli di sangue”, Mondadori, Milano, 2010.
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