Biorcio Roberto, Natale Paolo

Il Movimento 5 stelle: dalla protesta al governo

Pubblicato il: 20 Gennaio 2019

A partire dall’ottobre 2009, anno di fondazione del M5S, le pubblicazioni dedicate a Grillo e ai grillini si sono inevitabilmente accresciute: in gran parte pamphlet giornalistici e memoriali di delusi che hanno fatto le pulci alle anomalie del Movimento, al ruolo di Casaleggio e Associati, a quell’“uno vale uno” che ha sempre fatto il paio con epurazioni esibite quasi con orgoglio. Meno numerosi semmai i libri scritti con approccio accademico, interessati a comparazioni tra movimenti e a studiare, sulla base di dati oggettivi, la natura organizzativa e politica della creatura di Beppe Grillo.

Roberto Biorcio,  docente di Scienza politica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca, già autore di “Gli attivisti del Movimento 5 Stelle. Dal web al territorio” (Franco Angeli, 2015), fa parte infatti del manipolo di studiosi che hanno voluto pubblicare degli studi su quello che giustamente considerano “un caso politico, sociale, mediatico”; e non semplicemente un temporaneo ricettacolo di webeti prossimi all’estinzione (una delle note profezie di Fassino). Questa volta Biorcio, insieme al prof. Paolo Natale, docente di Metodologia della ricerca e Survey Methods presso l’Università degli Studi di Milano, ha firmato “Il Movimento 5 stelle: dalla protesta al governo”, evidentemente pubblicato poco dopo la formazione del governo giallo-verde, con tutto il seguito di incognite che questa anomala coalizione si trascina dietro; compreso il ruolo del Pd, tra pop corn, rabbia e oggettive vicinanze (vedi Chiamparino) con i programmi e le amicizie della Lega.

Gli autori in gran parte hanno raccontato le vicende elettorali del Movimento, sottolineando altresì – questo l’aspetto più interessante del libro – “cos’è oggi il movimento fondato da Beppe Grillo, qual è il profilo delle diverse anime dei suoi elettori e quanto è cambiato dai suoi esordi”. Biorcio e Natale hanno infatti individuato un profilo originario e prevalente dell’elettorato: da un lato i delusi dalla sinistra (“i gauchisti”) e dall’altro i neofiti (“i seguaci”); ai quali, in breve tempo, si sarebbero aggiunti “i razionali”, ovvero coloro che hanno pensato al M5S come alla sola forza capace di scardinare un sistema di potere, “i meno peggio” e infine i “renziani”, ovvero coloro che, in occasione delle politiche del 2013, avevano sostenuto Matteo Renzi contro Bersani. E poi ancora gli elettori delusi del centro-destra, ex Lega, ex astensionisti.

Sostanzialmente cinque anime originarie, “differenti orientamenti ideologici”, che nel corso degli anni avrebbero subito evidenti trasformazioni e che nel 2018 appaiono concentrati in tre blocchi: “un primo gruppo formato da elettori che si definiscono di sinistra (radicale e soprattutto moderata); un secondo gruppo che si colloca al centro o al centro-destra, accanto ad una minoranza di destra più estrema; un terzo gruppo in costante crescita, composto di elettori che rifiutano di collocarsi all’interno di questa dimensione” (pp.61). Mentre Corbetta e Gualmini nel 2013 ipotizzavano una sorta di riedizione del partito “pigliatutto”, Biorcio e Natale ritengono che nel 2018 questa caratterizzazione sia del tutto superata, innanzitutto dal punto di vista della penetrazione territoriale. Un elettorato “con ridotti livelli di tradimento a favore di altre formazioni in caso di elezioni politiche, ma con una tendenza molto accentuata alla defezione, a disertare le urne nel caso di elezioni reputate non decisive” (pp.87). Altra evidente trasformazione intercorsa tra il 2013 e il 2018 riguarderebbe il “differente appeal leghista tra i votanti per il M5s, che cinque anni prima giudicavano al contrario il partito di Salvini in maniera non dissimile da quello di Berlusconi” (pp.92).

Un appeal che però, secondo gli autori, non riesce a nascondere le differenze in merito ad importanti tematiche, tali da non poter identificare l’elettorato del M5s sic et simpliciter con quello di un populismo di destra (ammesso che sia facile definire cos’è il populismo): “sono nello specifico gli atteggiamenti nei confronti dei diritti civili, della pena di morte e, in parte, dell’immigrazione che differenziano l’elettorato del M5s da quello della Lega, ma in generale anche dalle opinioni medie della popolazione nel suo complesso. Se non tutte, sono diverse le anime che popolano l’elettorato a 5 stelle ad essere attente alla modernizzazione in senso più liberal. Non si può considerare il nuovo movimento politico come se il suo elettorato fosse blocco unico e compatto, e non invece composto da diversi tipi di cittadini, alcuni più progressisti accanto ad altri certamente più conservatori” (pp.95). Un aspetto che Biorcio e Natale ribadiscono, scrivendo di una sorta di “populismo democratico”, al contrario di quanto dichiarato dall’opposizione politica dell’ex sinistra, è che “il programma costruito dal M5s è completamente diverso dalle piattaforme sostenute dai partiti della destra populista. Gli obiettivi proposti sono soprattutto orientati a favorire la democrazia partecipativa, a difendere uno stato sociale di tipo universalistico, a tutelare e valorizzare i beni comuni e i servizi per i cittadini” (pp.101). I due studiosi, pubblicando il loro libro all’indomani della formazione del cosiddetto “governo del cambiamento”, hanno quindi avuto gioco facile ad affermare che questo strano “contratto”, o coalizione che dir si voglia, nel caso di una sua durata e realizzazione di alcuni dei suoi obiettivi più importanti, potrebbe provocare “una completa ridefinizione del sistema politico italiano” (pp.111).

Poi il passare dei mesi – questo chiaramente non lo possiamo leggere nel libro – ha evidenziato gli imbarazzanti compromessi del vice premier pentastellato, le intemerate sui gilè gialli, i dietrofront sui temi ambientali e molto altro. Quel tanto da farci ricordare la frase di un noto politico italiano, un tempo in prima fila ad invocare un’alleanza politica col M5s: “Comandare è soltanto un mezzo ma la politica rimane fatta di  competenza, merito, capacità di costruire comunità, e non soltanto di esercizio del potere”. Inesperienza, difficoltà oggettive, parole in libertà, compromessi al ribasso, l’abilità mediatica di Salvini hanno fatto quindi parlare (si vedano i sondaggi) di un Movimento destinato ad essere cannibalizzato dalla Lega, con l’aiuto dei media più diffusi; ed anche di una sorta di “patto del Nazareno” allargato, Pd-FI-Lega, auspicato da alcuni organi di stampa e nei fatti esistente per quanto riguarda temi come corruzione, grandi opere inutili, rapporti con la grande impresa “di relazione” e di prenditori, sfruttamento delle risorse ambientali (“Storia di un asse invisibile, e indicibile, che avvicina le idee della Lega e del Pd. L’alta velocità, le grandi opere, le trivelle, i termovalorizzatori, le politiche per le imprese, il garantismo”, C. Cerasa – “Il Foglio” 14.01.2018). Errori madornali e difficoltà oggettive che hanno fatto dire al prof. Piero Ignazi, altrimenti sempre  molto prudente, che “i Cinque Stelle stanno facendo la fine del Titanic. Erano partiti gridando onestà, onestà, e guardi ora”.

L’impressione di molti osservatori però è che nonostante l’autolesionismo e gli enormi limiti del Movimento, a breve termine non ci saranno grandi cambiamenti. Il motivo? Perché probabilmente le cosiddette opposizioni agli occhi dell’elettorato appaiono ancor più autolesioniste e autoreferenziali di un Movimento ingabbiato malamente nel governo giallo-verde. Tanto per fare un esempio: le affermazioni di inizio anno dell’ex premier Renzi – “Posso anche tornare al governo […] Forse riavrò un ruolo, vedremo” –  fanno pensare che, se qualcuno della maggioranza non staccherà autonomamente la spina, gli studi di Biorcio-Natale sul Movimento di “lotta e di governo”  potranno durare a lungo.

Edizione esaminata e brevi note

Roberto Biorcio, insegna Scienza politica all’Università degli Studi di Milano-Bicocca e svolge attività di ricerca sulla partecipazione politica e sociale, sui partiti, le associazioni e i movimenti sociali. Su queste tematiche ha pubblicato diversi titoli, tra cui Politica a 5 stelle (Feltrinelli, 2013, con Paolo Natale), Il populismo nella politica italiana (Mimesis, 2015), Italia civile. Associazionismo, partecipazione e politica (Donzelli, 2016, con Tommaso Vitale) e Il Movimento 5 stelle: dalla protesta al governo (Mimesis, 2018).

Paolo Natale, è professore al Dipartimento di Studi sociali e politici dell’Università degli Studi di Milano, dove insegna Metodologia della ricerca e Survey Methods. Esperto di sondaggi, collabora da anni con l’istituto di ricerca Ipsos. Tra gli ultimi volumi pubblicati: L’ultimo partito. 10 anni di Partito Democratico (con L. Fasano, 2017); Web & Social media (a cura di, 2017); Politica a 5 stelle (con R. Biorcio, 2013); Attenti al sondaggio! (2009).

 Roberto Biorcio, Paolo Natale, “Il Movimento 5 stelle: dalla protesta al governo”, Mimesis (Collana: “Mutamenti. Società e culture in transizione”), Milano 2018, pag. 114.

Luca Menichetti. Lankenauta, gennaio 2019