Papa Francesco

La forza della vocazione

Pubblicato il: 24 Gennaio 2019

Conversazione con Fernando Prado

Durante il torrido agosto romano, Fernando Prado, sacerdote clarettiano, si reca in Vaticano, a santa Marta, per dialogare con papa Francesco sulla vita consacrata e sulla vocazione. Viene ricevuto con grande affabilità e semplicità dal pontefice, che parla con lui per circa quattro ore, una lunghissima conversazione dalla quale scaturisce questo libro-intervista pubblicato dalle Dehoniane.

Nasce uno sguardo a tutto tondo sulla vita consacrata e sulle sue modalità.

Il libro si articola in tre parti: “Uno sguardo al passato con gratitudine” (ci si riferisce naturalmente al passato recente, quello post-conciliare, visto che non è possibile, per ovvie ragioni di tempo, riandare ai Padri del deserto), “Vivere il presente con passione” e “Guardare al futuro con speranza”.

Il papa parla, come al solito, in modo chiaro e diretto, direi didattico, portando esempi e non nascondendo anche i difetti e gli errori che sono stati fatti da parte degli istituti religiosi. Tra questi, l’aver usato altri continenti o l’Europa centrale come serbatoi nei quali andare “a pesca” di nuove vocazioni, portando via i giovani senza preoccuparsi troppo del loro destino se poi non finivano gli studi per qualsivoglia motivo.

Francesco insiste molto sulla necessità di curare molto e con grande attenzione la formazione dei religiosi e delle religiose: è necessario un grande discernimento per questo, in modo che nel clero non entrino persone con turbe psichiche o instabili. I pastori sono coloro che devono consigliare e guidare il popolo di Dio, è assolutamente necessario che siano persone equilibrate, per evitare che danneggino i fedeli e creino in loro scandalo o turbamento.

È indispensabile perciò esaminare con precisione le vocazioni che si presentano e fare una buona selezione. Il crollo delle vocazioni è obiettivamente un problema almeno qui in Europa, dove ci sono sempre meno sacerdoti e sempre più anziani e privi di ricambio, ma non è un buon motivo per ammettere tutti senza vagliarne prima l’equilibrio, le motivazioni e le capacità. Francesco racconta la sua stessa chiamata e sottolinea che la forza della vocazione è gioia, è un camminare insieme ad altri, nella Chiesa, e darne testimonianza. Questa è l’esortazione ai consacrati: “Sì, vivete la gioia della consacrazione. Siate una testimonianza gioiosa della consacrazione. I giovani vedono questo e si lanciano. Ciò che vedono è la forza della vocazione. Ma se vedono gente annoiata, gente che non sa risolvere i suoi conflitti, non ci vanno, non entrano. In definitiva, la cosa importante è la testimonianza di una consacrazione gioiosa. Non c’è bisogno di altro. È la propaganda migliore”.

E alle comunità dei consacrati e consacrate richiama tre “P”: Povertà, Preghiera, Pazienza.

Una fonte di preoccupazione per Francesco è invece il clericalismo, una delle perversioni più gravi della vita consacrata e non solo. Si tratta di quelli che vivono un atteggiamento aristocratico rispetto agli altri, “con la puzza sotto al naso” e che perciò non sono vicini alla gente, non sono inseriti, ma chiusi in posizioni elitarie. Insieme all’ideologia, il clericalismo è molto grave e pericoloso e innegabilmente presente negli ambienti ecclesiastici e nelle parrocchie. Sinceramente, per quanto mi riguarda, piuttosto insopportabile e talvolta accettato e sostenuto dagli stessi pastori.

Le considerazioni del papa spaziano sugli aspetti e problemi più vari della vita consacrata. Viene comunque ribadito il divieto per gli omosessuali a entrare negli ordini religiosi o nel ministero sacerdotale, su questo la posizione è netta e, per ora, non muta.

Quanto alla formazione integrale, deve essere basata su quattro pilastri: la vita spirituale, la vita comunitaria, la vita di studio e la vita apostolica.

L’importante è poi che ciascun religioso non si senta solo, poiché dall’accompagnamento, dal sentirsi sostenuti da una comunità e da un fratello o sorella maggiore nascono forza e voglia di andare avanti.

È noto che un altro dei problemi della vita consacrata, e dei sacerdoti in particolare, sia la solitudine in cui spesso vivono e che crea tutta una serie di complicazioni di cui si parla poco, ma che esistono (abbandono, alcolismo ad esempio).

Vi sono parole anche per le religiose (costituiscono il 75% della vita consacrata), che erroneamente sono state considerate di secondo livello e utilizzate come servitù. A volte vi sono chierici con due o tre religiose al loro servizio, mentre ci sono tante altre donne che hanno bisogno di lavorare.

Meglio che le suore tornino nella loro congregazione e seguano il loro carisma, è tempo dunque che vi sia un sempre maggiore riconoscimento della dignità delle donne nella Chiesa e nel mondo. Di sacerdozio femminile ancora non si parla nella Chiesa cattolica, benché altre confessioni cristiane ammettano le donne al ministero da molto tempo.

Nonostante i numerosi problemi della vita consacrata, le parole di Francesco sono sempre piene di speranza: camminare, camminare sempre alla presenza del Signore è il verbo-chiave e farlo vicino ai poveri e nel rispetto delle culture altrui e del creato.

“La missione ad gentes continua a essere importante, ma non bisogna perdere di vista questa sana inculturazione che non dimentica mai che il vangelo deve inserirsi nelle culture, partendo dalle categorie proprie di ciascuna cultura, con un rispetto scrupoloso e senza fare proselitismo. L’evangelizzazione vera cammina per la strada della testimonianza. L’ho detto in altre occasioni: attrazione sì, proselitismo no”.

L’esempio più bello lo troviamo all’inizio del libro, quando il papa racconta di una religiosa di 84 anni, da lui incontrata nella Repubblica Centrafricana. La suora viveva in Congo e una volta a settimana, in canoa, attraversava il fiume e veniva lì a fare la spesa, perché costava meno. Missionaria da oltre sessant’anni, ostetrica, era in compagnia di una bimba di tre o quattro anni, che la chiamava mamma, perché la sua vera madre era morta nel darla alla luce e, da quel momento la suora l’aveva “adottata”. La forza e la vitalità di questa donna anziana, la sua freschezza danno il vero senso della forza della vocazione.

Edizione esaminata e brevi note

Papa Francesco, Jorge Mario Bergoglio (Buenos Aires 1936), dal 13 marzo 2013 papa della Chiesa cattolica.

Fernando Prado, sacerdote clarettiano, direttore editoriale di Publicaciones Claretianas, professore di Teologia della missione all’Istituto Teologico di Vita Religiosa a Madrid.

Papa Francesco, La forza della vocazione. La vita consacrata oggi. Conversazione con Fernando Prado, traduzione di Fabrizio Iodice, Bologna, Dehoniane 2018.