Walton Jo

Le mie due vite

Pubblicato il: 30 Novembre 2014

La bibliografia di Jo Walton ci dice che la scrittrice gallese, almeno con la trilogia di Lifelode (ancora inedita in Italia), ha una certa consuetudine con i romanzi ucronici. Ricordiamo, se mai qualcuno se lo fosse scordato, che ucronia è sinonimo di storia alternativa, genere che intende raccontare sviluppi diversi della storia umana rispetto a quanto (forse) realmente accaduto. Anche “Le mie due vite” è stato classificato come romanzo ucronico e sicuramente lo è, ma in un senso del tutto particolare: sono due le storie alternative che fanno da sfondo alle vicende personali della protagonista, come a voler sostenere l’ucronia familiare di una Patricia, sdoppiata ad un certo punto in Pat e Trish, con quella che coinvolge il mondo intero. La vicenda, o meglio le due vicende, prendono le mosse dai ricordi confusi di un’anziana signora affetta da demenza senile: quel tanto da seminare il dubbio se davvero si tratti di qualcosa di fantastico, oppure soltanto il frutto dei sogni di una mente debilitata; ed inoltre se la fine del romanzo potrà svelare qualcosa di più, oppure semplicemente lasciarci con l’enigma irrisolvibile di due vite reali per una stessa persona.

Come spesso accade nei malati affetti da amnesia anterograda l’anziana Patricia ha una memoria nitida della sua prima giovinezza ed adolescenza, fino al momento in cui si è trovata a rispondere alla richiesta di matrimonio del casto e devoto Mark. Poi non propriamente un vuoto ma dei ricordi tra loro incompatibili: Patricia – Trish che si sposa con quello strano fidanzato e le si apre una specie di calvario familiare, con un marito diverso da come si aspettava, con tutti i problemi causati dai figli e dalle frustrazioni di una vita per molto tempo avara di gratificazioni; e poi Patricia-Pat che invece rifiuta la proposta di Mark e, inaspettatamente, inizia una lunghissima e solida relazione omosex con la biologa Bree, una vita complicata da quella scelta, ma comunque ricca di soddisfazioni, tre figli concepiti dalla coppia grazie all’amico Michael. Da quel momento tutti i capitoli nei quali si alternano le vicende delle due Patricia, in gran parte condizionate da avvenimenti internazionali molto diversi da come li conosciamo: una doppia ucronia per una vita che ha preso due strade completamente diverse. La Pat che convive serenamente con Bree, gratificata anche dal suo lavoro che la porta spesso in Italia, passerà i momenti peggiori proprio a causa di un pianeta che non ha superato la guerra fredda ed anzi è scenario di guerre nucleari tra paesi del terzo mondo. La Trish che invece dovrà faticare e non poco per affermarsi, a causa anche dell’ostilità del marito, avrà l’opportunità di assistere ad uno sviluppo dei rapporti internazionali, non soltanto concentrati nella corsa agli armamenti, ma ad una più pacifica conquista dello spazio.

Leggiamo delle implicazioni di Johnson nell’omicidio di Kennedy, saltato in aria con una bomba, del fratello Bob diventato presidente degli Stati Uniti, delle basi lunari, di un’Europa diventata uno Stato realmente federale e funestata da innumerevoli attentati, di bombe atomiche su Kiev, degli effetti devastanti delle radiazioni; ed anche dell’alluvione fiorentina: “Nel novembre del 1966 Firenze fu colpita dall’alluvione, che causò sei vittime e danni ad alcuni edifici. Fortunatamente i centri meteo l’avevano preannunciata con notevole anticipo, così gran parte della cittadinanza aveva lasciato le abitazioni e molte opere d’arte erano state portate al sicuro” (pag. 145). Poche righe tra le tante dedicate al capoluogo toscano, passione mai venuta meno da parte della studiosa d’arte Patricia-Pat; e, visti i precisi dettagli presenti nel romanzo, probabilmente luogo prediletto dalla stessa Jo Walton. Al di là di questa contrapposizione di ucronie, il romanzo non è facile da classificare. Possiamo parlare di letteratura fantastica che non si limita alla descrizione di mondi alternativi: le scelte che condizionano la vita, l’accettazione degli orientamenti sessuali, lo sdrammatizzare alcune scelte trasgressive, i problemi sociali, l’educazione dei figli, sono tutti temi ricorrenti e che non fanno di “Le mie due vite” un ordinario romanzo “di genere”, e probabilmente con l’ambizione di rappresentare un’opera letteraria senza etichette. Si è anche scritto, non senza ragione, di una particolare attenzione di Jo Walton alle tematiche femministe, anche in virtù di un personaggio maschile a dir poco meschino. Possiamo però aggiungere che proprio l’evoluzione di questa figura, la scoperta di segreti peraltro facilmente intuibili, ci fa pensare che in realtà, piuttosto che il femminismo in quanto tale, sia la repressione, e poi tutto quello che ne consegue, uno dei temi portanti del romanzo: chi reprime il prossimo evidentemente si può rivelare a sua volta come un represso, un disgraziato che non riesce ad uscire allo scoperto per far emergere la sua vera natura.

Jo Walton ci racconta le vite delle due Patricia con una prosa semplice, essenziale, che così evita di rendere ostico un racconto altrimenti ricchissimo di avvenimenti. Più discutibile e meno efficace l’uso della terza persona in un’opera che dovrebbe rappresentare i duplici ricordi di una stessa persona e che invece, di tanto in tanto, rischia di lasciare l’impressione di una veloce cronaca di vite altrui. Tutti limiti e pregi di un’opera che però conferma come Jo Walton, come del resto rilevato con la lettura di “Un altro mondo”, sempre edito dalla Gargoyle, voglia proporci qualcosa di nuovo, oltre gli schemi consueti del fantasy.

Edizione esaminata e brevi note

Jo Walton, (1964) è poetessa e scrittrice di libri fantasy e di fantascienza di origine gallese-canadese. Ha vinto numerosi premi, tra cui il John W. Campbell Award come Miglior nuovo talento, il World Fantasy Award, il Prometheus Award e il Mythopoeic Award. Con Un altro mondo si è aggiudicata il Nebula Award e l’Hugo Award per il miglior romanzo. Fra i suoi romanzi: The King’s Peace (2000), The King’s name (2001) e The Prize in the Game (2002) tutti ambientati nello stesso mondo ispirato al ciclo arturiano, Tooth and Claw (2003), Farthing (2006), Ha’Penny(2007) e Half a Crown (2008), trilogia di storia alternativa, Lifelode(2009).Vive a Montreal (Quebec)

Jo Walton, “Le mie due vite”, Gargoyle (collana Extra), Roma 2014, pag.313. Traduzione di Daniela Di Falco

Luca Menichetti. Lankelot, novembre 2014