Fogliato Fabrizio

Italia: ultimo atto. Vol. 1: L’altro cinema italiano. Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri

Pubblicato il: 14 Febbraio 2014

Sono oltre cinquant’anni di cinema italiano, a partire da “Sole”, il film d’esordio di Alessandro Blasetti (1928/’29) per approdare a “Meglio baciare un cobra” di Massimo Pirri (1986), ad essere stati presi in considerazione in “Italia: ultimo atto. Vol. 1”. Fabrizio Fogliato, l’autore, non ha inteso scrivere una sorta di dizionario, seppur di opere cinematografiche dimenticate e misconosciute: l’opera rappresenta semmai una rivisitazione storica di un cinema rimasto ai margini della critica ufficiale e più paludata, a volte sbrigativamente derubricato in cinema di genere, spesso davvero indipendente e disturbante, in grado di rappresentare l’Italia più autentica. Ci troviamo di fronte al racconto di un cinema sconosciuto ai più e tale da rimettere in discussione qualche antica certezza. Pensiamo a “Ragazzo” (1933) di Ivo Perilli: “un film perduto per sempre […] è il primo film pienamente neorealista del nostro cinema, realizzato con ben dodici anni in anticipo sui tempi” (pp.31).

L’analisi di Fogliato non è incentrata quindi soltanto sui film in quanto tali ma si apre necessariamente alla storia italiana e alla sociologia: una prospettiva non soltanto limitata all’estetica e alla tecnica cinematografica ma, come possiamo cogliere subito grazie ad un linguaggio non banalmente giornalistico, pagine che intendono svelare le dinamiche e l’immaginario di spettatori alle prese con profonde inquietudini e i cambiamenti – a volte solo apparenti –  della società e delle politica: dal fascismo al secondo dopoguerra, dalla povertà degli anni ’50 alle contraddizioni del boom economico, dalle ipocrisie sessantottine ai disastri del terrorismo. Da questo punto di vista anche le osservazioni più “sociologiche” di Fogliato si rivelano intelligenti e caratterizzate da un’ottima capacità di sintesi: “La donna da sposare deve essere vergine, la donna a pagamento è una necessità: questa è pressappoco la considerazione dell’italiano medio in termini di rapporti sessuali, con i risultato di fare sesso con donne sconosciute (meretrici) e di amare donne con cui non si fa sesso (mogli)” (pp.258). Ne consegue che i cinquant’anni di cinema presi in considerazione in “Italia: ultimo atto” vengono raccontati sostanzialmente in antitesi ad una critica ufficiale che Fogliato considera pigra e spesso manichea nel distinguere, senza vie di mezzo, il cinema di serie A da quello cosiddetto di genere. Questo non vuol dire che il nostro autore intenda glorificare oltre misura il cinema misconosciuto, a volte caratterizzato da autentiche porcherie. Pensiamo ad esempio a “Bocche cucite” (1968) di Pino Tosini, che Fogliato definisce “una sorta di propaggine volgare e sciatta dell’epopea di Rocco [e i suoi fratelli]” (pp.195). Oppure ancora su “Silvia e l’amore” (1968) di Sergio Bergonzelli, “un film già di per sé inqualificabile” (pp.265). Nessun ammiccare agli appassionati senza se e senza ma dei cosiddetti film di serie B, ma analisi molto approfondite di opere cinematografiche magari imperfette ma colpevolmente sottovalutate, altre volte mediocri o addirittura inguardabili, che in ogni caso sono riuscite a rappresentare la realtà e gli umori più profondi presenti nel nostro paese.

Avendo come primo riferimento il cittadino in balìa di conservatorismi e disturbanti cambiamenti della vita civile, Fogliato riscopre film, inediti, progetti abortiti che, per lo più, mettono “in scena una vera e propria autopsia del ceto medio” (così l’autore sulla “Cuccagna” di Luciano Salce): non soltanto le opere meno considerate di registi comunque apprezzati come Elio Petri, Alberto Lattuada, Carlo Lizzani, ma il cinema indipendente, a volte “medio”, altre volte provocatorio e fuori dagli schemi di Alberto Cavallone, di Gian Vittorio Baldi, di Raffaele Andreassi, di Claudio Gora, di Mauro Severino e di tanti altri. Spesso film, come scrive ancora Fogliato, che hanno l’ambizione di essere visti e di arrivare ad una platea il più ampia possibile” e che nel contempo sono opere distoniche che si affacciano “sulla Storia con una furia e con una crudeltà inusitate, talmente destabilizzanti che, nella loro anima inquieta, riescono nell’impresa titanica di anticipare, quando non di leggere la Storia stessa” (pp.341).

Da qui le pagine dedicate “Rotaie” (1929) di Camerini, “Tombolo paradiso nero” (1947) di Ferroni, “L’inferno addosso” (1959) di Vernuccio, “Milano nera” (1962) di Rocco & Serpi, “Top Sensation” (1969) di Alessi, “Helga (1967) di Erich F. Bender, “Le salamandre” (1968) di Cavallone, “Flashback” (1968) di Andreassi, “Morire gratis” di Sandro Franchina; per terminare con una sorta di monografia dedicata a Massimo Pirri (lo stesso titolo del libro appare un omaggio al suo secondo lungometraggio). Ancora una volta nessuna celebrazione acritica nei confronti dell’autore di “Càlamoma una consapevole analisi di pregi e difetti di un regista anticonformista, a volte superficiale nella messa in scena ma capace di cogliere più di altri le tare di una generazione che era già stata sconfitta a causa della “sproporzione tra le ambizioni rivoluzionarie e i relativi mezzi morali necessari a metterle in atto” (pp.406). Attendiamo con interesse il secondo volume di “Italia ultimo atto”, che sicuramente ci riserverà altre sorprese e il racconto di film immeritatamente relegati nella “serie B”.

Edizione esaminata e brevi note

Fabrizio Fogliato, nato a Torino nel 1974. È docente e coordinatore didattico presso Starting Work Como. Negli anni è stato redattore di Nocturno Cinema, Zabriskiepoint.net, Rapportoconfidenziale.org. È curatore di rassegne cinematografiche, festival e cineforum sul territorio Lombardo. Tra I suoi volumi: La visione negata: il cinema di Michael Haneke (Ed. Falsopiano, 2009), Abel Ferrara – Un filmaker a passeggio tra i generi (Ed. Sovera, 2013), Paolo Cavara. Gli occhi che raccontano il mondo (Ed. Il Foglio Letterario, 2014).

Fabrizio Fogliato, “Italia: ultimo atto. Vol. 1: L’altro cinema italiano. Da Alessandro Blasetti a Massimo Pirri”, Ass. Culturale Il Foglio (collana: La cineteca di Caino), Piombino 2015, pp. 463.

Luca Menichetti. Lankelot, febbraio 2016