Monego Marina

Sancti Spiritus – Camaguey – Bayamo – parte 6

Pubblicato il: 29 Maggio 2016

Recuperate un po’ le forze ci rimettiamo on the road fino a Sancti Spiritus, capoluogo dell’omonima provincia, 70Km. a est di Trinidad. È una delle sette villas originali fondate da Diego Velasquez a inizio del Cinquecento.

Qualcuno dei nostri compagni osserva che queste cittadine sembrano tutte uguali, in verità non è così, è che noi siamo un po’di fretta e non possiamo sempre fermarci a esplorarle come vorremmo. Sicuramente non possiamo pretendere qui la sovrapposizione di stili e di civiltà che ci sono da noi, questo è un paese più giovane e ha caratteristiche diverse.

A Sancti Spiritus ci imbattiamo in una fiera del libro nella piazza principale: bancarelle, musica e balletti.

sancti spiritus fiera del libro

I libri sono soprattutto per bambini, noto un’edizione in spagnolo de “Il piccolo principe”, poi articoli di cancelleria, matite, ma niente penne biro. A Cuba vi sono molte librerie, magari non stracariche di libri, ma vi si trova un po’ di tutto, ho visto pure un’edizione in spagnolo della Divina Commedia e molti testi politici di Fidel, del Che e sulla rivoluzione.

Proseguendo lungo la via, il paesaggio cambia, siamo nel cuore di Cuba, a circa 450 km. a est de L’Avana.

Camaguey, capoluogo dell’omonima provincia, la più grande del paese, è stata fondata da Velasquez nel 1515. Il suo centro storico è stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’Unesco nel 2008, è la città delle chiese e delle piazze barocche e ha una complessa struttura urbanistica, con le strade tracciate in modo irregolare nel tentativo di confondere i pirati. Qui nacque Ignacio Agramonte (1841-73), eroe della prima guerra d’indipendenza contro gli Spagnoli.

camaguey_cuba_street

A Camaguey, la mattina presto, usciamo dalla zona pedonale per vedere la città che si sveglia e affronta la vita quotidiana. I bambini e i ragazzi, ordinati nella loro divisa, vanno a scuola, gli adulti si recano al lavoro con i mezzi di trasporto più vari: bici, moto, sidecar (diffusissimi a Cuba), auto collettive come al solito vecchie e rumorose, camion attrezzati con panche, carretti con cavallo. Il rumore tra motori e clacson è potente, l’odore degli scarichi – qui non ci sono marmitte catalitiche – è ammorbante. Non lo sappiamo, ma è solo un anticipo di ciò che vedremo a Santiago.

E ora si va verso le montagne, teatro di storiche battaglie.

Bayamo è situata al margine superiore della Sierra Maestra, nel cuore della provincia di Granma, di cui è capoluogo.

La provincia prende il nome dalla storica imbarcazione, uno yacht di 18 metri, con cui Castro con un’ottantina di compagni sbarcarono sull’isola, provenienti dal Messico dove erano andati in esilio, per dare inizio alla rivoluzione. L’itinerario percorso era analogo a quello compiuto da José Martì sessant’anni prima.

Granma

Il maltempo, difficoltà e avarie al motore finirono per far durare otto giorni un viaggio che ne avrebbe richiesti cinque. Partiti il 25 novembre 1956, il 2 dicembre l’imbarcazione rimase senza carburante a soli 35 metri dalla costa e, alle sei del mattino, finì per capovolgersi poco al largo di Playa Las Coloradas. Più tardi il Che commentò: “Più che uno sbarco, si trattò di un naufragio”.

Sfiniti e affamati, gli ottantadue futuri rivoluzionari nuotarono fino a riva e si trovarono fra mangrovie e canneti, non nel luogo previsto. Comunque riuscirono ad accamparsi in una piantagione di canna da zucchero vicina alla costa, ma qui vennero attaccati dalle truppe di Batista, che avevano ricevuto una segnalazione dello sbarco e pattugliavano la zona. Colti di sorpresa e impreparati, Castro e i suoi fuggirono in tutte le direzioni e si ritrovarono solo due settimane più tardi grazie all’impegno di Celia Sanchez, che aveva percorso la zona affidando messaggi ai contadini, che simpatizzavano per i rivoluzionari.

Il Granma è conservato a L’Avana nel Museo de la Revolution.

Bayamo è ancora una bella cittadina, anche se fu distrutta in buona parte da un incendio nel 1869. È la seconda delle sette villas fondate da Velasquez de Cuellar nel 1513. Bayamo prosperò nel XVII e XVIII secolo con i profitti del contrabbando e nel XIX secolo divenne un importante centro per la coltivazione della canna da zucchero e per l’allevamento del bestiame.

Alcune figure prestgiose come il ricco proprietario terriero Francisco Vicente Aguilera e il compositore Pedro Figueredo vi crearono nel 1868 una cellula rivoluzionaria per promuovere l’indipendenza. A loro si legò Carlos Manuel de Céspedes, facoltoso proprietario terriero considerato eroe nazionale, che restituì la libertà ai suoi schiavi e iniziò la lotta contro gli Spagnoli. Alla fine di ottobre del 1868 il piccolo esercito di Céspedes era molto cresciuto e aveva conquistato Bayamo e Holguín. Piuttosto che abbandonare la città, dopo tre mesi di lotta, i ribelli preferirono bruciarla nel gennaio 1869.

Altra figura di eroe dell’indipendenza è Perucho Figueredo, autore del componimento poetico La Bayamesa (1868), che diverrà l’inno nazionale di Cuba.

10-Bayamo

Si è conservata intatta dal Cinquecento l’Iglesia de Sanctíssimo Salvador. Sopra l’altar maggiore un dipinto rappresenta un episodio realmente accaduto l’8 novembre 1868: il parroco benedice la nuova bandiera dell’esercito indipendente alla presenza di alcuni ribelli. Si tratta di un caso singolare di dipinto sacro dal contenuto politico, ci indica infatti che la nuova repubblica ha ricevuto l’approvazione della Chiesa. Saliamo anche sulla torre campanaria, da cui si domina il paesaggio.

Ormai ci avviciniamo sempre più a Santiago. Il paesaggio è montuoso, coperto di foreste e boschetti di palme. A 18 Km. a nord ovest di Santiago c’é la Basilica de la Caridad del Cobre (rame), situata in una zona dove un tempo c’erano le miniere di rame, delle quali ancora si notano le tracce.

La Madonna del Cobre è la patrona di Cuba, la devozione popolare la ritiene miracolosa. Nel santuario sono esposti moltissimi ex-voto. L’edificio risale al 1927 ed è dominato da tre torri con cupole rosse. L’immagine della Madonna è posta sull’altar maggiore: durante la messa la statua guarda verso i fedeli, mentre negli altri momenti della giornata è rivolta verso una cappella interna, il cui altare è sempre addobbato da fiori offerti dai fedeli, in genere meravigliosi mazzi di girasoli. In chiesa noto un grosso catafalco ligneo che serve per portare la statua in processione. Il luogo è mistico e silenzioso, molto suggestivo.

Cobre basilica

Marina Monego, maggio 2016