Ignazi Piero

Il populista in doppio petto

Pubblicato il: 25 Aprile 2024

La definizione di “populismo”, soprattutto ai nostri giorni, è estremamente controversa e soprattutto flessibile, adatta a tutti gli usi. Nel caso di Silvio Berlusconi però sembrerebbe adatta la seguente: “un metodo di costruzione del consenso politico incentrato su un capo carismatico e basato sulla esaltazione del popolo, la superficialità delle masse e la demagogia”. Costruzione del consenso politico che viene analizzato da Pietro Ignazi nel suo “Il populista in doppio petto”, che, con un linguaggio sostanzialmente accademico, ci racconta in sintesi i “trionfi, cadute e risalite” dell’imprenditore “sceso in campo” per salvarci – diceva lui – dal pericolo comunista.

Motivazione singolare se solo si pensi che prima di dichiarare “Se la sinistra andasse al governo il risultato sarebbe miseria, terrore e morte, come accade in tutti i posti dove governa il comunismo” (fonte Corriere della Sera, 2005), Berlusconi affermava “Noi non abbiamo cattivi rapporti con il Partito comunista italiano e cerchiamo di averne sempre di migliori” (fonte Ansa, 1988). Insomma, probabilmente i generosi motivi della sua “discesa in campo” non erano proprio quelli di evitarci una dittatura comunista.

Tant’è Ignazi, a differenza di altri giornalisti d’inchiesta, non infierisce più di tanto sulle marachelle di Berlusconi – tipo i conflitti d’interesse, gli scontri continui con la magistratura, i traffici con Vittorio Mangano, Cesare Previti, Dell’Utri, Ruby rubacuori e le cene eleganti, la compravendita di senatori e via e via – semmai, nella sua veste di politologo, ci racconta il Berlusconi politico, l’organizzazione del suo partito, soprattutto l’uomo della comunicazione; e quindi il suo populismo inteso come impronta, influenza tale da ibridare, con “il fascino del capo […] neoconservatorismo, familismo e nazionalismo, pulsioni anti-istituzionali, appello al popolo e disdegno della legge” (pp.174). Berlusconi, in sostanza, avrebbe sfondato perché raccoglieva i frutti di una società civile in fermento, libertaria e disinvolta, paradossalmente, pur colpito dalle inchieste – poi vanificate grazie alle sue leggi ad personam -, facendosi “paladino di una società civile sana, opposta ad una classe politica marcia e corrotta” (pp.175). In altri termini: gli ingredienti del suo successo stanno “nella felice combinazione del riferimento liberista e della mitologia imprenditoriale efficientista, con il sentimento antipolitico e antipartitico della società civile” (pp.54). Un approccio a dir poco spudorato che farà dire a Paolo Mancini: “Non è più possibile separare i valori della politica da quelli che occupano gran parte del palinsesto televisivo” (pp.49).

Valori che nel “populista in doppio petto” appaiono di volta in volta apparentemente diversi. Se gli esordi del Berlusconi politico significano apparire come il liberista, granitico anticomunista, che ci salverà dai bolscevichi, nel corso degli anni l’atteggiamento cambierà, salvo poi tornare periodicamente ai vecchi schemi. E di conseguenza anche Forza Italia, il suo partito personale – per fare un esempio – si presenterà non più come partito dei moderati, piuttosto col volto “borghese-insurrezionale”, ovvero “come una falange di fedeli al capo, di votati alla causa del suo condottiere: indifferenti alle regole e alle prassi costituzionali” (pp.61). Ignazi, con grande capacità di sintesi, riesce a delineare le vicende istituzionali, elettorali, culturali che hanno letteralmente ammorbato il nostro paese, a partire dalla “discesa in campo” dell’Unto del Signore fino al suo decesso.

Peraltro gran parte del saggio è incentrato, almeno fino al momento dell’irruzione sulla scena politica del M5S e del suo uso pervasivo di internet, al Berlusconi uomo della comunicazione televisiva, alla sua personalità narcisistica-seduttiva; ovvero al tentativo, per lungo tempo riuscito, “di cercare di piacere a tutti, sia al bacino del lavoro autonomo, delle partite Iva, dell’impresa e delle professioni”, senza dimenticare però che “la prevalenza tra i suoi votanti di categorie sociologicamente marginali e periferiche (anziani, casalinghe, pensionati, persone con scasa istruzione, residenti in piccoli centri, assidui fruitori di programmi televisivi)” (pp.67). Allora forse si capisce il perché di certe promesse, tipo le dentiere gratis per tutti: “Uno studio corrente dice che la media del pubblico italiano rappresenta l’evoluzione mentale di un ragazzo che fa la seconda media e che non sta nemmeno seduto nei primi banchi” (Berlusconi, 9 dicembre 2004).

Promesse e illusioni – identificabili soprattutto con tre fallimenti: la mancata costituzione di un grande partito liberalconservatore, il mancato “miracolo italiano”, la mancata “rivoluzione liberale”- di un Berlusconi che, come sottolinea Ignazi, pur in un continuo alternarsi di trionfi, “cadute e risalite”, è stato l’unico politico-non politico che ha segnato un’epoca e che, grazie alla sua egemonia culturale, sia riuscito a convertire al suo modo di fare anche i politici di sinistra: “quando […] usano l’espressione ‘non metteremo le mani nelle tasche degli italiani’ evidenziano un adeguamento spontaneo e succubo al linguaggio di Berlusconi” (pp.12). Ignazi da questo punto di vista non infierisce più di tanto, anche se avrebbe potuto ricordare quanto combinato dal Partito Democratico di quel Matteo Renzi che giustamente è stato definito “un Berlusconi che non ce l’ha fatta”.

Quale che sia il giudizio sul personaggio, nel “populista in doppio petto” possiamo leggere di un uomo che, pur scalzato da una centralità politica a causa dell’irruzione di internet, pur con sempre minori consensi elettorali, quando è morto è stato identificato “come figura centrale della recente storia politica italiana” (pp.169). Una santificazione che ci ricorda una frase di Henry David Thoreau: “I nostri costumi sono stati corrotti a furia di comunicare con i santi”.

Edizione esaminata e brevi note

Piero Ignazi, (Faenza, 1951), è professore Alma Mater dell’Università di Bologna e Chercheur associé presso il Cevipof di Parigi. Tra le pubblicazioni più recenti ricordiamo «Partito e democrazia. L’incerto percorso della legittimazione di partiti» (2019), «Elezioni e partiti nell’Italia repubblicana» (con E. Risso e S. Wellhofer, 2022) e «Il polo escluso. La fiamma che non si spegne: da Almirante a Meloni» (2023). È stato direttore della rivista «il Mulino», attualmente è editorialista del «Domani».

Piero Ignazi, “Il populista in doppio petto. Berlusconi e la politica italiana”, Il Mulino (collana: Contemporanea),  Bologna 2024, pp. 192.

Luca Menichetti. Lankenauta aprile 2024