Beltrami Vanni

Breviario per nomadi

Pubblicato il: 28 Novembre 2011

Un libro sul viaggiare da portarsi in viaggio: così si può definire in sintesi questo “Breviario per nomadi” del medico e africanista Vanni Beltrami.

Si tratta di una raccolta di citazioni degli autori più vari, appartenenti a periodi diversi (da Marco Polo a Magris, Chatwin, Kavafis, Yourcenar, da Ramusio a Vittorini a Saint-Exupéry e a molti altri) e naturalmente con punti di vista differenti. Beltrami è uomo di ampia cultura, nomade per vocazione e di fatto, innamorato del deserto, luogo che conosce molto bene, che ha frequentato e cui ritorna appena possibile.

Un omaggio al deserto vuol essere questo breve e agile libro, in cui l’Autore parla poco – solo qualche citazione deriva dai suoi Taccuini o da sue pubblicazioni – per lasciar spazio ad altre autorevoli voci, che hanno sentito il fascino del viaggio e delle solitudini degli ampi spazi.

Particolarmente ricchi di saggezza sono i proverbi tuareg, frutto dell’esperienza di un popolo che da sempre abita il deserto e ne conosce ogni aspetto.

Il volumetto è strutturato in quattro sezioni: Andare, Vedere, Sentire, Ricordare.

Per avviarsi verso la verità (…) bisogna sradicarsi, andar via e lontano da casa, strapparsi da ogni legame immediato e da ogni religio dell’origine”. (Claudio Magris)

Andare: ci ricorda la dimensione dell’homo viator, i motivi che spingono l’uomo a spostarsi e quindi ci indica il viaggio sia in senso vero e proprio che in senso spirituale. Accanto a osservazioni sui popoli nomadi ritroviamo una citazione di Calvino sul viaggio come struttura narrativa e della Yourcenar sul desiderio di conoscenza. Viaggiatori per eccellenza sono i popoli nomadi come i beduini, il cui nome significa “abitatori del deserto”, e gli aborigeni, di cui tanto racconta Chatwin.

Vedere: “Non si guardano con passione estetica che quei paesaggi che si sono già veduti in sogno”. (Gaston Bachelard)

Fioccano magnifiche descrizioni del deserto e dei suoi colori affascinanti, vi sono il fascino del vuoto, le rovine misteriose, Gerusalemme come città del deserto.

L’essenzialità e l’autenticità s’accompagnano alla visione, mentre il cammino ha un senso: “Per il nomade il movimento è moralità. Senza movimento i suoi animali morirebbero (…). I nomadi non vanno mai senza meta da un luogo all’altro, come vorrebbe qualche dizionario. Una migrazione nomade è un viaggio organizzato che gli animali compiono intorno a una serie prevedibile di pascoli. Ha gli stessi caratteri inflessibili della migrazione degli animali selvatici, giacché sono gli stessi fattori ecologici a determinarla”. (Bruce Chatwin)

Vedere significa tenere gli occhi e il cuore ben aperti alla bellezza e a tutta la ricchezza di riflessioni che il luogo può offrire.

Sentire: il deserto è luogo di autenticità, di meditazione, di solitudine e silenzio, di lentezza.

Chi corre sempre, saprà sempre meno cose di colui che resta calmo e ascolta e riflette”. (detto Tuareg)

Una dimensione più umana del vivere si ritrova, nel deserto si è ancora individui, non figure anonime come nella grande città. Il viaggiare colto di Beltrami è rispettoso, non ha nulla dello spostamento pecoreccio di certe orde turistiche, è attento e accorto e da questo punto di vista richiama il viaggiare di Luciano Troisio, che ci auguriamo presto possa far parte delle letture dell’Autore.

Troisio si riconosce in una tradizione italiana e veneta in particolare del viaggiare e percepisce anch’egli lo spostarsi come necessità, come irrefrenabile richiamo indispensabile per sentirsi vivi, per essere e per creare, gli è però estranea la dimensione del nomadismo vero e proprio, mantenendo egli un forte legame con le sue origini culturali.

Infine, ricordare. Ogni viaggio implica il ritorno, che s’accende subito dei colori della nostalgia e della memoria. Il deserto è un’idea necessaria, è un ricordo di cui non possiamo fare a meno, perché è essenziale per la percezione della nostra stessa esistenza. Un irresistibile richiamo – il caratteristico “mal d’Africa – spinge di nuovo Beltrami verso il deserto, dove si sente più sereno e in pace.

Le parole bellissime di “Itaca” di Kavafis ci accompagnano verso il congedo da questa intensa raccolta, che può esser letta sia con continuità, sia a tappe, come in un viaggio, interiorizzando poco per volta le riflessioni dei vari autori.

Come genere letterario il libro di Beltrami può venire per certi versi confrontato con il pregevole lavoro di Sabino Chialà “Parole in viaggio”, dove il curatore ci guida con grande sapienza tra i vari aspetti del viaggiare.

Si tratta di un volume più corposo e articolato, in cui la voce dello studioso si ricava più ampi spazi e ci orienta nel vasto panorama letterario e umano, sondando i significati più profondi del viaggiare. Chialà realizza un vero e proprio saggio, frutto non solo di vastissime letture, ma di uno studio lungo e approfondito.

Articolo apparso su lankelot.eu nel novembre 2011

Edizione esaminata e brevi note

Beltrami Vanni, medico e africanista italiano, è stato professore ordinario di chirurgia e chirurgo all’università La Sapienza di Roma. Africanista e nomade per vocazione e di fatto. Tra le sue pubblicazioni: “Il Sahara non è soltanto sabbia (ESA 2008), “The central-oriental Sahara (Archeopress 2007); “Deserto vivo” (Franco Angeli 2003); Niger.Tuareg e altre genti (Editrice Polaris 2001); “Il momento prima. Breviario di seduzioni (Robin 2000); “Tibesti e Teda. Storie di una etnia fossile vivente (Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente 1998).

Beltrami Vanni, Breviario per Nomadi, Roma, Voland 2001. Disegni di Giancarlo Iliprandi.

In rete:

http://www.youtube.com/watch?v=Wsex7zcJ9b4